Un'ottima scrittura, un altrettanto ottimo cast, una regia misurata e al servizio del racconto: con queste caratteristiche arriva su Netflix Storia della mia famiglia, per proporre agli utenti della piattaforma un'alternanza di sensazioni ed emozioni da perfetto dramedy, capace di passare dal dolore all'allegria senza soluzione di continuità. Il tutto con una grande naturalezza, veicolata dagli interpreti della serie nel tradurre i testi scritto dall'ideatore Filippo Gravino e la co-sceneggiatrice Elisa Dondi.
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Storia della mia famiglia racconta di Fausto e del suo ultimo giorno di vita, nonché dell'eredità che lascia a quella che considera la sua famiglia: la madre Lucia, il fratello Valerio, i due amici Maria e Demetrio, incaricati da lui di occuparsi dei figli Libero ed Ercole dopo la sua scomparsa. Un racconto portato avanti tra il presente e il passato, per approfondire i legami tra i personaggi e il percorso che ognuno di loro è costretto a compiere, al cospetto della scomparsa di Fausto. A dar vita a questi personaggi troviamo Eduardo Scarpetta, Massimiliano Caiazzo, Vanessa Scalera, Cristiana Dell'Anna e Antonio Gargiulo, guidati dalla mano sicura di Claudio Cupellini alla regia.
Storia della mia famiglia: intervista a Eduardo Scarpetta, Massimiliano Caiazzo, Vanessa Scalera e Antonio Gargiulo
La malattia di Fausto è il primo punto che ha richiesto uno studio da parte di Eduardo Scarpetta, come ci ha raccontato in conferenza stampa: "Ho dovuto lavorare su questa patologia, che ti fa sembrare che sei sempre in affanno, ho dovuto fare un lavoro sulla respirazione e la tosse". Ma per il resto c'è stato un lavoro di gruppo, costruito tra loro interpreti di Storia della mia famiglia: "ho avuto la fortuna di lavorare con persone appassionate, con cui si riesce a instaurare un bel dialogo." Un rapporto necessario all'equilibrio di una serie "felice, ma anche triste, malinconica. Tutto è giustificato, equilibrato" anche nel passarsi la palla tra i vari interpreti, "è tutto giusto e sensato."
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Come sono sensati i personaggi messi in scena, a cominciare da Lucia, la madre di Fausto, interpretata da Vanessa Scalera: "Una madre sbagliata? No, è una madre giusta che ha tentato di regolarizzare se stessa nel mondo. Ha parlato prima a se stessa e poi ai figli. È una madre che ha avuto difficoltà a comprendersi e non è riuscita a sostenere due figli molto particolari." E uno dei due è il Valerio di Massimiliano Caiazzo che, come tutti i personaggi della serie, "ha subito il fascino di Fausto, che è stato il suo riferimento maschile, forse inarrivabile." Un personaggio che ha dovuto fare i conti con questo esempio e il cui percorso è legato al "riconoscersi fragile e provare a trovare il proprio luogo."
La famiglia oggi
Accanto a loro c'è il Demetrio di Antonio Gargiulo, che insieme a Maria rappresenta la famiglia che si sceglie. "La famiglia che raccontiamo è l'essenza della famiglia come è intesa oggi" ci ha raccontato l'attore, "come la viviamo, come io la vivo. Mi sono trasferito a Milano per lavorare e abbiamo creato delle famiglie da zero scegliendoci. Ma le cose che ci si sceglie sono quelle più difficili da portare avanti. Ci vuole una grande volontà per portare avanti una scelta." In questa scelta si sente però più libero, perché "viene meno quella F maiuscola che c'è nella famiglia di origine."
Condivide il pensiero Eduardo Scarpetta, che spiega come "la mia famiglia è il posto sicuro in cui poter andare qualsiasi cosa accada e decida di fare." Un concetto fondamentale per Massimiliano Caiazzo: "È quello spazio di confronto, sia quella biologica che quella che personalmente mi sono scelto. È uno spazio di condivisione. Tutto questo ha senso fino a un certo punto se poi torni a casa e non hai con chi condividerlo."
Storia della mia famiglia e il lavoro sul genere
La serie è un dramedy, quell'ibrido tra commedia e dramma che è in voga negli ultimi anni. Ma cosa significa? "Quando si dice che una storia contiene sia risata che commozione, è una storia che già parte avvantaggiata," ci spiega il regista Claudio Cupellini, "perché è quello che viviamo ogni giorno quando si spegne la tv" la nostra quotidianità che spazia da un'emozione all'altra, che è stato facile riprodurre grazie anche al lavoro del cast: "aver lavorato con degli interpreti del genere ha fatto fluire tutto in maniera naturale. Diventa un'altalena di sentimenti che non è mai noiosa. Ogni giornata di lavoro era piena di sfumature: se qualcuno fosse arrivato sul nostro set, avrebbe trovato una situazione tipo quella del fantastico finale di Otto e mezzo. E riuscire a gestire tutte queste sensibilità e tirar fuori emozioni diverse da tutti loro è stato super eccitante. Un casino, ma un casino controllato in qualche modo."
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Un casino in cui Cupellini e l'ideatore Filippo Gravino hanno sguazzato, lavorando insieme al cast per cucire personaggi e battute sui singoli interpreti: "frequentavo molto il set e guardando il lavoro capivo come modulare alcune battute". Un lavoro portato avanti in libertà e lasciando libero il cast di improvvisare: "capitava che le scene andavano avanti e Claudio aveva difficoltà a chiamare lo stop" ha infatti ricordato Antonio Gargiulo.
Il tutto però per portare avanti il tema portante della serie: la speranza. "Il tema di questa serie ha a che fare con la speranza e un'idea di futuro" ha sottolineato Filippo Gravino, "una prospettiva positiva di rinascita e cambiamento."