Storie Top Secret, intervista esclusiva a David Duchovny: "Gli smartphone e i social appiattiscono la verità"

Da X-Files a Storie Top Secret, un quarto d'ora con un mito, presentatore del nuovo show che svela i segreti di Stato americani, ora declassificati. Su History Channel dal 27 luglio.

David Duchovny in Storie Top Secret.

Da complottista a sbugiardatore il passo è breve. Stiamo parlando di David Duchovny, l'indimenticabile Fox Mulder di X-Files - e per molti altri l'Hank Moody di Californication - tornato in tv, sì, ma sotto una nuova veste. Quella di presentatore, commentatore e voce narrante di Storie Top Secret la nuova docu-serie di History Channel prodotta da Nutopia, dal 27 luglio ogni domenica alle 21.30.

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Verità svelate nella docu-serie

Si tratta di uno show in cui l'attore racconta e svela i tanti segreti sepolti del XX Secolo, grazie al ritrovamento e la visione di file declassificati per dare finalmente una risposta a domande e interrogativi rimasti insoluti o celati troppo a lungo. Lo abbiamo incontrato su Zoom per un quarto d'ora in esclusiva, in cui ci ha raccontato com'è stato cambiare pelle, e quanto i suoi precedenti ruoli gli siano serviti per intraprendere questo nuovo viaggio. Neanche a farlo apposta, si trovava in viaggio durante il nostro incontro virtuale.

Storie Top Secret: intervista esclusiva a David Duchovny

La docu-serie in originale si intitola Secrets Declassified, quindi chi è meglio di David Duchovny per presentarla? "La rete e i produttori devono aver pensato la stessa cosa" scherza l'attore "è un po' il rovescio della medaglia del pensiero cospirazionista di X-Files, dato che questi sono documenti veri, governativi e declassificati. Viviamo in un mondo in cui c'è così tanto complottismo, che è bello avere una documentazione comprovata".

Insomma non si è mai sentito come Fox Mulder mentre girava e registrava: "Alcuni degli argomenti, ovviamente, li abbiamo raccontati nella serie sci-fi in quei 200 episodi. Ma, a dire il vero, è passato così tanto tempo, che ho dimenticato molto di quello che abbiamo fatto (ride ndr.). Quest'esperienza non mi ha riportato indietro nel tempo e non ho mai esclamato 'Voglio crederci' (ride)".

La passione per il complotto

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Una scena della docu-serie

Anche Elio l'ultimo film Pixar al cinema, ci racconta dell'ossessione delle persone per le teorie del complotto. Ma perché è un fenomeno che attecchisce ancora oggi? Duchovny è convinto si tratti di una conseguenza delle macchine che usiamo ogni giorno: "I cellulari e i computer in un certo senso appiattiscono tutto fino a farlo sembrare la verità. Ciò che una volta era facilmente identificabile come una stronzata, oggi è molto più difficile da riconoscere, soprattutto perché gli algoritmi ti propinano cose a cui sei incline a credere. Ci troviamo in un sistema deleterio, dove ci stiamo tutti isolando in insiemi di fatti. Viviamo in un'epoca molto strana e pericolosa".

I temi e gli episodi della docu-serie

Storie Top Secret con David Duchovny affronta molti temi attraverso le missioni che vengono svelate di puntata in puntata. Sono dieci in tutto: dalla costruzione di armi sperimentali invisibili ai radar, fino a operazioni clandestine che coinvolgono la mafia americana o il Vaticano; dalla somministrazione non consensuale di droghe psicotrope ai soldati, ai complotti per assassinare leader nemici con metodi bizzarri come ormoni o virus; dal recupero di un sottomarino nucleare sovietico a 5.000 metri di profondità, fino al furto di una navicella spaziale esposta in una mostra itinerante.

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Le testimonianze sono il valore aggiunto della serie History

Tra queste la manipolazione delle informazioni, una tematica caldissima oggi: "Si tratta di un'attività umana. Tutti noi sfruttiamo le informazioni, i segreti, i pettegolezzi a livello personale. L'informazione è potere, è denaro. Le nostre informazioni vengono spiate continuamente: ad esempio dico un nome e il giorno dopo ricevo un avviso sul telefono relativo a quel nome. Quindi ha perfettamente senso che i governi cerchino di sfruttare le informazioni perché ne sono collezionisti in un certo senso. Ed è anche logico che non siano completamente trasparenti. Proprio come se io avessi dei pettegolezzi e volessi usarli a mio vantaggio, non lo direi a tutti, ma li utilizzerei in modo clandestino. Quindi è nella natura umana mantenere i segreti. E quando questi sono di rilevanza mondiale, diventa ancora più interessante conoscere la verità 30-40 anni dopo".

David Duchovny poco simile a Fox Mulder

L'attore non si ritiene un complottista: "Credo nei fatti, credo nella scienza. Per me la cospirazione è più simile a quella dell'universo Marvel, o a Mission Impossible. È divertente perché di solito ci sono uno o due cattivi, come Thanos, ed è per questo che funziona in modo spettacolare. Ritorna in gioco la natura umana, che è egoista. Persone e governi diversi si uniscono per i propri bisogni, ma in realtà c'è un unico villain da eliminare".

Storie Top Secret: gli episodi preferiti dell'attore

David Duchovny oltre che presentatore è diventato anche automaticamente spettatore dello show, con un episodio preferito: "Torno sempre a MKUltra, lo adoro. È una storia sulla manipolazione della droga da parte del governo. Forse perché sono cresciuto in un Paese dove la marijuana era illegale, anche l'alcol era illegale durante il Proibizionismo. Ora invece le droghe vengono viste come uno strumento di espansione della mente, come negli anni '60. Si parla di ayahuasca e piante medicinali. Pensiamo a The Last of Us e ai funghi che uccidono le persone. Ha senso per me questa politica del governo statunitense che guarda al futuro dicendo semplicemente 'no alla droga'. Intanto pensano a come utilizzare quelle informazioni per monetizzare e controllare le persone. Per creare soldati e spie migliori. Sembrano teorie folli ma acquistano senso quando capisci ciò che stavano davvero facendo all'epoca".

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Storie Top Secret: una sequenza

In fondo Nove perfetti sconosciuti parla proprio di un gruppo di persone che accetta un trip psichedelico per scoprire meglio se stesse. L'interprete si dice però difficile da scioccare, se non fosse per le puntate sulla Guerra Fredda. "Soprattutto quando realizziamo quanto sono state pericolose e quanto vicino sono andati gli agenti, che siamo abituati a vedere nell'audiovisivo, a non farcela".

Continua: "Ho realizzato un film intitolato Phantom con il mio amico Todd Robinson, che raccontava di un sottomarino nucleare sovietico affondato lungo la costa americana. La domanda che sorgeva spontanea era 'Cosa ci faceva lì?' Non si tratta di una cospirazione, ma mi fa pensare al controllo del traffico aereo oggi negli Usa. Trump sta sventrando i controllori, il sindacato e i lavoratori. Ti rendi conto che basta un solo errore umano per avere queste enormi conseguenze. La Guerra Fredda è finita, ma è terrificante venire a sapere ciò che stava davvero accadendo in quel periodo".

La realtà supera la finzione?

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A caccia di indizi

In Storie Too Secret la realtà supera la finzione. Secondo l'attore questo non vale più, molti anni dopo certe missioni: "Penso al modo in cui comunichiamo oggi, e penso che a causa dei nostri smartphone e dei social media, non viviamo più in un mondo di fatti o di scienza ma in uno di opinioni e congetture nello storytelling. Come narratore, che ha utilizzato eventi concreti per dare forma alle sue storie, questo è ciò che faccio. Ma non cerco di dirvi che il romanzo che ho scritto o la serie che ho realizzato sono fatti. Ho prodotto e interpretato Aquarius, una serie sugli omicidi di massa (di Charles Manson, ndr) ma quella era una versione dei fatti, non i fatti stessi. Sono passati dieci anni da quella serie ma il concetto di scienza e fatti comprovati sono degradati così tanto negli ultimi cinque anni. Non so come ne usciremo".

Il ruolo di presentatore nella carriera di Duchovny

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Una ricostruzione in Storie Top Secret

In un certo senso tutti questi ruoli iconici precedenti hanno portato l'attore a questa nuova veste: "Non direi in termini di ruoli, ma penso che in un certo senso abbiano costruito un percorso. Ora faccio un podcast, che si chiama Fail Better, dove parlo in termini filosofici di cosa significhi fallire, che è in realtà è ciò che significa essere umani. Quindi questa docu-serie potrebbe essere filosofica. Del tipo 'Questa è la merda che è successa'. Ora che sappiamo che non si tratta di una folle cospirazione, parliamo davvero di cosa significhi essere umani attraverso queste missioni".