Trovare l'anima gemella e riuscire a portare avanti con essa una relazione costruttiva non è certo impresa facile. Bisogna fare i conti con le ambizioni personali, le aspettative emotive e le rispettive idiosincrasie. Ma tutto diventa sensibilmente più complicato quando, ad interferire nella faticosamente conquistata armonia di coppia, arriva una variante inaspettata come la sfortuna. Nello specifico Stai lontana da me, secondo lungometraggio di Alessio Maria Federici e ispirato dal francese Per sfortuna che ci sei di Nicolas Cuche, prende in considerazione il principio stesso di "sfiga" capace di rendere ancora più ardua la sfida d'amore. Portatore sano di questo "virus" quasi innominabile è Jacopo, consulente matrimoniale di grande fama e dalle sottili capacità manipolatrici. Peccato, però, che ad una vita professionale di successo non corrisponda una sfera privata altrettanto brillante. Le sue storie sentimentali terminano sempre per abbandono di campo da parte di una partner spesso pericolosamente provata nella sua incolumità fisica.Tutto questo, almeno, fino all'arrivo della luminosa e positiva Sara che, pur subendo fratture, sventure automobilistiche e l'accanimento di una sfortuna che, a differenza della buona sorte, sembra vederci benissimo abbattendosi su di lei con particolare puntualità, non intende arrendersi all'evidenza. Che la soluzione di tutto, alla fine della storia, non sia altro che l'intramontabile amore? Il regista Federici e i suoi protagonisti, Enrico Brignano e Ambra Angiolini, provano a dare una risposta valida all'interrogativo, presentando una insolita commedia romantica che, con più di trecento copie, si prepara a far innamorare il pubblico dal 14 novembre.
Come nasce il progetto di Stai lontana da me? Alessio Maria Federici: Innanzitutto dalla disponibilità di Ambra ed Enrico a farsi prendere a porte in faccia. Scherzi a parte, il tema della sfortuna è un soggetto piuttosto sensibile nella cultura italiana. Così, quando abbiamo visto la commedia francese diretta da Nicolas Cuche, abbiamo pensato che fosse il materiale giusto per un remake ottenuto grazie al lavoro degli sceneggiatori Edoardo Falcone e Davide Lantieri. Voglio ringraziarli pubblicamente per aver reso il materiale originale più umano e caldo come sono le nostre storie.
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Ambra, il tuo personaggio viene messo a dura prova dall'amore porta sfortuna di Jacopo. Quanto è stato impegnativo questo film dal punto di vista fisico? Ambra Angiolini: Posso dire di essermi trasformata nella Nikita della sfiga. Nonostante questo, però, la mia Sara va avanti con decisione verso il suo obiettivo e riesce ad essere sempre carina ed attraente nonostante le varie calamità fisiche che si abbattono su di lei. Anche quando scivola dai suoi tacchi dodici lo fa con innegabile eleganza.
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Uno dei segreti per la buona riuscita di una commedia è la sintonia tra i due interpreti. Com'è stato il vostro rapporto sul set, incidenti previsti in sceneggiatura a parte? Enrico Brignano: Girare con Ambra è stato divertente. Ad essere onesti fin dai provini si era creata un'alchimia particolare, proprio quella necessaria per dare vita in modo naturale a delle situazioni comiche con un certo retaggio culturale negativo come la sfiga. Quindi, per affinità ho scelto immediatamente lei. Poi, sul set, è stato particolarmente divertente vederla accanirsi, ostentando sicurezza anche di fronte a librerie in caduta libera e porte finestre prese sonoramente in faccia. Tutti eravamo curiosi di capire di cosa fosse capace e dove riuscisse ad arrivare.
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Gli attori, in modo particolare quelli di teatro, sono spesso superstiziosi. Voi che rapporto avete con la sfortuna?
Enrico Brignano: Credo di essere superstizioso quanto basta. Con il viola non ho particolari problemi, tanto mi dicono sempre che è fucsia o lilla, mentre di gatti neri ce ne sono sempre meno. Solamente quando cade il copione lo faccio battere tre volte. Per il resto niente più sale dietro le spalle. Se uno sta dietro a tutto questo non vive più.
Ambra Angiolini: A teatro si è propensi ad essere più scaramantici rispetto al set. Sarà che affrontare ogni giorno in modo diretto il pubblico è meraviglioso e terrificante al tempo stesso. L'idea stessa di sfortuna ci aiuta quando dovremmo prenderci la responsabilità personale di alcuni risultati, più o meno soddisfacenti. Io, ad esempio, lo faccio. Spesso uso i disegni dei miei figli con cui tappezzo i camerini. Averli mi aiuta a credere che siano quelli a determinare la sorte di uno spettacolo.
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