Space Oddity e David Bowie: 50 anni fa l'odissea del Duca Bianco nello spazio

Space Oddity, cavallo di battaglia di David Bowie, veniva pubblicata l'11 luglio 1969: ripercorriamo la storia di una canzone unica che ha fuso insieme musica, cinema e fantascienza.

And I'm floating in a most peculiar way/ And the stars look very different today

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Un primo piano di David Bowie

Nel luglio 1969, tutto il mondo è in preda alla "febbre dello spazio". Il 16 luglio la NASA lancia la missione Apollo 11, inviando in orbita gli astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins; alle tre di notte del 21 luglio, mentre l'attenzione di ogni angolo del pianeta è puntata su di loro, Armstrong diventerà il primo uomo a mettere piede sul suolo lunare, seguito da Aldrin. La fantascienza è improvvisamente realtà, quel "piccolo passo per un uomo" spalanca scenari fino ad allora inimmaginabili... e nel frattempo, nelle radio britanniche comincia ad essere trasmessa Space Oddity, la stranissima canzone di uno sconosciuto ventiduenne londinese che si fa chiamare David Bowie.

Space Oddity viene pubblicata l'11 luglio, in un 45 giri che nel lato B contiene Wild Eyed Boy from Freecloud, un brano dalle sonorità folk incentrato sul mito del "ragazzo selvaggio". Registrata una prima volta a febbraio e poi, nella sua versione definitiva, il 20 giugno ai Trident Studios di Londra, a settembre Space Oddity segna il primissimo ingresso in classifica di David Bowie; un mese più tardi Bowie la interpreterà durante la trasmissione televisiva Top of the Pops, e all'inizio di novembre la canzone salirà fino al quinto posto in Gran Bretagna. Cavallo di battaglia dell'artista-simbolo del glam rock, Space Oddity sarebbe entrata a suo modo nella leggenda: da una parte perché ha saputo sintetizzare echi e suggestioni di uno specifico momento storico; dall'altro perché il suo misterioso incanto ha oltrepassato le barriere del tempo, rendendola un classico capace di 'parlare' agli ascoltatori di ogni epoca... perfino a cinquant'anni di distanza.

Ground Control to Major Tom: da Stanley Kubrick a David Bowie

Una scena di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick
Una scena di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick

Facciamo un passo indietro: nella primavera del 1968 debutta nelle sale il nuovo film di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio, basato sul racconto di Arthur C. Clarke La sentinella. È indiscutibilmente l'evento cinematografico dell'anno: un'opera che rivoluziona il concetto stesso della fantascienza, penetrando nell'immaginario collettivo con una forza dirompente e stimolando la creatività del ventunenne David Jones. Nato a Brixton, nel Sud di Londra, David aveva esordito in campo discografico a diciassette anni, pubblicando (con il suo vero nome) il 45 giri Liza Jane, mentre nel 1967 era uscito il suo primo album, intitolato David Bowie e del tutto ignorato dal pubblico. Nei due anni a venire, Bowie studia danza e mimo presso la prestigiosa scuola di Lindsay Kemp e nell'inverno del 1969 si esibisce in alcune date con Marc Bolan e i suoi T. Rex, conosciuti ancora come i Tyrannosaurus Rex.

David Bowie Space Oddity
Space Oddity: la copertina del 45 giri di David Bowie

Space Oddity, composta grazie all'influenza del capolavoro di Stanley Kubrick, sancirà la svolta decisiva per quel ragazzo smilzo, con una cascata di riccioli biondi e gli occhi di due colori diversi, che attraverso la sua musica amava raccontare delle storie. La storia in questione è quella di Major Tom, un uomo lanciato nello spazio, il quale fluttua nella propria astronave "in a most peculiar way" e osserva le stelle che di colpo gli appaiono così diverse. Ma Space Oddity, come rivelato fin dal titolo, è una 'stranezza' anche sotto il profilo musicale: pur prendendo spunto dal filone del rock psichedelico, non somiglia ad alcuna altra canzone di quel periodo. E lo capiamo già dai primi secondi: un'intro spettrale, con il "Ground Control to Major Tom" pronunciato dalla voce cavernosa di Bowie, qui nel ruolo della torre di controllo mentre si rivolge all'astronauta.

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And may God's love be with you: la ballata di Major Tom

David Bowie
Un'immagine di un giovane David Bowie

Space Oddity consiste infatti in un dialogo e David Bowie, che sul teatro e sulle maschere costruirà di lì a poco una carriera senza eguali, si immedesima in entrambi i personaggi, la torre di controllo e Major Tom. Gli strumenti riproducono la partenza di un razzo e d'un tratto, al termine del conto alla rovescia, ecco esplodere in tutta la sua potenza un ritornello inconfondibile, di quelli che si stampano nella memoria fin dal primo ascolto. Ma la risposta di Major Tom, mentre se ne sta lì a contemplare le stelle, è anche una limpida dichiarazione di impotenza e di solitudine: "For here am I sitting in a tin can, far above the world/ Planet Earth is blue and there's nothing I can do". Perché Major Tom è innanzitutto questo: non un pioniere impegnato in un'eroica missione di conquista, ma l'antesignano di un'immensa galleria di personaggi alienati (o alieni) che Bowie disegnerà con la sua musica.

David Bowie in un'immagine per l'album Nothing Has Changed
David Bowie in un'immagine per l'album Nothing Has Changed

Mentre gli Stati Uniti e più o meno quasi tutto il resto del mondo si preparavano a celebrare la maggior impresa scientifica mai compiuta dalla specie umana, David Bowie recupera l'attrazione per lo spazio nella sua parabola di smarrimento e di morte. Si noti il passaggio, repentino e spiazzante, dal malinconico romanticismo di un verso come "Tell my wife I love her very much, she knows" all'angoscioso allarme della torre di controllo ("Your circuit's dead, there's something wrong"), per poi scivolare nell'anafora di quel "Can you hear me, Major Tom?", ripetuto ossessivamente senza ricevere risposta. Major Tom adesso è solo, con il suo barattolo di latta, al di là della Luna.

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Can you hear me, Major Tom?: cenere alla cenere

Ziggy Stardust
David Bowie nel ruolo di Ziggy Stardust

Se prima dell'allunaggio, per una forma di scaramanzia, le radio si erano rifiutate di mandare in onda una canzone che terminava con un incidente in orbita, dopo il 21 luglio la frenesia per tutto ciò che riguarda lo spazio pone le basi per la popolarità di Space Oddity e di David Bowie, che dello spazio e della fantascienza farà una parte integrante del proprio statuto di rockstar: nel 1972 nascerà il suo alter ego extraterrestre, Ziggy Stardust, nel 1974 sarà la volta del delirio distopico orwelliano di Diamond Dogs e nel 1976 arriverà il film L'uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg. Intanto, sull'onda dei futuri successi di Bowie, la stessa Space Oddity conosce una rinnovata fortuna: all'inizio del 1973 il singolo viene ripubblicato negli Stati Uniti, dove arriva al quindicesimo posto in classifica, mentre nel dicembre 1975 una riedizione del brano raggiunge finalmente la prima posizione in Gran Bretagna (la prima volta per un 45 giri di Bowie in patria).

David Bowie Pierot
David Bowie

Per Major Tom, comunque, l'avventura non finisce con Space Oddity. Nel 1980 Ashes to Ashes, primo singolo dall'album Scary Monsters (and Super Creeps), Bowie ci chiederà "Do you remember a guy that's been/ In such an early song", per poi riportare un messaggio dell'astronauta disperso: "I'm happy, hope you're happy, too/ I've loved, all I've needed: love/ Sordid details following". Nella sua oscura bellezza, Ashes to Ashes è un altro capolavoro sulla disperazione, la follia e il cupio dissolvi ("The shrieking of nothing is killing me", fra i versi più cupi mai scritti da Bowie), in cui Major Tom viene descritto come "un tossico confinato nell'alto dei cieli". L'odissea nello spazio di Major Tom si concluderà nel 1996, quando David Bowie realizzerà un duetto con Neil Tennant dei Pet Shop Boys rivisitando Hallo Spaceboy, dall'album Outside. Nel remix della canzone, sarà proprio la voce 'robotica' di Tennant a riportare in vita lo sciagurato astronauta: "Ground to Major, bye bye Tom/ Dead the circuit, countdown's wrong/ Planet Earth, is control on?".

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La stanza delle meraviglie: Julianne Moore, Jaden Michael e Oakes Fegley in una scena del film
La stanza delle meraviglie: Julianne Moore, Jaden Michael e Oakes Fegley in una scena del film

Nell'estate del 1969, l'uomo cammina per la prima volta sulla Luna e scopre di poter superare limiti che parevano invalicabili; nello stesso periodo, il mondo si accorge per la prima volta di David Bowie e si lascia ammaliare dalla struggente vicenda di Major Tom. A distanza di una o due generazioni, la melodia di Space Oddity farà capolino, con frequenza via via maggiore, in una sterminata quantità di film e serie TV: da Friends a Mad Men, da Le avventure acquatiche di Steve Zissou a I sogni segreti di Walter Mitty, da Io e te di Bertolucci (nella bizzarra versione in italiano Ragazzo solo, ragazza sola) a La stanza delle meraviglie di Todd Haynes, sempre con il pathos di quel ritornello che sembra farci prendere quota e spiccare il volo insieme a Major Tom.

Una scena di C.R.A.Z.Y.
Una scena di C.R.A.Z.Y.

La testimonianza più importante del valore di Space Oddity, in fondo, è proprio questa: a ventidue anni, David Bowie ha firmato una canzone che da mezzo secolo continua a vivere di vita propria e ad ispirare nuovi personaggi e nuove storie. Come quella di Zac Beaulieu, l'adolescente canadese che in C.R.A.Z.Y., racconto di formazione scritto e diretto nel 2005 da Jean-Marc Vallée, si dipinge il volto come il Bowie di Aladdin Sane, mette in funzione il giradischi e, chiuso nella propria stanza, canta a squarciagola quegli stessi versi. Nella sua solitudine, quella di un ragazzo che tenta di trovare se stesso e di vincere i propri fantasmi, Major Tom diventa allora, per lui e per noi, un ideale compagno di viaggio... l'amico in grado di farci sentire meno soli nella nostra personale odissea.

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