Renato De Maria continua a dimostrare di essere un buon regista, ogni qualvolta gli si presenti l'occasione giusta. Soprattutto, è bravo nel gestire il ritmo, e in questo caso, la tensione. Anche per ciò, Svaniti nella notte, remake targato Netflix del film argentino Séptimo del 2013, con protagonista uno strepitoso Ricardo Darin, dimostra una discreta aderenza rispetto all'attenzione del pubblico. Curioso che in questo caso, ad interpretare il protagonista, ci sia un altro Riccardo, con una C in più nel nome. Al netto di queste inutili coincidenze, il film ha il pregio di prestarsi al gioco, offrendo agli utenti un discreto livello d'intrattenimento. Insomma, possiamo dargli una possibilità.
L'abbiamo scritto altre volte, e per altri titoli, e lo scriviamo anche per Svaniti nella notte: quello di De Maria ha il pregio di mostrarsi onesto nello scopo, senza voler mostrare un'ambizione che risulterebbe fuori luogo, visto il contesto. Va dritto al punto, maschera furbescamente un preponderante cine-turismo pugliese (siamo tra Bari e Otranto) grazie ad una logica narrativa che può trovare il suo senso e la sua dimensione, tutto settato secondo le regole dello streaming. Del resto, in sede di opinione, è importante contestualizzare i film, evitando di scendere in ardimentosi, e in tal caso inutili, paragoni.
Svaniti nella notte, la verità dietro l'apparenza
Svaniti nella notte, scritto da Patxi Amezcua, Alejo Flah (gli stessi di Séptimo), Francesca Marciano e Luca Infascelli, parte da un fallimento. Il fallimento di Pietro (Riccardo Scamarcio, che torna a lavorare con De Maria dopo Lo spietato), come imprenditore (vede naufragare l'idea di far diventare hotel la sua masseria), e come marito al fianco di Elena (Annabelle Wallis), psichiatra americana. I due, sul procinto di divorziare, stanno provando a gestire i loro due figli (Gaia Coletti e Lorenzo Ferrante). Una sera, i bambini, a casa del papà, sembrano svanire nel nulla. Disperato, Pietro immagina subito che dietro la sparizione ci siano gli stessi a cui deve un ingente somma di denaro. Disperato, si rivolge ad un vecchio amico, Nicola (Massimiliano Gallo, sempre bravo), con cui non ha più rapporti. L'uomo, trafficane, accetta di aiutare Pietro, non prima di chiedergli in cambio un favore: arrivare in Grecia, prendere un carico di droga, e tornare a Bari. Le cose non andranno per il verso giusto.
Scamarcio versione Liam Neeson
O meglio, le cose in Svaniti nella notte, andranno anche secondo i piani, ma tra mostri in camera e una concatenazione di eventi già visti, sarà l'epilogo a tenere banco (con i vari dubbi del caso), sovrastando i novanta minuti di durata. La concatenazione di eventi, al netto del superficiale interesse, ha una sua sostanza e una sua efficaci rispetto lo schema triangolare seguito dal film. Uno schema che prosegue spedito verso un finale che altererà il climax, sfoderando una risoluzione arruffata ma coerente rispetto al tono generale (e non va scordato che lo script del film non proviene un'idea originale). Se l'ultima mezz'ora è la più interessante, complice l'evoluzione della storia (e di Pietro), quello di Renato De Maria offre un intreccio accettabile, nella sua logica da thriller d'atmosfera.
Forse un po' troppo canonici e sempliciotti, ma gli elementi tecnici sembrano stare tutti al posto giusto (citiamo la colonna sonora di Jeff Russo, presentissima ma mai invasiva), così come quelli relativi al materiale umano (ripetiamo, Massimiliano Gallo è davvero un grande attore). Per dire, se il doppiaggio italiano di Annabelle Wallis è costantemente sopra-giri, risultando macchiettistico e al limite del sopportabile, Riccardo Scamarcio pare a suo agio in un ruolo alla Liam Neeson: un uomo comune messo alle strette, disposto a tutto pur di rintracciare la verità dietro quello che sembra un canonico rapimento. Non vi riveliamo altro, ma Svaniti nella notte, soprassedendo alla miriade di incongruenze logiche, e spesso risolte in modo banale, nell'insieme generale riesce a fare meglio di altri prodotti similari. Del resto, questo oggi offre la casa. In tutti i sensi.
Conclusioni
Un thriller che, nelle logiche dello streaming, può funzionare. Quello di Renato De Maria, remake di un film argentino, offre un buon livello di intrattenimento, aprendosi ad un'atmosfera cupa che cavalca bene la tensione. Niente di particolarmente memorabile, ma lo sforzo generale, complice un Riccardo Scamarcio versione Liam Neeson, ha una sua ragione di visione. Al netto di una sceneggiatura a tratti grossolana e del discutibile doppiaggio italiano di Annabelle Wallis.
Perché ci piace
- Riccardo Scamarcio versione Liam Neeson.
- Una buona atmosfera.
- Una logica formato streaming che funziona.
Cosa non va
- Il doppiaggio di Annabelle Wallis.
- A tratti grossolano.
- Spesso si ammicca a sequenze cine-turistiche.