Il ponte George Washington incombe su questa storia come il ponte di Brooklyn incombeva su quella di C'era una volta in America di Sergio Leone. A volte basta un'immagine, immediatamente iconica, a connotare un luogo, un mondo e un'opera. La recensione di Sognando a New York - In the Heights, in uscita in sala il 22 luglio, inizia da qui. Il film è basato sul musical In the Heights di Lin-Manuel Miranda (il creatore di Hamilton) e Quiara Alegría Hudes. Siamo a Washington Heights, quartiere a nord di Manhattan, che confina con Harlem, e in cui si parla spagnolo. Ci vivono infatti soprattutto persone originarie della Repubblica Dominicana e di Portorico. Il quartiere è dominato dal ponte George Washington, il più trafficato di New York. Sognando a New York - In The Heights è il mondo perfetto dove far esplodere un mix di rap e musica latina, di soul e di salsa, e per raccontare una storia fatta di piccoli sogni personali e di rivendicazioni collettive. È un musical allo stesso tempo costruito alla perfezione, ma anche vivo e vibrante di storie vere, o verosimili.
Tra New York e la Repubblica Dominicana
Siamo in un bar sulla spiaggia, in una località dei Caraibi. Usnavi (Anthony Ramos) racconta a dei bambini la storia del quartiere di New York dove è cresciuto, Washington Heights, e dove è stato proprietario di una bodega, un negozio di alimentari che gli aveva lasciato il padre. Insieme alla sua racconta tutte le storie che si muovono nel quartiere. Quella di abuela Claudia, l'anziana del quartiere che è la nonna di tutti. Quella di Kevin Rosario (Jimmy Smits), proprietario di una piccola impresa di taxi, e della figlia Nina (Leslie Grace), che è andata a studiare a Stanford, ma per qualche motivo è tornata. In The Heights ci sono anche Benny (Corey Hawkins), che lavora con Kevin ed è stato innamorato di Nina. E Vanessa (Melissa Barrera), che ha il sogno di diventare una stilista e di cui è innamorato Usnavi. L'occasione per Usnavi di comprare il bar del padre nella sua terra d'origine, ormai distrutto da un uragano, e un biglietto della lotteria da 96mila dollari venduto nella sua bodega sono due fatti che potrebbero cambiare la sua vita. E quella di tante altre persone.
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Un mix di hip-hop, salsa e soul
Sin dalla prima scena, quella in cui Usnavi, con un lunghissimo numero, presenta il suo quartiere, la sua vita e i suoi amici, troviamo una via originale al musical. Usnavi fa il suo numero a ritmo di rap, scandendo le sue batture, che così diventano una via di mezzo tra la recitazione classica, e le canzoni che, di solito, sostituiscono i dialoghi nel musical. Il risultato, complici le rime scritte e rappate alla perfezione e i ritmi incalzanti della musica, è davvero riuscito. Più avanti, nel film, ci sono delle canzoni più tradizionali, da musical vero e proprio. Ma tutta la musica in Sognando a New York - In the Heights è un mix di hip-hop, salsa e soul.
Una storia che parla di sogni e di radici
È un mix musicale al servizio di una storia semplice, che parla di sogni e di radici. È una storia radicata in un posto e in un momento preciso. Ma in cui, in fondo, tutti possono identificarsi. Raggiungere i propri sogni, trovare il proprio posto nel mondo, riuscire a conciliare le aspirazioni con il lavoro di tutti i giorni, quello che ti permette di vivere, e con gli affetti. Perché magari questi vanno in una direzione e il tuo piccolo sogno, il sueñito, va in un'altra. E poi ci sono i sogni di una collettività. Una comunità di persone arrivate in America da un altro posto, che non possono ancora sentirsi americani, perché non hanno diritti, non hanno i documenti, e quelle green card senza la quale non possono avere un futuro.
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Le discriminazioni razziali
In questo senso, Sognando a New York - In The Heights apporta una piccola ma sostanziale novità rispetto alla storia del fortunato musical di Broadway da cui è tratto. Mentre nell'originale Nina lascia l'università perché non riesce a conciliare lo studio con i lavori che deve fare per mantenersi, nel film veniamo a sapere che l'abbandono è legato a una brutta storia di discriminazione razziale. In questo modo, e con le successive scene della manifestazione per i diritti degli stranieri, il film acquista un significato più ampio, attuale, politico.
Tra Busby Berkeley ed Esther Williams
Ma Sognando a New York - In The Heights resta soprattutto un musical. Guardandolo, è evidente l'enorme dispiego di forze, la cura delle coreografie (che, nella scena della piscina, sembrano ispirarsi ai film di Busby Berkeley ed Esther Williams) e il talento degli attori, sia i protagonisti che il cast di contorno, capaci di recitare, cantare e ballare. Tra le sequenze ad effetto c'è anche un balletto in cui Benny e Nina, grazie a una ripresa effettuata in piano e poi ruotata, sembrano ballare muovendosi in orizzontale sui muri del loro palazzo, con i piedi che non si staccano dai muri, come se fossero degli emuli dell'Uomo Ragno.
Tra West Side Story, Fame e Baz Luhrmann
Sognando a New York - In The Heights è un musical che si muove tra West Side Story (a proposito, è stato girato proprio mentre Spielberg stava girando la sua versione del musical, a pochi isolati di distanza), Saranno famosi e un film di Baz Luhrmann (per la messinscena ricca ed eccessiva), ovviamente senza imitare nessuno di questi modelli, ma evocandoli in qualche modo. La storia, e certi numeri musicali, forse hanno una durata eccessiva, e forse manca quella canzone capace di rimanere nella storia e segnare per sempre il ricordo di un musical. Ci sarebbe piaciuto forse più coraggio, e un musical ancora più connotato verso l'hip-hop, mentre a momenti è comunque molto tradizionale. Ma non dimentichiamo che viene da Broadway e che, prima di tutto, deve funzionare in quel mondo. Il finale è sorprendente. Senza svelarvi niente, vi ricordiamo che Alfred Hitchcock, in Paura in palcoscenico, aveva sviato il pubblico con un flashback ingannevole. E allora fate attenzione al flashforward del film. Sognando a New York - In The Heights è un piacevole ossimoro. È un film artificioso, nel senso di costruito, come ogni musical dev'essere, ma è allo stesso tempo vitale, reale e vibrante. Agli amanti del genere piacerà.
Conclusioni
Nella recensione di Sognando a New York - In The Heights vi abbiamo parlato di un musical che vive di un mix di rap e musica latina, di soul e di salsa, per raccontare una storia fatta di piccoli sogni personali e di rivendicazioni collettive. È un musical costruito alla perfezione, vivo e vibrante di storie in cui si respira verità. Agli amanti del genere piacerà.
Perché ci piace
- Si tratta di una grande produzione, con grandi coreografie e grandi scene d'insieme.
- L'idea di aggiungere un sottotesto sulla discriminazione razziale rende il film attuale e politico.
- L'idea di alcune sequenze a ritmo di rap, tra recitato e cantato, è originale...
Cosa non va
- ...ma forse il film avrebbe dovuto spingere di più verso una chiave hip-hop.
- Alcune sequenze, e il film in generale, sono forse troppo lunghi.
- Manca forse una canzone che resti nella storia e connoti definitivamente il film.