Un'intera tradizione della commedia brillante, prima teatrale e in seguito cinematografica, si sviluppa attorno a un canovaccio che non è mai passato di moda: i "sogni proibiti" di un everyman che, dalla routine più o meno confortevole del matrimonio, si ritrova a immaginare travolgenti passioni amorose con un nuovo, irresistibile oggetto del desiderio. Nel classico di Billy Wilder Quando la moglie è in vacanza era l'esplosiva vicina di casa Marilyn Monroe a far perdere la testa al padre di famiglia Tom Ewell, mentre in 10 di Blake Edwards il compositore in andropausa Dudley Moore abbandonava Julie Andrews sperando di realizzare le proprie fantasie erotiche per Bo Derek.
A riferimenti altissimi quali Wilder ed Edwards sembra rivolgersi almeno in parte Daniel Auteuil in Sogno di una notte di mezza età (in originale il più semplice Amoureux de ma femme), diretto dal grande attore francese sulla base di un copione del commediografo Florian Zeller e suo quarto lungometraggio dietro la macchina da presa, dopo una trilogia di film basati invece sull'opera del drammaturgo e regista Marcel Pagnol. Al fianco di Auteuil, che si riserva anche il ruolo principale, troviamo Sandrine Kiberlain e un mostro sacro come Gérard Depardieu.
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La vita sognata di Daniel Auteuil
Daniel Auteuil veste i panni di Daniel, ovvero il modello dell'individuo borghese di mezza età: un editore mediamente benestante, unito in un placido matrimonio a Isabelle (Sandrine Kiberlain), professoressa di scuola. A innescare in Daniel una catena inarrestabile di classici sogni a occhi aperti sarà l'incontro casuale con l'amico Patrick (Gérard Depardieu), che ha appena abbandonato la donna con la quale era sposato da vent'anni in seguito al colpo di fulmine per Emma (Adriana Ugarte, la musa di Pedro Almodóvar in Julieta). Il passo successivo? L'inevitabile, imbarazzante "cena a quattro" fra le due coppie: fra il rischio di gaffe ad ogni parola fuori posto, il malcelato rancore di Isabelle per la sfasciafamiglie di turno e, soprattutto, le continue 'visioni' di Daniel, stregato suo malgrado dall'avvenenza della giovane e sensuale Emma.
È il meccanismo, a lungo andare piuttosto ripetitivo, su cui è costruito tutto l'intreccio del film: la costante fuga dalla realtà di Daniel, che trasgredisce - benché solo con la fantasia - i propri obblighi morali di marito e di amico e vede se stesso come l'ideale compagno di Emma, capace di evocare in lui istinti pruriginosi e dolci prospettive romantiche sotto il sole di Ibiza. Ma su tali visioni la sceneggiatura insiste fin troppo, finendo per spezzare il ritmo del racconto - è significativo che i segmenti 'reali' risultino ben più efficaci di quelli onirici - e non rivelandosi in grado di sottrarsi ai prevedibili stereotipi del caso.
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Quel banale oggetto del desiderio
Perché in Sogno di una notte di mezza età, purtroppo, non c'è nulla dello spirito caustico e dissacrante di Billy Wilder o di altri numi tutelari del filone: la commedia di Auteuil si attesta invece ai livelli di una stanca pochade tutto sommato innocua, in cui a qualche gag e a qualche battuta più indovinate si accompagnano a una miriade di scenette viste e riviste, incapaci di conferire spessore a personaggi intrappolati nei rispettivi stereotipi. In sostanza, il film si accontenta di proporre l'ennesima variante, ormai stantia, del rapporto fra l'uomo maturo galvanizzato da una "seconda giovinezza" e una nuova partner molto più giovane, che nel caso in questione si limita ad incarnare una precisa fantasia maschile senza mai rivendicare un briciolo di personalità 'autonoma'.
È il motivo per cui si rischia di perdere presto interesse per i turbamenti e i dilemmi del protagonista, pure a causa del registro spesso farsesco della recitazione di Daniel Auteuil (ben più convincente Sandrine Kiberlain, decisamente la migliore del cast). E se, nelle intenzioni degli autori, l'epilogo avrebbe dovuto costituire un ironico "colpo di coda", l'esito complessivo rimane davvero misero e deludente.
Movieplayer.it
2.0/5