Sospesi tra sogno e realtà
New York. Larry Daley (Ben Stiller), sognatore perennemente in bolletta ed inventore dalle idee stravaganti, si trova improvvisamente ad aver un disperato bisogno di lavoro. Controvoglia, ma per amore di un figlio da lui già deluso in passato, Larry non ha scelta: deve accettare l'ingrato turno di notte come guardiano al Museo Delle Scienze Naturali.
Dopo aver ricevuto dai guardiani diurni un'enorme torcia elettrica ed un improbabile manuale di istruzioni, Larry viene lasciato da solo nell'immensa struttura del museo, tra vecchi calchi di cera e riproduzioni di feroci animali africani. O meglio, Larry pensa di essere solo.
Dopo aver sbancato il box office a stelle e strisce con oltre trenta milioni di dollari di incasso nel solo primo weekend di programmazione, la nuova commedia firmata da Shawn Levy si prepara ad invadere le sale del nostro bel paese con un frizzante concentrato a base di azione e comicità
Il cuore pulsante di Una notte al museo è, senza dubbio, una fantasia condivisa da chiunque sia mai entrato in un museo e che ogni bambino, ammirandone estasiato i capolavori, ha sempre coltivato: un vero sogno ad occhi aperti, un universo incantato in cui quegli animali impagliati e quelle polverose statue dell'antichità prendono improvvisamente vita davanti ai nostri stessi, ed increduli, occhi.
Gladiatori, l'imperatore romano Augusto, Cristoforo Colombo, scimmie capuccine, faraoni egizi, guerrieri Maya, Attila con i suoi Unni, cow boy di frontiera, perfino lo scheletro di un Tyrannosaurus Rex. Gli ingredienti per conquistare il botteghino ci sono tutti.
Ma non fraintendiamo. Non siamo davanti ad una semplice operazione commerciale, ma ad un prodotto che, seppur nel suo lanciare continue strizzatine d'occhio a classici blockbuster per famiglie come Jumanji, riesce a reinventare una formula spesso troppo abusata nel cinema degli ultimi tempi: qui non ci sono solo pixel, non c'è solo animazione.
La validità del progetto non fa perno sul suo essere visivamente attraente.
Una notte al museo è, prima di tutto, la storia di un sogno: quello di un padre costretto ad aspettare in disparte il suo piccolo momento di gloria.
È la storia di un uomo comune che ha paura di perdere suo figlio, visto che la sua ex-moglie sta per risposarsi, afferma il protagonista, Ben Stiller.
E chi, meglio di chiunque altro, poteva dar volto all'eterno "fallito", l'imbranato per eccellenza, se non lui, la vera icona dei personaggi alle prese con circostanze incredibilmente avverse?
Per Stiller, questa è l'ennesima dimostrazione delle sue indubbie qualità comiche, della sua emotività sempre su di giri, del suo sapersi rivelare, ancora una volta, una delle star più brillanti e divertenti del cinema contemporaneo (senza per nulla dimenticare l'amico fidato Owen Wilson, qui in un cameo nei panni di un improbabile quando imprevedibile pistolero texano) .
A dar man forte al "giovane" Larry è niente di meno che Teddy Roosevelt in persona (o meglio, la sua statua), una delle figure più importanti della storia americana e colui che, primo fra tutti, ha sempre esaltato le virtù dell' "uomo comune". Per interpretare il XXVI Presidente degli Stati Uniti è stato chiamato Robin Williams, forse l'unico vero attore capace di cogliere tutte le sfumature brillanti di una possente personalità storica e di saperla tratteggiare con rispetto e rigoroso senso del divertimento. Quello messo in piedi dall'ipercinetico attore di Chicago è un Teddy Roosevelt innamorato della giovane donna indiana Sacajewa, interpretata da Mizuo Peck (Husky, Don't Cry), che è anche il fulcro attorno al quale verte il ruolo della stupenda Carla Gugino (Sin City, Spy Kids, The One), guida del museo impegnata nella stesura della sua tesi di laurea.
A completare il giro delle presenze troviamo il fantastico trio composto da Mickey Rooney, Dick Van Dyke e Bill Cobbs, tre grandi leggende viventi del cinema comico internazionale, impegnate nel dar vita ai cosiddetti "vecchi guardiani". Un vero e proprio viaggio nella storia del cinema, dunque, tra passato (Rooney, Van Dyke e Cobbs), presente (Williams) e futuro (Stiller) .
Ottimo lavoro quello svolto sia dallo stesso Levy, che negli ultimi anni ha sfornato commedie che, con la loro leggerezza, hanno conquistato un grande successo presso le platee di tutto il mondo e di tutte le età (La pantera rosa, Una scatenata dozzina), che dalla premiata ditta Garant-Lennon, la coppia di sceneggiatori incaricata di condensare in un'unica grande avventura il cuore dei personaggi, l'umorismo e la spettacolarità di alcuni gradi spunti fantastici.
Del resto, crediamo che le migliori fantasie siano quelle ancorate alla realtà: il divertimento consiste nel permettere allo spettatore di credere fino in fondo che un museo, di notte, si trasformi in un grande circo, spiega Levy.
Merito anche degli ottimi effetti visivi di ultima generazione creati da Jim Rygiel, già collaboratore di Peter Jackson per la trilogia de Il Signore degli Anelli (con cui ha vintoun premio Oscar ed un BAFTA), capaci di dare ampio respiro e realismo ad una vicenda dalla forte componente fantastica, mescolando tecnologia del computer con molta improvvisazione comica, ma soprattutto del faraonico lavoro di Claude Paré (anch'egli premio Oscar), scenografo dalla sproposita esperienza, già alla corte di Scorsese per The Aviator e di Emmerich per The Day After Tomorrow.
A lui il compito di realizzare l'interno del museo, completamente da zero: sebbene, infatti, per le riprese esterne la produzione abbia potuto contare sulla disponibilità del "vero" Museo Di Storia Naturale di New York, lo stesso non poteva dirsi per gli interni, con tutti i suoi preziosi reperti ed artefatti, ampiamente "distrutti" per esigenze di copione. Da non dimenticare neanche l'operato di Renee April (L'albero della vita, Confessioni di una mente pericolosa), abile costumista dalla fervida e mai fuori luogo immaginazione .
In definitiva, Una notte al museo è un film caldamente consigliato a quanti, nonostante l'età, non abbiano mai smesso di credere nella forza dei propri sogni e a tutti quelli che, nonostante le circostanze a volte non siano delle più favorevoli, fanno di tutto per realizzarli.