Star Trek: Lower Decks, parla lo showrunner Mike McMahan: “Adoro interagire con il pubblico”

Abbiamo intervistato Mike McMahan, creatore e showrunner della serie animata Star Trek: Lower Decks, disponibile su Amazon Prime Video.

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Star Trek: Lower Decks - Una scena della serie

Da qualche giorno è disponibile su Amazon Prime Video la nuova serie Star Trek: Lower Decks, prima incarnazione animata del franchise dal 1974 e parte della recente espansione del brand televisivo a opera del produttore esecutivo Alex Kurtzman. Espansione che include anche una "linea comica", per dirla alla Boris, a cura dello showrunner Mike McMahan, veterano di altri show animati (tra cui Rick and Morty, di cui questo show replica parzialmente lo humour e l'estetica) e grande fan dell'universo ideato da Gene Roddenberry. Con lui, in occasione del debutto europeo della serie, abbiamo parlato dell'ambientazione cronologica, dell'equilibrio da mantenere tra serietà e commedia, delle guest star ideali e molto altro ancora, in questa intervista esclusiva.

Un'altra nuova generazione

Patrick Stewart, Brent Spiner, Jonathan Frakes e il resto del cast di Star Trek: The Next Generation in una foto promozionale
Patrick Stewart, Brent Spiner, Jonathan Frakes e il resto del cast di Star Trek: The Next Generation in una foto promozionale

Star Trek: Lower Decks è ambientato dopo gli eventi di Star Trek: The Next Generation e dei quattro film legati a quella serie. È stata una scelta interamente tua, o c'erano dei paletti sulle epoche che non potevi utilizzare?

Mia al 100%. Da un lato è l'incarnazione di Star Trek con cui sono cresciuto, quella a cui sono maggiormente legato; dall'altro c'è tutto un arco di tempo inesplorato che mi sembrava interessante.

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Immagino che questo influisca anche sulle possibilità legate alle guest star.

Certo. Sono i personaggi che adoravo da ragazzo, e anche se non hanno motivo per apparire regolarmente, perché l'astronave non è l'Enterprise, a volte fanno capolino ed è un piacere lavorare con quegli attori.

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Star Trek: Lower Decks - Una scena tratta dalla serie

La serie è animata, ed è una commedia, ma fa anche parte del canone del franchise. Qual è il limite oltre cui non ti puoi spingere con le gag?

C'è sempre un equilibrio. Gli sceneggiatori e gli animatori hanno tutti una definizione diversa di cosa sia lo spirito del franchise. Solitamente sono gli sceneggiatori a dire che una gag, per quanto divertente, sia un po' eccessiva per il tono della serie. Ovviamente vogliamo spingerci un po' più in là, per rendere lo show il più divertente possibile, ma tutti sanno che c'è questo equilibrio da mantenere, e quando lo humour soffoca il franchise o viceversa ci tiriamo un po' indietro.

William Shatner, Leonard Nimoy, DeForest Kelley, Nichelle Nichols e George Takei in una foto promozionale della serie Star Trek
William Shatner, Leonard Nimoy, DeForest Kelley, Nichelle Nichols e George Takei in una foto promozionale della serie Star Trek

Ti faccio un esempio concreto: la battuta sull'abbreviazione TOS [The Original Series, la serie del 1966, n.d.r.].

Quella battuta l'ho scritta io, e sono morto dal ridere. L'abbiamo messa nel finale della prima stagione, perché non aveva senso metterla all'inizio, devi guadagnartela. E il motivo per cui può esistere è legato al finale di Star Trek: Enterprise, quando vediamo che Riker sta guardando le avventure di Archer e del suo equipaggio tramite simulazione olografica. Quindi è canonico che a volte i personaggi rivivano tramite ologramma quello che noi stiamo vedendo, e a quel punto ho pensato che fosse logico avere Ransom che guarda TOS, solo che per lui quell'abbreviazione ha un altro significato perché all'interno del canone non è una serie, ma una raccolta di eventi storici. È una gag pensata per i fan.

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Star Trek: Picard - Jonathan Frakes, Marina Sirtis e Patrick Stewart

A tal proposito, qual è stata la reazione di Jonathan Frakes quando ha scoperto che avresti preso in giro la sua ospitata nel finale di Enterprise?

L'ha adorato. È spassosissimo, è bravissimo con le prestazioni vocali, e ha saputo rendere ancora più divertente quello che avevamo scritto. Ero un po' intimidito all'idea di lavorare con lui, è uno dei miei eroi personali, ma è stato grandioso: il materiale scritto prevedeva circa mezz'ora di registrazione, ma lui c'ha messo del suo e abbiamo registrato per un'ora e mezza. Adora il franchise, ha un bel rapporto con i fan, e la sua familiarità con il materiale ci ha spinti ad andare oltre.

Stessa cosa con John de Lancie nei panni di Q?

Sì, anche Marina Sirtis, tutti i veterani erano felici di tornare. Sono una famiglia, ed erano eccitati all'idea di tornare in una veste leggermente esagerata. Hanno capito l'intento dello show.

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Un universo animato

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Star Trek: Lower Decks - Un momento della serie animata

Parlando di esagerazione, passiamo alla componente visiva: l'animazione vi permette di fare cose in più, o partite dal presupposto che, essendo Star Trek, in un contesto live-action il budget avrebbe comunque i suoi limiti che vanno rispettati?

Entrambe le cose. A volte vogliamo spingerci oltre, perché aiuta la comicità e con l'animazione ci si aspetta una certa energia visiva. Ma ci sono altre cose, tipiche del franchise, che includiamo apposta, come le inquadrature dei corridoi. Ci sono cose che non sarebbero necessarie nella versione animata, ma le abbiamo inserite comunque perché altrimenti non sarebbe Star Trek. Ci sono dei paletti che abbiamo messo apposta, e così facendo ci siamo meritati la possibilità di andare più in là di tanto in tanto.

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Star Trek: Lower Decks - Un'immagine della serie disponibile su Amazon Prime Video

Jack Quaid mi ha detto che nella seconda stagione fa anche delle voci secondarie. Era un criterio del casting, avere attori che potrebbero interpretare più personaggi col passare del tempo?

Sì, assolutamente. Ogni attore è scritturato con l'idea che sappia fare due o tre voci. Sono tutti in grado di farlo, e siccome capiscono lo spirito dello show è molto divertente vederli lavorare in quel modo.

Anton Yelchin, Chris Pine, Simon Pegg, Karl Urban, John Cho e Zoe Saldana in una scena di Star Trek (2009)
Anton Yelchin, Chris Pine, Simon Pegg, Karl Urban, John Cho e Zoe Saldana in una scena di Star Trek (2009)

Mi ha anche detto che gli piacerebbe avere Karl Urban e Simon Pegg come ospiti, nei panni di Bones e Scotty. È possibile?

[Ride, n.d.r.] Lo vorrei tanto anch'io, e abbiamo parlato del fatto che, essendo la nostra una serie animata comica, può fungere da ponte tra tutte le incarnazioni del franchise, incluso l'universo Kelvin [la linea temporale alternativa nei film di J.J. Abrams, n.d.r.]. L'unico ostacolo è riuscire a trovare un modo per farli apparire che aggiunga qualcosa al racconto in questione, anziché essere un cameo gratuito.

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Il cast

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Star Trek: Lower Decks - I personaggi della serie

Finora qual è stata la tua esperienza preferita lavorando allo show?

Ce ne sono tante: il design dell'astronave e delle uniformi, il casting dei quattro protagonisti. Quando abbiamo trovato Eugene, Noel, Jack e Tawny ho capito che eravamo a buon punto. Anche vedere la reazione del pubblico è stato molto gratificante. In quanto fan, adoro parlare con i fan. Anche interviste come questa, parlare di Star Trek con altre persone. È una cosa che facevo al bar con gli amici, e adesso è parte del mio lavoro.

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Star Trek: Lower Decks - Due dei protagonisti in un'immagine della serie

A proposito di Jack e Tawny, lui mi ha detto che spesso improvvisavano insieme. Qual è la percentuale di materiale improvvisato nei singoli episodi?

Direi 5%, ma spalmato su tutte le scene anziché singole battute. Quello che loro aggiungono alla personalità dei loro personaggi è uno spasso. Solitamente registriamo un paio di volte seguendo il copione, poi li lasciamo liberi, e ci fanno ridere tantissimo. A volte l'improvvisazione può essere eccessiva, ma se funziona e fa ridere tutti, ed è coerente con il personaggio, diventa uno sforzo collaborativo bellissimo.

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Star Trek: Lower Decks - Un'immagine della serie

Mi ha anche detto che a suo avviso l'intero cast potrebbe interpretare gli stessi personaggi in un contesto live-action. Era una cosa voluta a livello di design e casting?

Non era intenzionale, ma sono d'accordo. I design erano fatti prima del casting, e c'è stata una sorta di fusione tra come immaginavamo i personaggi e come loro li interpretano durante le sessioni di registrazione, che sono fatte prima dell'animazione vera e propria. La somiglianza fisica non è proprio al 100%, ma Jack ha assolutamente ragione.

Star Trek: Discovery, La prima immagine ufficiale della serie
Star Trek: Discovery, La prima immagine ufficiale della serie

Ci sarebbe la possibilità di un episodio live-action? Ne avete parlato?

Devi convincere la CBS. Non è previsto, ma mi piacerebbe. Richiederebbe l'equivalente di una nuova serie in termini di budget, per i set e tutto il resto, e lo so perché ho lavorato ad altre serie animate dove sono stati inseriti elementi live-action. Oggigiorno tutto è possibile nel mondo di Star Trek, incluso il fatto che io abbia la mia propria serie da gestire come sognavo di fare da ragazzino, quindi se fossimo tutti d'accordo sul da farsi credo che una virata live-action sarebbe fattibile.

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Il futuro

Zachary Quinto e Chris Pine sul set del film Star Trek (2009)
Zachary Quinto e Chris Pine sul set del film Star Trek (2009)

E che mi dici di un eventuale film animato?

Ogni volta che bevo un paio di birre e mia moglie è disposta ad ascoltarmi ne parlo, ma le conversazioni ufficiali non ci sono state. Affezionarsi ai personaggi nel corso di un'intera serie e poi vederli al cinema è un elemento di Star Trek, quindi potrei immaginarlo, ma al momento la mia priorità è lo show, senza pensare di mettere da parte qualcosa per un film. Abbiamo piani per diverse stagioni.

Quante stagioni sarebbero?

Ho un piano preciso con tutto quello che vorrei mostrare in una singola stagione, e poi bisogna capire come farlo accadere a livello episodico. Se la CBS mi consentirà di fare tutte le stagioni che ho in testa è un altro discorso.

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Star Trek: Picard - Patrick Stewart in una scena

A livello strutturale, in questo piano, qual è l'equilibrio tra storie autoconclusive e trame orizzontali?

Sono per lo più episodi autoconclusivi, con piccoli elementi orizzontali qua e là. È come se stessimo aumentando la temperatura lentamente, e non ti accorgi che l'acqua sta bollendo. La cosa divertente quando scrivi per lo streaming è che chi vuole vedere la stagione in un colpo solo può farlo, e così ti accorgi più facilmente del fatto la struttura autoconclusiva è presente, e poi a volte non c'è.

A proposito di streaming: tu preferisci guardare poco per volta, o vai di bingewatching?

Direi due episodi alla volta, preferisco pazientare. Mi è piaciuto molto il fatto che negli Stati Uniti gli episodi arrivassero su CBS All Access a cadenza settimanale, perché potevo assistere alle reazioni del pubblico un episodio alla volta, mentre voi ce li avete tutti insieme, e potete vederli come li ho vissuti io durante la lavorazione. E poi diciamocela tutta: ho due bambini di sei e due anni, quindi il tempo a disposizione per guardare le serie è limitato.