Storie di ordinaria emergenza

Tra le serie 'ospedaliere', E.R. va considerato un caso a parte, sia per la straordinaria longevità di questa serie che si è rivelata capace di inanellare ben tredici stagioni, sia per la sua capacità di sopravvere ai continui mutamenti interni al cast.

Una sala operatoria. Alcuni medici in camice chirurgico si affollano attorno a un tavolo su cui giace il corpo di un paziente sedato e ventilato tramite appositi macchinari. Il beep costante dell'ECG e il tintinnìo metallico degli strumenti chirurgici sono gli unici suoni che intervengono a scandire quei momenti di tensione e adrenalina... potrebbe essere un episodio della vita quotidiana di qualunque ospedale del mondo, e invece è una sequenza tratta dal più famoso medical drama degli ultimi vent'anni: E.R. - Medici in Prima Linea.

Che le serie tv dedicate alle più svariate professioni fossero da almeno mezzo secolo un genere molto fortunato non era un mistero, come non lo è il periodo particolarmente favorevole che i telefilm a sfondo sanitario stanno attraversando di recente, tanto da far parlare i critici di una nuova età d'oro per le serie di ambientazione ospedaliera. Tra i prodotti del panorama odierno che si sono distinti per aver dato nuova linfa al genere citiamo Dr. House: Medical Division (l'autentica rivelazione dell'anno appena trascorso), Grey's Anatomy e il più leggero e autoironico Scrubs, per citarne solo tre.
Comunque, E.R. va considerato un caso a parte, sia per la straordinaria longevità di questa serie che si è rivelata capace di inanellare ben tredici stagioni (l'ultima ancora inedita in Italia), tutte premiate da ascolti record e coronate da una pioggia di Emmy Award, sia per la sua capacità di sopravvere ai continui mutamenti interni al cast. Se infatti ci capita spesso di vedere serie che legano il proprio successo ad alcuni volti noti, i quali con il loro carisma ne assicurano la prosperità per diverse stagioni, ma la cui dipartita ne decreta spesso la fine, E.R. ha visto avvicendarsi sul set decine di attori in una moltitudine di ruoli differenti, alcuni dei quali riservati a stelle di Hollywood del calibro di George Clooney, Maria Bello e Anthony Edwards, senza contare gli innumerevoli camei illustri (Ray Liotta, Ewan McGregor, Danny Glover e Kirsten Dunst solo per dirne alcuni) che impreziosiscono un numero imprecisato di puntate, e i registi di culto che si sono seduti, in occasione di alcuni memorabili episodi, dietro la macchina da presa (su tutti, Quentin Tarantino e Steven Spielberg).

Nonostante questo continuo turnover, che nel caso di altre serie ha avuto spesso l'effetto di allontanare il pubblico, E.R. non ha mai perduto credibilità, ed è anzi riuscito a regalarci storie ad alto coinvolgimento emotivo per più di un decennio. Telefilm spiccatamente corale, esso ci ha schiuso, per la prima volta nel 1994 (nel 1995 in Italia), le porte del County General Hospital di Chicago, un grosso ospedale americano dove medici coraggiosi e instancabili si adoperano per risolvere casi di emergenza e fare fronte ai numerosi imprevisti che irrompono nella routine ospedaliera.
La narrazione, già di per sé tesa e concitata, è resa ancor più frenetica dal montaggio incalzante e dai repentini movimenti di macchina, che ci trascinano in un vorticoso giro di giostra per i corridoi e le corsie dell'istituto, dove vita e morte s'intrecciano in un tragico valzer. Ed è forse proprio questo uno degli elementi che hanno reso così grande E.R., quello di toccare le nostre paure più radicate, quelle della malattia e della morte, della sofferenza e del distacco dai propri cari. Temi questi che la serie ha provveduto a sviscerare in tutti i loro aspetti, il tragico senso di perdita di un uomo che ha appena perso la moglie, l'innocenza violata di una quattordicenne vittima di una feroce aggressione a sfondo sessuale, la sorda disperazione di un paziente malato di tumore.

L'ospedale di E.R. è il teatro di un'eterna lotta tra speranza e disperazione, una lotta che non può fare a meno di lasciare profonde ferite in primo luogo sui medici, uomini e donne ai quali è affidato il delicato compito di salvare altre vite, oppure l'ingrato onere di registrarne, con fredda efficienza, il decesso. La presenza di temi così importanti e sentiti è poi una cartina al tornasole che fa emergere, stagione dopo stagione, la personalità dei protagonisti: il carismatico e impulsivo Dottor Ross (George Clooney), che più di una volta entra in attrito coi vertici del County General a causa delle decisioni audaci che prende, spinto dall'incredibile rapporto di empatia che instaura coi suoi giovani pazienti; il generoso e competente Mark Greene (Anthony Edwards, spinto a lasciare la serie dal desiderio di trascorrere più tempo con la famiglia), vero e proprio pilastro dell'ospedale; il burbero e geniale Robert "Missile" Romano; il taciturno e sensibile dottor Carter, e tanti altri che hanno reso memorabile la serie.

A guidare la dodicesima stagione attualmente in onda in Italia, ci sono il borsista Greg Pratt, tenace e dotato medico di colore; il croato Luca Kovac, personaggio dall'animo tormentato famoso per le sue numerose conquiste all'interno dell'ospedale; la timida Abby Lockhart, ex-infermiera divenuta poi dottoressa; l'affascinante e scapestrato Ray Barnett, diviso tra la professione medica e la musica rock, e la giovane Neela Rasgotra, intelligente e insicura, probabilmente uno dei personaggi più interessanti della serie. Questo variegato cast di protagonisti si troverà a fronteggiare il consueto cocktail di situazioni ad alto rischio ed emergenze che, come nella migliore tradizione di E.R., riesce a creare un'atmosfera unica e coinvolgente per lo spettatore.
La stagione in onda sui nostri teleschermi, iniziata l'1 gennaio 2007, sta per il momento confermando come la saga ospedaliera più famosa della tv non abbia perso smalto, e lascia presupporre che è ancora lontano il momento in cui essa giungerà al termine. Questa, a pensarci bene, sarebbe l'unica emergenza che i brillanti e coraggiosi medici di E.R. non potrebbero risolvere.