Siamo attenti osservatori del mondo dell'animazione e non potremmo trascurare una nuova realtà come Skydance Animation, che si avvale della collaborazione di John Lasseter come Head of Animation, che inizia a far capolino nell'attuale panorama di questo mezzo espressivo. Ne avevamo salutato il debutto in casa Apple un paio di anni fa con Luck, abbiamo accolto con entusiasmo e curiosità il secondo lavoro, Spellbound - L'incantesimo. Questa volta il campo da gioco è diverso, perché il nuovo film è disponibile su Netflix, ma conferma un cammino di sicuro interesse, pur con qualche incertezza ancora da limare che esploreremo a seguire, che siamo sicuri che porterà lontano lo studio nato nel 2017 come ramo di Skydance Media.
Nel fantastico mondo di Lumbria
Spellbound - L'incantesimo ci porta nel mondo di Lumbria per farci conoscere Ellian. La ragazza è figlia dei sovrani del regno, ma vive un dramma legato ai suoi stessi genitori, trasformati in mostri da un incantesimo. Ellian si trova così a dover intraprendere un viaggio, e una complicata missione, per salvare sia il padre e la madre e, di riflesso, il regno. Un viaggio animato da personaggi pittoreschi, pericoli e avventure, alla scoperta di se stessa e per ricostruire il rapporto con i genitori, sullo sfondo del fantastico mondo di Lumbria che gli artisti di Skydance tratteggiano con una serie di trovate visive che lasciano il segno.
La qualità di Skydance, ancora da mettere totalmente a fuoco
È indubbia la potenzialità di uno studio come Skydance, che si evidenzia soprattutto in termini di costruzione della scena, movimenti di camera e dinamicità delle sequenze dirette da Vicky Jenson (già regista di titoli come Shrek e Shark Tale). Visivamente Spellbound funziona e colpisce, anche se la relativa inesperienza dello studio si traduce in alcuni problemi di sviluppo simili a quelli individuati in Luck, che aveva qualche inciampo dopo un primo atto folgorante: da una parte lo script, che nella parte centrale della storia sembra dilungarsi troppo e girare un po' a vuoto prima di ritrovare la via verso un finale che funziona ed emoziona; dall'altra alcuni evitabili cali qualitativi, dovuti probabilmente a un processo produttivo da rodare e risorse da ottimizzare: snellire lo script avrebbe aiutato in entrambi i problemi che abbiamo individuato gustandoci il film.
I meriti di Spellbound
La scelta lessicale non è casuale e parliamo di gustarci il film perché la visione è stata comunque più che piacevole, oltre che sorprendente per come sfrutta il fantastico e un mondo di fantasia per raccontare al suo pubblico, in parte giovane, di un problema delicato come la separazione dei genitori. E lo fa anche divertendo, grazie a trovate brillanti e soprattutto personaggi pittoreschi, che colpiscono per costruzione sia narrativa che visiva, per dei Character Design che li caratterizzano a dovere, con gusto e simpatia. Menzione speciale, sul fronte personaggi, per Ludo e Sonny, l'oracolo del Sole e della Luna, perfettamente tratteggiati e integrati nel contesto narrativo del film.
Un gran cast vocale (anche in italiano)
Uno sforzo è stato fatto anche sul fronte vocale, con dei voice talent originali di tutto rispetto, da Rachel Zegler come protagonista (da noi Ellian è doppiata da Arianna Craviotto) a Nicole Kidman e Javier Bardem come genitori della ragazza. Da segnalare la presenza di Massimo Ranieri tra le voci italiane, nel ruolo del ministro Bolinar (e Flink) che in originale è affidato a John Lithgow. Come da tradizione di questo genere di film, è corposa la componente musicale, con canzoni affidate ad autorità del campo come Alan Menken e Glenn Slater per musica e testi, ovvero gli artisti a cui si devono le colonne sonore de La Bella e la Bestia e Rapunzel.
Conclusioni
Un film perfetto? No, non nello sviluppo complessivo. Ma non si può dire che Spellbound non abbia meriti e motivi di interesse, soprattutto negli spunti e per come tratta l'argomento dei genitori separati. Resta il rammarico per un secondo atto che gira un po' a vuoto e ripropone alcune problematiche che avevamo già individuato in Luck, dello stesso studio.
Perché ci piace
- I personaggi, sia in termini di definizione che di character design puro.
- Alcune soluzioni visive molto interessanti.
- Il modo in cui parla di genitori separati e affronta altri temi interessanti.
- Lo spunto iniziale e la conclusione della storia...
Cosa non va
- ... che però gira un po' a vuoto nel secondo atto.
- Snellire un po' l'intreccio avrebbe permesso di ottimizzare anche il lavoro tecnico, che ha qualche piccolo calo.