Con questa recensione del finale di Supernatural 15 una delle serie televisive più longeve in palinsesto giunge infine alla sua conclusione dopo ben quindici anni di onorato servizio. Da quei primi episodi del 2005 è passata così tanta acqua sotto i ponti che è difficile riassumere in poche parole cosa ha significato questo lungo viaggio, specialmente perché negli ultimi anni la tormentata produzione è andata avanti praticamente per inerzia, inanellando storyline sempre più improbabili e ripetitive facendosi trascinare da pochi, ispirati episodi e dal carisma dei due protagonisti interpretati da Jensen Ackles e Jared Padalecki.
La serie sarebbe dovuta finire dieci anni fa con lo scontro finale tra Lucifero, incarnato in Sam Winchester, e l'arcangelo Michele, incarnato nel corpo del fratellastro Adam. Sopravviveva solo Dean che, avendo trovato in una ragazza e in suo figlio la famiglia normale che aveva sempre creduto di non meritare, proseguiva una vita come tante altre sotto lo sguardo nostalgico del suo nuovo angelo custode, Sam. Il sipario si sarebbe dovuto chiudere su quel finale assolutamente perfetto per come l'aveva immaginato lo showrunner Eric Kripke, che ha poi lasciato la sua opera nelle mani di vari produttori esecutivi e sceneggiatori che hanno proseguito la corsa per altri dieci anni senza comprendere il significato di un proverbio famoso quanto banale: "Tutte le cose belle prima o poi devono finire".
E infatti Supernatural si è accartocciato per anni su se stesso, tra morti e resurrezioni che hanno privato di ogni tensione o significato i colpi di scena più eclatanti, riducendoli a mere chiusure di contratti. I fan hanno continuato a seguirla non tanto per la qualità della scrittura, solitamente altalenante, qualche volta geniale e più spesso men che mediocre, quanto per l'affezione nei confronti di personaggi e attori divenuti iconici col passare degli anni: Bobby, Crowley, Castiel, Rowena e così via. In ogni caso, Supernatural 15 ha segnato probabilmente il punto più basso raggiunto dalla serie, e soprattutto dalla gestione Andrew Dabb e Robert Singer, e si è chiusa nell'anno peggiore possibile, che ha ostacolato la partecipazione delle comparse importanti che avrebbero meritato di prendere parte ad un traguardo comunque tanto fondamentale come quello dell'episodio 327. Attenzione: per chi non avesse ancora visto l'episodio, questo articolo contiene numerosi spoiler. A voi la scelta se procedere con la lettura.
Come siamo arrivati al finale?
Supernatural 15 è l'ultimo step di una lunga e schizofrenica storyline cominciata qualche anno fa con la comparsa di Dio in persona. Per qualche motivo, il personaggio interpretato da Rob Benedict è completamente impazzito e ha deciso di mettere fine alle storie dei Winchester che peraltro vendeva sotto forma di romanzi nella forma umana di Chuck Shurley. I nostri hanno combattuto contro le sue macchinazioni per una stagione intera, ma ovviamente ogni tentativo di arginare un nemico onnipotente è andato a vuoto finché non è entrata nuovamente in gioco Billie (Lisa Death) cioè l'ultima incarnazione della Morte. Il piano era quello di trasformare Jack (Alexander Calvert) in una specie di bomba con cui neutralizzare Dio e la sua controparte Amara (Emily Swallow) ma questo significava perdere anche quello che i Winchester avevano praticamente adottato come un fratello minore.
Supernatural 15, recensione: l'ultima stagione comincia male
Alla fine, i nostri hanno scoperto di essere a loro volta le pedine sulla scacchiera della Morte, che intendeva sbarazzarsi di Dio per prendere il suo posto e resettare la confusione causata da lui e dai Winchester tra realtà parallele, guerre in Paradiso e all'Inferno, evasioni dal Purgatorio e dal Vuoto e così via. Il sacrificio di Castiel (Misha Collins) è servito a eliminare la Morte, ma Dio ha giocato il suo asso nella manica smaterializzando ogni forma di vita sul pianeta, o quasi, per condannare i Winchester a una vita di rimorsi. Dopo un ultimo scontro coi redivivi Lucifero e Michele, i fratelli hanno scoperto che Jack era diventato effettivamente una sorta di sifone spirituale; hanno quindi attirato Dio allo scoperto e hanno fatto assorbire al Nephelim tutta la sua energia divina, rendendolo umano. Dopo aver abbandonato Chuck al suo destino mortale, i nostri hanno salutato un Jack divenuto onnipotente che ha ripristinato la vita sulla Terra ed è svanito promettendo grandi cambiamenti e lasciando finalmente i Winchester padroni del loro destino.
Il finale tra vita, morte e vita dopo la morte
L'ultima settimana di programmazione americana ha dedicato a Supernatural quasi due ore, di cui la prima riservata a una serie di interviste e approfondimenti sugli attori e gli showrunner che hanno così potuto salutare e ringraziare gli spettatori prima dell'episodio conclusivo. Quest'ultimo, della comune durata di 40 minuti circa, comincia coi Winchester che, più sereni del solito, si mettono a lavorare su un caso di vampiri che loro padre non era riuscito a risolvere tanti anni prima. Raggiunto il covo, i nostri sterminano tutti i vampiri ma Dean, durante lo scontro, resta trafitto da un chiodo e muore a causa della ferita dopo un lungo e commosso discorso di addio. Sam brucia il cadavere di Dean il giorno dopo e comincia una nuova vita mentre il fratello compare in Paradiso e rincontra Bobby (Jim Beaver). Quest'ultimo lo informa che Jack e Castiel hanno cambiato il Paradiso, liberando tutte le anime che erano costrette a rivivere all'infinito i loro ricordi: adesso l'Aldilà è un mondo di opportunità e meraviglie alla portata di tutti.
In un ultimo, splendido montaggio, vediamo Dean guidare la sua Impala mentre Sam, sulla Terra, invecchia, sposa (presumibilmente) Eileen e cresce un figlio che chiama Dean in onore del fratello. Mentre Dean continua a guidare sulle immancabili note di "Carry on Wayward Son" dei Kansas in una realtà senza tempo, Sam continua a invecchiare, addestra suo figlio come cacciatore e muore di cause naturali in compagna di suo figlio nel salotto di casa sua. Dean finalmente ferma l'Impala sul ponte visto nell'episodio pilota di 15 anni fa e, poco dopo, si volta per trovare Sam alle sue spalle. I fratelli Winchester, finalmente in pace e riuniti in Paradiso, si abbracciano e contemplano insieme l'orizzonte sconfinato. Dopo un ultimo stacco, Ackles e Padalecki, insieme a Beaver e tutta la troupe, ringraziano gli spettatori per averli seguiti in tutti questi anni e Supernatural si conclude.
L'analisi della fine: imperfezioni da virus
Pur rovesciando le parti, il finale di Supernatural ricorda molto quello che Eric Kripke aveva voluto dieci anni fa, in pace e nella normalità per una coppia di protagonisti che di normalità non ne hanno mai vista in 327 episodi... tranne uno. L'episodio 10 di Supernatural 15 (The Heroes' Journey) è infatti un tassello fondamentale per comprendere il momento chiave del finale: la morte di Dean. Diciamocelo, dopo aver affrontato ogni genere di mostro, angeli, demoni, il diavolo e Dio in persona, morire per un chiodo può sembrare assolutamente ridicolo, ma in quell'episodio del 23 gennaio scorso i nostri eroi scoprivano che cosa significava essere normali quando Dio li privava del loro status privilegiato di protagonisti in una fiction. Era una puntata molto divertente in cui Dean e Sam cominciavano a vivere incidenti normalissimi come carie, mal di stomaco, auto in panne e altri problemi da comuni mortali.
Sebbene i Winchester avessero riottenuto la loro "fortuna" da eroi nell'episodio successivo, quanto accaduto nel finale fa pensare che questa abbia cessato di esistere insieme ai poteri divini di Chuck. Dean, quindi, muore in un banalissimo "incidente sul lavoro" che gli dà comunque il tempo di salutare Sam con un addio lungo e commosso che insiste sulla dignità con cui il nostro protagonista affronta una morte normale, probabilmente l'unica veramente significativa per qualcuno come lui. Sam questa volta non riporta Dean indietro e in questo senso Robert Singer, che ha scritto l'episodio, riesce a dare a questa dipartita un sapore diverso dal solito, considerando tutte le volte che Dean è resuscitato e quello che sappiamo sull'aldilà di Supernatural, che non è esattamente il migliore dei luoghi in cui trascorrere l'eternità.
In questo clima di incertezza, l'arrivo di Dean in Paradiso è un toccasana, ma lì l'episodio perde un po' la carica epica che dovrebbe avere il finale di una serie lunga 15 anni. Il Bobby di Jim Beaver non poteva mancare e ha assolutamente senso che sia stato lui il primo ad accogliere Dean, così come è significativo che Dean ricordi la prima birra bevuta con suo padre in vita mentre la beve in Paradiso insieme all'uomo che gli ha fatto da padre surrogato per tanti anni, ma dispiace sentire Bobby menzionare tanti personaggi come Rufus, John, Mary, Castiel e Jack senza che nessuno di loro compaia durante l'episodio. Allo stesso modo, Sam cresce suo figlio e la sua compagna si intravede in lontananza: non è Shoshannah Stern, ma è chiaro che questo escamotage permette agli spettatori di identificare in lei Eileen Leahy, l'adorabile ragazza sordomuta con cui Sam aveva cominciato una relazione da tempo.
È chiaro che gli showrunner avrebbero voluto molte più guest star per un episodio monumentale come questo, ma la situazione sanitaria mondiale ci ha messo lo zampino, andando a intaccare la narrativa e la carica emotiva della conclusione. Sarebbe stato magnifico rivedere Jeffrey Dean Morgan, Samantha Smith, Misha Collins e gli altri, ma non è stato possibile, e in questo senso il series finale lascia chiaramente con l'amaro in bocca. Fortunatamente, la sensibilità di Andrew Dabb, che ha firmato la sceneggiatura, e di Robert Singer, dietro la macchina da presa, hanno compensato la mancanza di comprimari d'eccezione con un montaggio finale davvero strepitoso e significativo. Dean guida l'Impala sulle note della canzone iconica che ha rappresentato la serie per anni, aspettando suo fratello che vive, tramanda la loro eredità a una nuova generazione e muore sulla Terra per poi riunirsi insieme a lui nel Paradiso perfetto, dove si ricongiungeranno ai loro cari.
Finisce così?
Supernatural è stata una serie che sul lungo corso ci ha divertito e accompagnato per anni, qualche volta deludendoci talmente tanto da farci promettere che non ne avremmo più visto un episodio, anche se poi siamo tornati puntualmente a sintonizzarci stagione dopo stagione, consapevoli che gli showrunner sarebbero stati in grado di inventarsi puntate memorabili come "The French Mistake", "ScoobyNatural" o molte altre. "Carry on", il series finale, è una di quelle puntate memorabili, al netto di tutte le mancanze che questa quindicesima stagione ha dovuto affrontare: guest star impossibili da recuperare, budget ai minimi termini, scivoloni narrativi e controversie varie. Per le emozioni che ha suscitato quel montaggio a fine serie, possiamo dire che, tutto sommato, è stato un viaggio che valeva la pena fare... ma il finale della quinta stagione rimane la conclusione perfetta in una linea temporale dove Supernatural non è mai proseguito oltre il 2010.
Conclusioni
Questa recensione di Supernatural 15x20 dovrebbe essere stata chiara: la stagione finale della longeva serie incentrata sulle avventure dei fratelli Winchester è stata davvero mediocre, ma il finale ha toccato tutte le corde giuste, strappandoci anche più di qualche lacrimuccia. Dabb e Singer hanno dato la conclusione più naturale alla storia di Sam e Dean col contributo di Jared Padalecki e Jensen Ackles che, in queste ultime battute, hanno messo davvero l'anima. Insomma, se seguivate Supernatural, e lo avete mollato da qualche anno, vi consigliamo spassionatamente di recuperare almeno questo finale prima di voltare pagina definitivamente.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Ackles e Padalecki.
- Il montaggio finale sulle note di Carry on Wayward Son.
Cosa non va
- L'assenza di guest star importanti oltre a Jim Beaver.
- Il finale della quinta stagione resta comunque il migliore.