Come vedremo in questa recensione di Stephen King, maestro dell'horror, in arrivo su Paramount Network, la storia della vita del prolifero autore originario del Maine offrirebbe materiale per riempire molto di più che quaranta minuti di documentario. Racchiudere le vicende che hanno segnato la vita del Re dell'Horror e che hanno ispirato un corpus di opere incredibilmente vasto in meno di un'ora di film è un operazione piuttosto difficile: rendere giustizia al monumentale lavoro di Stephen King in così poco tempo è praticamente impossibile e il documentario risente della (inevitabile) superficialità con cui certi temi vengono trattati. Il regista Elliot Kew sceglie di tracciare un veloce excursus di quelli che sono stati i momenti più significativi della sua carriera, concentrandosi però su come certe esperienze personali dell'autore abbiano fatto scaturire in lui le idee alla base dei suoi romanzi più famosi. Un altro dei focus su cui viene orientato il documentario è come, dall'uscita del secondo adattamento di It, King e le sue opere stiano vivendo un periodo di rinascita ad Hollywood: sono 14 i film tratti dai libri di Stephen King in arrivo prossimamente nelle sale.
Stephen King - maestro dell'horror imbocca la giusta strada concentrandosi su questi due aspetti in particolare, una scelta più vincente, a nostro parere, sarebbe stata però quella di circoscrivere ancor di più il proprio tema, magari parlando in maniera più approfondita di un solo aspetto dalla vita dell'autore o di uno specifico gruppo di opere. L'impressione è che questo documentario sia pensato per chi non sa assolutamente nulla di King e non abbia mai letto nessuno dei suoi romanzi: i suoi fan potrebbero restarne delusi ma, d'altro canto, chi non lo conosce potrebbe essere motivato ad approcciarglisi per la prima volta.
Da Carrie ai problemi di alcool e droga
Il documentario di apre con il primo romanzo di Stephen King: Carrie. Il successo del libro (e il suo celebre adattamento cinematografico diretto da Brian de Palma) cambiano radicalmente la vita dell'autore, portando, oltra alla fama, la tanto attesa stabilità economica per lui e la sua famiglia. Il documentario poi, spostandosi velocemente avanti nel tempo, ci parla di quelli che sono stati i maggiori successi di King negli anni successivi, raccontandoci aneddoti su come la sua vita privata abbia in certi casi ispirato alcuni dei suoi romanzi. Parlando di Shining ad esempio, lui stesso racconta in un filmato di repertorio come, trovatosi una sera nel ristorante di un hotel semideserto in compagnia della moglie, abbia avuto l'idea che ha dato poi vita ad una delle sue opere più famose. Sempre riguardo a Shining si parla anche di come l'autore non abbia mai apprezzato il famosissimo adattamento di Kubrick, da lui definito come "una bella auto senza motore".
Shining: Danny e le gemelle si ritrovano 35 anni dopo!
L'elemento su cui più spesso si ritorna in questa prima parte del documentario è proprio come molte delle opere di Stephen King siano spesso autobiografiche e come l'autore metta se stesso all'interno dei suoi romanzi: Shining, che è solo un esempio fra tanti, ha come protagonista uno scrittore alcolista che deve superare i propri demoni oltre a quelli che danno la caccia a lui e alla sua famiglia. La dipendenza da alcool e droghe di King è un altro dei temi di cui si parla più spesso, mostrandoci come oltre alla sua vita anche il suo lavoro ne sia stato profondamente influenzato (al punto da portarlo a dimenticare di aver scritto uno delle sue opere più famose, Cujo). Il documentario viene arricchito dal contributo di critici, da quello di un suo biografo (George Beahm), di un illustratore specializzato nelle sue opere (Glenn Chadbourne) e dell'editor del giornale del college (David Bright) per cui King scriveva. Tutte queste testimonianze sono fondamentali per capire meglio la vita di Stephen King e come questa abbia influenzato i suoi romanzi.
Dall'incidente alla rinascita hollywoodiana
Il successo professionale è comunque costellato da momenti difficili: nel 1999 King viene investito mentre passeggia vicino casa, e la lunga e dolorosa convalescenza gli impediscono di scrivere per molto tempo. Col tempo però Stephen King si riprende e pubblica molti altri romanzi che riscuotono un enorme successo di pubblico: tra questi alcuni, come per esempio The Dome, vengono trasposti per il cinema e la televisione, anticipando quello che sarà il periodo di "rinascita hollywoodiana" dell'autore.
Come vi anticipavamo infatti, molte opere di King sono diventate negli ultimi anni film e serie tv, portando lustro ad un autore troppo spesso limitato in passato al cinema horror di serie b. Dal nuovo adattamento di It passiamo poi a quello di Pet Sematary, in uscita in Italia il 9 maggio, ascoltando direttamente le opinioni di registi ( Kevin Kölsch e Dennis Widmyer) e protagonisti (Jason Clarke) rispetto ad un romanzo così emblematico per la bibliografia dell'autore.
Pet Sematary: quello che sappiamo sul nuovo film tratto dal romanzo di Stephen King
Troppo poco tempo per rendere giustizia al Re dell'Horror
Come dicevamo aprendo questa recensione, poco più di 40 minuti di documentario non possono di certo essere sufficienti a rendere giustizia ad un autore così importante e significativo come è stato (ed è tutt'ora) Stephen King. Con il poco tempo a disposizione gli autori del documentario hanno fatto del loro meglio per rappresentare in modo il più completo possibile il percorso di vita complesso e variegato di King e come questo sia stato poi riportato/trasposto nelle sue opere. Stephen King, il maestro dell'horror, anche se ha poco da insegnare ai fan dell'autore, resta un prodotto piacevole da vedere e ben sviluppato, dedicato soprattutto a chi non si è mai approcciato a nessuno dei suoi romanzi ed avrebbe bisogno di uno stimolo per cominciare la lettura.
Conclusioni
Concludendo questa recensione di Stephen King, il maestro dell’horror, ribadiamo nuovamente come sia difficile poter circoscrivere la vita e le opere di un autore così importante ai 40 minuti di un documentario. L’impressione è quella di un prodotto piuttosto superficiale, che per dare un’idea generale sul lavoro di King è costretto a tralasciare alcune pietre miliari della bibliografia dell’autore (un esempio fra tutti L’ombra dello scorpione che non viene mai nemmeno citato) concentrandosi esclusivamente su alcuni temi più interessanti a livello televisivo, come la dipendenza de alcool e droghe o il grave incidente stradale del 1999.
Perché ci piace
- Questo documentario è un prodotto ben sviluppato ed interessante, soprattutto per chi non conosce Stephen King e le sue opere.
- Il contributo degli intervistati, che forniscono insights interessanti sulla vita dell’autore.
Cosa non va
- La rappresentazione superficiale della vita e delle opere di Stephen King