Un omaggio a papà Vittorio e una commedia horror che spiana la strada a un genere quasi per nulla praticato dal cinema italiano. Alla sua nona regia Christian De Sica riparte da qui, anzi da molto più lontano visto che l'idea originaria prima di arrivare a Sono solo fantasmi, in sala dal 14 novembre, era quella di fare un remake de L'oscar insanguinato con Vincent Price; De Sica aveva in mente un film con lui e Boldi che andavano in giro a uccidere giornalisti e critici di cinema.
Alla fine però non se ne fece nulla per una questione di diritti difficili da trovare, arrivò allora il soggetto di Nicola Guaglianone e Menotti, una storia che mescolava due generi diversi, l'horror e la commedia, e sulla quale insieme ad Andrea Bassi e a Luigi Di Capua scrisse la sceneggiatura. Il risultato è una commedia horror di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Sono solo fantasmi in cui il comico romano è anche attore accanto a Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi; insieme interpretano tre fratelli riuniti dal funerale del padre a Napoli e perseguitati dal suo spirito; per riscattare l'ipoteca che grava sulla casa di famiglia si improvviseranno acchiappa fantasmi. Un film che guarda all'immaginario degli anni '80, alla Napoli delle janare e alla comicità più godereccia. Ce lo siamo fatti raccontare in questa intervista da Gianmarco Tognazzi, Christian De Sica e il giovanissimo Francesco Bruni.
Napoli, i fantasmi e l'omaggio a Vittorio De Sica
"Ho voluto raccontare una Napoli diversa da quella che siamo abituati a vedere al cinema, rappresentata dalla camorra - ci racconta Christian De Sica - Sono tornato alla Napoli che piaceva a mio padre, positiva, solare, quella dei grandi artisti e musicisti, di O sole mio, Salvatore Di Giacomo e Benedetto Croce. Fantasmi a parte ovviamente, dovete sapere che ci sono più fantasmi a Napoli che a Londra". Sono solo fantasmi è inoltre ricca di omaggi a Vittorio De Sica, che nel film ha il volto di Christian, e di citazioni di alcuni suoi film: "Mio padre amava molto quella città, quindi era inevitabile che ci fossero dei richiami ad alcuni suoi vecchi film da L'oro di Napoli a Matrimonio all'italiana", aggiunge precisando che "se il film dovesse avere successo sarebbe un ritorno al genere".
I fantasmi di Hollywood: i racconti da brivido delle star
Il regalo più bello però sarebbe riuscire finalmente un giorno a realizzare La porta del cielo, "un film sulla storia d'amore tra mio padre e mia madre. Sono anni che cerco qualcuno disposto a finanziarlo, ma pago lo scotto di aver fatto soprattutto commedie leggere: quando come me ne hai fatte tante è difficile poter cambiare faccia. Forse Netflix è interessato, credo sia una delle più belle sceneggiature che ho scritto", conclude.
Gianmarco Tognazzi e quel personaggio di nome Ugo
Fa effetto vedere Gianmarco Tognazzi recitare nei panni di un personaggio con il nome di suo padre, Ugo: "Ho avuto la sensazione di una grande famiglia riunita. Christian mi ha sempre fatto da fratello maggiore sin da quando ho iniziato a muovere i primi passi al cinema. Un giorno è arrivato sul set e mi ha detto: 'Ti chiamerai Ugo, queste due entità dall'alto ci proteggono'. È un personaggio a metà tra follia e infantilità, si è autoconvinto di essere matto, anche se tanto pazzo non è". Per interpretarlo si è messo completamente al servizio del regista: "La sfida era trovare una misura senza cadere nella macchietta, altrimenti avremmo rischiato il distacco netto tra i due toni della commedia e dell'horror. Sono un attore all'antica - dice - e penso che il film sia sempre del regista, per cui devi lavorare seguendone le indicazioni. Quando hai a che fare con l'horror lavori con il nulla, con il tuo immaginario della paura. Non è stato facile".