Strange Darling: una prospettiva di genere per una storia tanto vera quanto falsa

JT Mollner ha nicchiato sulle ispirazioni avute per il suo folgorante thriller. Eppure, la sceneggiatura sembra effettivamente rifarsi a numerosi episodi di cronaca, sfruttati per creare un climax cinematografico di grande impatto. Al cinema.

Un artwork di Strange Darling

Fosse uscito negli anni Cinquanta o Sessanta, l'avremmo sicuramente studiato all'Università. Sarebbe diventato uno dei capisaldi della storia del cinema, avrebbe fatto scuola e, probabilmente, il regista sarebbe diventato uno dei più citati, per la sua avanguardia tecnica e narrativa. Perché vedendo Strange Darling di JT Mollner non può non venirci in mente Rapina a mano armata di Kubrick, uno di quei quattro o cinque film che ogni professore di linguaggio cinematografico tiene sotto il cuscino.

Willa Fitzgerald Strange Darling Scena
La final girl di Willa Fitzgerland

Mollner, alla sua opera seconda dopo un dimenticabile western del 2016 (Outlaws and Angels), sceglie - come Kubrick nel capolavoro del 1956 - una struttura diegetica non lineare, suddividendo il film in sei capitoli (più l'epilogo), montando il tutto senza la consequenzialità temporale. Non un mero vezzo, ma l'esasperante ed esasperata trasposizione di un incubo che, per volere della scrittura, si riverserà su gli spettatori, spiazzati e interdetti davanti ad un plot in cui i punti di riferimento si intrecciano senza continuità. In questo senso, la volontà del regista, in simbiosi con Giovanni Ribisi, che debutta come direttore della fotografia, era chiaro: generare un'elevata drammatizzazione che confondesse il pubblico, ammiccando fin dall'inizio ad un'ipotetica storia vera. Una storia vera che, per il regista, è anche "una questione di punti di vista".

Una produzione travagliata

Strange Darling, del resto, si basa sulle prospettive. Sul senso del pre-giudizio, sulle apparenze, sull'inganno. Tutto inizia (e finisce) con una ragazza, chiamata The Lady, in fuga da un uomo armato (Willa Fitzgerald e Kyle Gallner), che la bracca inesorabilmente. Non sappiamo nulla, tranne che nella contea rurale di Hood River, Oregon, si aggira uno spietato killer. Ce lo dice un cartello che apre il film, strizzando l'occhio a numerosi episodi di cronaca. Girato in 35mm, i colori sono caldi e saturi, trasmettendo una sensazione quasi fiabesca.

Kyle Gallner Strange Darling Sequenza
Strange Darling: Kyle Gallner in una sequenza

"Una delle cose su cui eravamo d'accordo, è stata l'idea di questi due personaggi che vivono in una fiaba", raccontava Giovanni Ribisi, "Volevamo realizzare un film diverso da quelli che vediamo oggi al cinema". Ecco spiegato il motivo per cui Strange Darling inizia in bianco e nero, proseguendo poi a colori (e tornando in bianco e nero). Doveva essere una sorta di sogno febbrile. Per ammissione di JT Mollner lo spunto è arrivato dalla figura archetipica e stilizzata della final girl, che irrompe in scena, in slow motion, mentre suona Love Hurts dei Nazareth. "Oltre lo stile doveva esserci una storia, un lato unico", spiegava il regista, che sottopose lo script alla Miramax, immediatamente colpita dal materiale.

Willa Fitzgerald Strange Darling Immagine
Willa Fitzgerland in un primo piano

La stessa Miramax, nemmeno fossimo negli anni Novanta, che rese alquanto complicata la produzione (salvo poi scusando alla fine per le continue resistenze produttive). Venne messa in discussione la presenza di Willa Fitzgerald - rivelandosi invece eccezionale nel ruolo - e, addirittura, a fine riprese, senza che Mollner lo sapesse, la produzione ordinò di rimontare il film in modo lineare. Un affronto non tollerabile, che portò il regista allo scontro. Ciononostante, dopo una proiezione prova, e dopo gli ottimi feedback, la Miramax diede il benestare alla director's cut dell'autore.

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Strange Darling: una storia (quasi) vera?

Kyle Gallner Strange Darling
Klye Gallner con il fucile

Il punto che poi viene assorbito nei novanta minuti di Strange Darling, restando addosso anche alla fine della visione, sarà poi il gancio tra poetica e politica: ovvio che JT Mollner non sia accondiscendente verso gli Stati Uniti, mostrando la faccia più inospitale e contraddittoria del Paese. Per questo la final girl, in qualche modo, doveva assorbire un'altra figura emblematica: quella di un serial killer. Con questo, Mollner ha più volte nicchiato su quale sia, effettivamente, la storia vera di cui parla, senza confermaresmentire se lo script sia basto su eventi reali. "Vi incoraggerei a fare tutte le ricerche che volete e a decidere da soli quanta verità pensate ci sia nel film", ha confidato il regista. "Preferirei non addentrarmi troppo su questo aspetto, ho la sensazione che rivelare le ispirazioni per questi crimini potrebbe essere uno spoiler! Ma per me è tutto reale, dentro la mia testa e dentro il mio cuore. E spero che lo sia anche per coloro che lo vedono".

Detto ciò, dovremmo rivelare davvero troppo su Strange Darling e su quanto sia una sorta di omnia thriller, ma dovete sapere che in Florida, tra il 1989 e il 1990, c'era effettivamente un serial killer (molto famoso, e già raccontato al cinema e in tv) che agiva seguendo un modus operandi abbastanza simile a quello de-costruito da JT Mollner. Scombinando il tempo e lo spazio di un film capace di alterare, in modo definitivo (?), ogni tipo di conversazione sulla violenza applicata al genere (e viceversa).