Lo scorso anno, parlando del finale della prima stagione, avevamo lasciato le nuove avventure di Jean-Luc Picard con un po' di amaro in bocca, per come lo show aveva trattato il personaggio (ricordiamo, al termine della prima annata muore ma i suoi ricordi sopravvivono all'interno di un nuovo corpo sintetico) e gestito in maniera maldestra la storyline principale, il cui valore simbolico per un attivista umanitario come Patrick Stewart era più evidente sulla carta che nella serie vera e propria. Inutile dire, quindi, che l'idea di scrivere la recensione di Star Trek: Picard 2x01, con cui si inaugura una nuova stagione, sempre a cadenza settimanale su Prime Video (Paramount+ negli Stati Uniti), non era particolarmente allettante, anche alla luce del cambio di showrunner e della consapevolezza che c'è un piano preciso (la terza stagione, già in produzione e prevista per l'inizio del 2023, sarà l'ultima). Eppure, almeno a giudicare da questa prima ora, forse c'è ancora qualcosa di interessante da raccontare con questi personaggi.
Una vecchia nuova minaccia
Dopo gli eventi della prima stagione di Star Trek: Picard, tutto sembra essere tornato alla normalità, o quasi: l'equipaggio di Jean-Luc è ora a bordo della USS Stargazer, la prima astronave su cui lui stesso ha lavorato, e Picard si appresta a parlare alla prima cerimonia di diploma della Flotta Stellare con un diplomato di origine romulana. Tutto bene quel che finisce bene, quindi? Non proprio: dallo spazio arrivano comunicazioni su un misterioso mezzo di trasporto, al cui interno ci sono... i Borg. Una notizia sconvolgente (al netto di viaggi nel tempo, nel presente i villain cibernetici si erano teoricamente estinti nel finale di Star Trek Voyager), di particolare impatto per Jean-Luc e Sette di Nove, mai completamente ripresi dai traumi subiti per mano dei Borg e della loro spietata Regina. E così inizia una nuova missione, che metterà alla prova Picard anche da un altro punto di vista: siccome lui ha cominciato a interrogarsi sul proprio vissuto, come affronterà il ritorno di uno dei capitoli più bui del suo passato?
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Parziale cambio di squadra
Michael Chabon, showrunner della prima stagione, ha ceduto il timone ad Akiva Goldsman e Terry Matalas. Quest'ultimo viene dall'adattamento televisivo de L'esercito delle dodici scimmie, e quindi non sorprende che abbia scelto di tirare in ballo i Borg, avversari storicamente legati ai viaggi nel tempo, sin dalla loro prima apparizione nella seconda stagione di Star Trek: The Next Generation. Ma al di là dei rimandi al passato, che qui sembrano gestiti in modo più coerente e interessante, si percepisce una volontà chiara di esplorare un tema preciso, anziché mescolare in modo un po' casuale vari elementi come nella prima annata. Qui il perno centrale è Picard, in ottica introspettiva, con l'intento di esplorarne la psicologia lungo la sua intera attività nel franchise, mostrando come si è evoluto l'universo creato da Gene Roddenberry negli ultimi 35 anni: significativo, in tal senso, il ritorno in scena di Guinan (Whoopi Goldberg), che in questo episodio interagisce in modo schietto con un Jean-Luc ancora parzialmente attaccato agli ideali di un tempo, citando la frase introduttiva della serie originale.
Si riscontra anche un maggiore equilibrio nella gestione del cast espanso (intervistato al riguardo, Patrick Stewart ha detto "Malgrado il titolo, è uno show corale"), pur mantenendo Picard come punto di riferimento emotivo, e sebbene si tiri in ballo ciò che è venuto prima la premiere della seconda stagione chiarisce una volta per tutto che gli autori non intendono riciclare le dinamiche tra i personaggi che esistevano a bordo dell'Enterprise. Nulla sarà più come prima, sembrano volerci dire, e la cosa viene ribadita con forza negli ultimi minuti dell'episodio, che rimescolano le carte in vista della vera trama orizzontale di quest'anno, una svolta che si ricollega a tutto ciò che ruotava intorno a Picard, ma con una malinconia di fondo che sottolinea quanto l'idealismo di Roddenberry meriti di essere messo in discussione al giorno d'oggi. E con una frase dello stesso Jean-Luc che si rivolge anche ai fan, spesso inclini a prendersela con chi cerca di far evolvere il franchise di turno: "Sono giunto alla conclusione che l'ultima frontiera è il tempo." Insomma, stiamo per andare là dove nessun Picard era mai andato prima.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Star Trek: Picard 2x01 sottolineando come si tratti di una premiere di stagione dal tono più introspettivo, unito però a una premessa dalle implicazioni abbastanza epiche.
Perché ci piace
- Patrick Stewart rimane una garanzia di qualità nei panni di Picard.
- Il ritorno di Guinan è gestito molto bene.
- L'equilibrio tra le varie componenti dello show è visibilmente migliorato.
Cosa non va
- Chi non apprezza certi elementi delle altre serie rischia di rimanere deluso.