Accanto al regista Oliver Stone e alla protagonista Maria Bello, alla conferenza stampa per la presentazione veneziana di World Trade Center, al Lido fuori concorso, ci sono i veri John McLoughlin e Will Jimeno, protagonisti dei fatti narrati nel film, con le rispettive mogli, ritratte nell pellicola dalla stessa Bello e da Maggie Gyllenhaal. La prima domanda è per loro.
Cosa avete provato quando avete visto il film? Era il momento giusto per raccontare secondo voi? William Jimeno: Quando ho visto il film, ho provato una grandissima emozione, molto molto forte. Alcuni momenti sono stati veramente difficili da rivivere. Se è il momento giusto? Io so che la maggior parte delle persone, dopo aver visto questo film, ha pensato che era il momento giusto per raccontare questa storia. Per me e per mia moglie non è stato troppo presto. Non è mai troppo presto per raccontare di chi ha rischiato la propria vita per salvare altri.
Oliver Stone, da lei ci si aspettava un film più politico e polemico, invece si concentra sulla quotidianità, è un film sui buoni sentimenti...
Oliver Stone: Il mio film non è ordinario, non è un luogo comune. E' la storia di cinque persone che si aiutano in un momento drammatico. Era una storia straordinaria. Non solo i cinque protagonisti, i poliziotti e le loro mogli, ma anche i cinquanta soccorritori. Loro non hanno mai parlato dei loro sentimenti politici.
Forse un giorno farò un film più politico su questo argomento, ma ora volevo passare attraverso la convenzionalità per trovare lo straordinario. Volevo trovare la forza negli eventi di queste vite, andando al cuore di quello che era accaduto e mostrando come gli eventi uniscono le persone. Questo è un film che tocca il cuore ed è nel cuore che si trova la nostra umanità: tutti abbiamo bisogno degli altri.
Questo per il mondo è un momento buio ed è il cuore che ci può salvare, tenendoci uniti. La politica invece divide la gente.
No, non lo trovo un film convenzionale, è veramente un lavoro sentito.
World trade Center è una grande storia d'amore, che però si conclude con una forma di vendetta, con un marine che va a combattere in Iraq. Perché ha scelto di sottolineare questo evento nei titoli di coda?
Oliver Stone: Si è vero: è un film d'amore. Sono due storie bellissime, e il fatto che le coppie siano una giovanissima l'altra più adulta ha creato uno splendido contrasto.
Non mi ero mai avvicinato tanto alla morte, neanche nei film in cui parlavo del Vietnam o di Kennedy. E' stato difficile per gli attori farlo. Ed era difficile non raccontare di chi è andato a combattere in Iraq per un desiderio di vendetta. Sarebbe stato ingiusto per me ignorare la realtà dei fatti.
Gli Americani volevano vendicarsi, e lo hanno fatto attraverso l'Afghanistan e l'Iraq. Cambiare i fatti non è da me. A mio giudizio la guerra in Iraq è sbagliata, ma gli Americani hanno un bisogno di esprimere la loro rabbia che è giusto.
Maria Bello, si è sentita maggiormente responsabilizzata nell'interpretazione di questo ruolo visto che la vera Donna McLoughlin seguiva la lavorazione? Si è sentita giudicata?
Maria Bello: Si mi sono sentita molto sotto pressione: ho veramente avvertito la responsabilità di raccontare la storia della signora McLoughlin nel modo giusto. Era un compito difficile, ma i McLoughlin mi hanno aperto le porte della loro casa e mi hanno aiutato tantissimo. Quando ho conosciuto Donna sono stata catturata dalla sua grazia naturale e ho cercato di riproporla nel mio personaggio.
Stone, lei come ha vissuto l'11 Settembre? E' stato detto tutto secondo lei o ci sono cose che non sono emerse? In giro si dice che lei vuole fare un altro film sull'11 Settembre, è vero?
Oliver Stone: L'11 Settembre ero a Los Angeles. Mi ricordo benissimo che la domenica dopo quel giorno ero molto depresso, perché la domenica è il giorno in cui la famiglia si riunisce e io pensavo a tutte quelle famiglie distrutte. Ho cercato di mettere il sentimento che ho provato quel giorno in questo film.
Per quanto riguarda i film sull'11 Settembre, non ho ancora pianificato di girare un seguito di World Trade Center, ma credo che ci siano almeno sette angolature diverse per un film su questo tema. Ne sono stati girati tanti e man mano che va avanti questa guerra contro il terrore, continueranno ad esserci nuovi film analitici e con punti di vista diversi. La guerra con il terrore non è finita, anzi forse peggiorerà. E' una situazione molto complessa.
Cose non dette? Non mi sento in grado di dire molto. Solo posso dire che per quanto riguardava l'Afghanistan, avevamo ragione.
Cosa è cambiato nella mente e nell'animo degli americani?
Oliver Stone: Dall'11 settembre in America ho visto più morte, ho visto più guerra, ho visto il breakdown costituzionale. Le conseguenze dell'11 settembre sono state di gran lunga peggiori del giorno stesso. L'animo degli Americani oggi è cupo. C'è un sentimento di morte, è tutto più buio. Dobbiamo svegliarci da questo stato. Non volevo un film che parlasse di violenza e politica. Ce n'è fin troppo di questo ora. Quando parlavo del Vietnam condannandolo duramente l'America era in un periodo prospero e felice, ora che siamo in crisi non mi sento più di fare film di condanna, ma di cercare la speranza. Per questo ho voluto realizzare un film positivo. Volevo mostrare persone che desiderano e vivono una vita semplice, buona. Esiste la serenità ed è per questo che dobbiamo combattere oggi.
Sia Natural Born Killers che World Trade Center affrontano il tema della morte, anche se in modo differente. Cn il primo lei ha diviso gli USA nei giudizi, adesso con questo ultimo lavoro li vuole unire?
Oliver Stone: Questi sono due film estremamente diversi, con Assassini Nati volevo fare una satira della diffusione e della percezione della violenza negli USA, comunque è certo che la politica divide, mnetre il cuore unisce. Quando ero in Vietnam ho sentiro la morte abbastanza vicina a me, ma la mia percezione di essa negli anni non è mai cambiata. Oggi ho ragione di sentirmi sfiduciato e depresso perchè i film che ho fatto non hanno cambiato le cose, non sono serviti a far capire gli errori commessi nel passato e io, come molti americani, soprattutto reduci del Vietnam, vedo che si profila un orizzonte scuro nel futuro.