Sul filo dell'esistenza
Sempre più spesso i media denunciano la comparsa di un'ulteriore categoria di nuovi poveri. Si tratta di quei padri separati, che, pur avendo un impiego, sono incapaci di sostenere le spese di mantenimento della propria famiglia e di due alloggi e spesso cadono nell'indigenza. A fronte dell'aumento del costo della vita, non è mai corrisposto un adeguamento degli stipendi e ciò ha determinato il progressivo peggioramento del tenore di vita di coloro che sono costretti a far fronte a un surplus di spese. Carlo Verdone ha affrontato il tema con la consueta ironia nella sua ultima commedia, il tragicomico Posti in piedi in paradiso. Tutt'altro tono troviamo ne Gli equilibristi, dramma firmato da Ivano De Matteo. Il film è la cronaca di una discesa negli inferi di un uomo come tanti, padre affettuoso e marito presente che, a causa di un tradimento, viene allontanato da casa dalla moglie. Da qui parte un'odissea nel tentativo di sbarcare il lunario pagando mutuo e alimenti, saldando i debiti e cercando di essere presente per la famiglia lacerata nonostante tutto.
La scelta di De Matteo di confrontarsi con una questione d'attualità che vede coinvolta una fetta sempre più numerosa della popolazione spinge il regista a calcare la mano sugli aspetti più drammatici della vicenda. La sensazione che deriva dalla visione del film è quella di una solitudine totale, assoluta. Di fronte alle difficoltà del protagonista, nessuna presenza riesce a essere realmente d'aiuto. La famiglia assente, i pochi amici disposti a dare una mano dipinti con tratti poco lusinghieri, l'unica salvezza possibile - il ritorno a casa - preclusa dall'orgoglio e dal senso di colpa. Non c'è possibilità di redenzione nel mondo reale che, in questo caso, è una Roma cupa, grigia, notturna, fotografata nei suoi angoli più tetri e degradati. In questo contesto castrante Valerio Mastandrea fornisce l'ennesima convincente perfomance. Romanzo di una strage ha dimostrato come la maturazione attoriale che lo ha visto protagonista gli permetta oggi di concedersi il lusso di ruoli rischiosi, lontani dal suo carattere istrionico. In questo caso Valerio lavora di cesello, opera per sfumature abbandonandosi alla solita romanità commovente e un po' sbruffona, accompagnata, stavolta, da una perfomance profondamente vera, umana e intensa. Al suo fianco Barbora Bobulova si dimostra ancora una volta un'attrice capace di tener testa a qualsiasi partner nelle prove drammatiche sfruttando la sua naturale intensità, ma la vera sorpresa del film è la giovane Rosabell Laurenti Sellers che interpreta la figlia sedicenne della coppia separata, personaggio più complesso e 'maturo' del film. Certo, vedendo Gli equilibristi viene spontaneo chiedersi se l'estremizzazione voluta dall'autore, l'assenza di ancore di salvezza e l'esasperazione delle tappe del dramma non risultino, alla lunga, forzate. Inoltre la scelta di affidare al personaggio di Mastandrea il punto di vista privilegiato della vicenda crea un'immediata empatia col pubblico che a tratti rischia di mettere in cattiva luce la figura della moglie, vera vittima della situazione. Al di là di questi aspetti, però, il film è solido, ben interpretato e De Matteo si conferma un regista sensibile e capace di raccontare una storia con efficacia. Nel cinema italiano di oggi non è poco.
Movieplayer.it
3.0/5