Era iniziata molto bene, questa quarta stagione di Supernatural, che, tra episodi solidi e coesi e una storyline principale svelata con il contagocce ma decisamente affascinante, sembrava non sbagliare un colpo; lo show ha poi vissuto una fase piuttosto spenta verso la metà della stagione, ma con On the Head of a Pin, firmato dallo sceneggiatore di punta della serie Ben Endlund, si rilancia alla grande verso una parte finale che promette davvero scintille.
In questo fondamentale episodio ritroviamo i due Winchester di ritorno dal funerale della sfortunata sensitiva Pamela Barnes, della cui violenta e prematura dipartita si sentono ovviamente responsabili. Ma al ritorno nella loro umile camera di motel, trovano altre brutte notizie ad aspettarli, con le sembianze dei due angeli Castiel e Uriel: qualcuno tra le fila demoniache sta riuscendo in quello che era ritenuto impossibile, ovvero uccidere i loro commilitoni. Sono già sette le angeliche vittime, e Castiel e Uriel non sono riusciti a ottenere alcuna informazione dal loro prigioniero, Alastair. Sono venuti quindi a reclutare il migliore interrogatore che hanno a disposizione: Dean Winchester. Questi e suo fratello sono disgustati per la mancanza di decenza di questa richiesta, ma ormai i ragazzi - come noi, d'altronde - hanno capito di non avere a che fare con angeli "da manuale". Se Castiel sembra in pena nel chiedere a Dean di rivivere i peggiori orrori della sua detenzione infernale, Uriel sembra quasi divertito, ma non rimane a godersi lo spettacolo, perché deve ricevere delle "rivelazioni".
Alle scene della perdizione di Sam, che fa quello che fa esclusivamente per amore del fratello, si alternano quelle anche più strazianti della tortura di Alastair: le ferite nell'animo di Dean emergono già nella determinazione e nel piacere che cerca di dimostrare nel consumare la sua "vendetta" ai danni del suo mentore infernale, ma ancora di più quando Alastair gli rivela una sconvolgente e atroce verità: prima di Dean, Alastair aveva avuto in custodia suo padre, John Winchester, che aveva resistito per cento anni senza mai accettare la sua offerta di farsi a sua volta torturatore. Dean, arrivato dopo di lui, si è arreso dopo soli trent'anni, e questo ha fatto di lui quello che, nei piani di Lilith e di Yellow Eyes, avrebbe dovuto essere John: un "uomo giusto che versa del sangue all'inferno", e che quindi è responsabile della rottura del primo, indispensabile sigillo per innescare la liberazione di Lucifero e l'Apocalisse.
Nonostante la portata della rivelazione fatta a Dean, il vero protagonista di questo episodio è Castiel. Chiaramente addolorato da quello che è costretto a imporre all'uomo che ha strappato all'inferno, Castiel, già da tempo è vessato dal dubbio, affronta un momento decisivo grazie all'angelo ribelle Anna Milton, che era già stata al centro del bellissimo Heaven ad Hell. Anna percepisce il dilemma interiore del suo ex sottoposto e cerca di aiutarlo a capire, per gradi, che il suo cammino potrebbe portare alla disobbedienza.Finalmente provvisto di uno spazio che ci sembra di aver atteso fin troppo a lungo vista la centralità del ruolo di Castiel, Misha Collins riesce a mostrare di cosa è capace, e se non ruba la scena a Jensen Ackles è solo perché anche Jensen dà il meglio di sé in questo On the Head of a Pin. Ma torniamo ai fatti: l'impensabile avviene quando una perdita d'acqua spezza l'infallibile incantesimo che tiene prigioniero Alastair. QUesti riesce a liberarsi in men che non si dica e ha facilmente la meglio su un Dean avvilito e turbato, e lo picchia selvaggiamente. Sam arriva giusto in tempo per salvare la vita al fratello, e non esita a dimostrare la portata dei suoi poteri: riesce a fare ammettere a Alastair che non ci sono i demoni dietro le uccisioni degli angeli, e poi giunge a ucciderlo.
Al povero Castiel tocca la scoperta della verità in un serrato e violento confronto con Uriel: soltanto un angelo può uccidere un angelo, ed è proprio Uriel l'assassino. "Ho ucciso solo quelli che mi hanno detto di no, ma molti hanno accettato". Uriel infatti sta cercando di indurre i suoi commilitoni a cambiare fazione e a schierarsi con lui e con Lucifero, la cui fuga Uriel sperava di facilitare liberando Alastair e sacrificando Dean Winchester. Indotto da Anna a "pensare da sé", Castiel non si lascia plagiare dal collega: "Io servo ancora Dio", proclama Castiel, che finalmente non ha più paura, e attacca l'angelo traditore. Quando questi sta per fargli fare la fine dei sette angeli che ha già massacrato, interviene Anna, che trafigge e uccide Uriel. Più tardi, Castiel è al fianco di Dean, che sembra essersi appena risvegliato da uno stato comatoso. Gli spiega cosa è successo con Uriel, ma è presto costretto a rispondere alle sue domande e a confermare che Alastair non ha mentito: è stato davvero lui a spezzare il primo sigillo. Ma questo significa anche che è l'unico a poter fermare l'Apocalisse. "Non è colpa, quella che ricade su di te - dice Castiel - è destino. Siamo nelle tue mani".
Ma Dean è incredulo, svuotato, prosciugato: "Siete nei guai, allora. Aveva ragione Alastair, non sono più io, non sono abbastanza forte. Trovate qualcun altro".
Sono evidenti, a questo punto, le ragioni per cui siamo di fronte a un episodio cruciale, in cui sono rivelate sia la ragione per cui Dean è stato strappato al regno dei dannati, sia la fonte del crescente potere di Sam: è ulteriormente espansa anche la mitologia angelica, con Uriel angelo ribelle ma non per desiderio di indipendenza, come Anna Milton, ma per avidità e mancanza di autentica fede in Dio. Castiel, invece, sembra trovare nel dubbio una fonte di forza e ardimento: gli serviranno, perché sarà probabilmente suo compito aiutare Dean Winchester a uscire dall'abisso di scoramento, umiliazione e prostrazione in cui lo ha gettato la rivelazione sulla sua responsabilità nell'avvento dell'imminente Apocalisse.