3 giugno 2001: va in onda negli Stati Uniti il primo episodio di Six Feet Under, la serie che, insieme a I Soprano, segna il vero inizio della trasformazione di HBO in canale di prestigio, capace di partorire un numero tale di capolavori (o quasi) da meritarsi lo slogan "It's Not TV. It's HBO." Nel caso di Six Feet Under, dramedy intriso di humour nero per via del soggetto (si parla di una famiglia che gestisce un'impresa di pompe funebri a Los Angeles), la trovata geniale del creatore Alan Ball, già premio Oscar per American Beauty, fu quella di trattare il tema con il giusto mix di serietà, risate e onirismo.
Con l'aiuto di un cast eccezionale, che nel corso degli anni si è ampliato con nomi del calibro di Kathy Bates (che iniziò la sua collaborazione con Ball in quanto regista) e James Cromwell, lo showrunner confezionò per cinque stagioni un piccolo gioiello, capace di ridere della morte pur trattandola con il dovuto rispetto. Tutto questo durò fino al 21 agosto 2005, quando venne trasmesso il sessantatreesimo ed ultimo episodio, Everyone's Waiting. Dieci anni dopo, è doveroso ricordare la famiglia Fisher, attraverso alcuni dei momenti più toccanti, sconvolgenti o anche solo divertenti delle loro vite complicate.
10. La pornostar "elettrizzata"
Sin dal pilot, dove a tirare le cuoia è addirittura il patriarca Nathaniel Fisher (Richard Jenkins), ogni episodio di Six Feet Under - con qualche eccezione sporadica - si apre con un decesso. Un espediente che permetteva agli sceneggiatori di uscirsene con tanti modi, spesso esilaranti, per uccidere le persone. Tra questi, un uomo che esce per strada e viene fulminato appena apre l'ombrello, oppure uno che, mentre tira fuori il giornale dalla buca delle lettere, si ritrova investito dalla propria macchina. Nulla però può battere, a nostro avviso, l'incipit del quinto episodio, An Open Book, diretto da Kathy Bates: Viveca St. John, ex-pornostar, sta conversando con il proprio gatto quando questi fa cadere per sbaglio un asciugacapelli nella vasca da bagno, friggendola all'istante. Un inizio scoppiettante che dà vita ad un funerale abbastanza particolare, soprattutto quando una discepola di Viveca, con le fattezze di Sandra Oh, racconta ciò che erano solite fare sul set...
9. Il piede
Nel terzo episodio, intitolato appunto The Foot (A piede libero in italiano), Claire Fisher (Lauren Ambrose) decide di farla pagare al suo ragazzo facendogli uno scherzo con un piede rubato dall'attività di famiglia. Un modo come un altro per farci capire, fin da subito, che questa non è proprio una famiglia normale. Questo esempio di umorismo nerissimo fu, a quanto pare, la risposta di Alan Ball all'unica lamentela mai ricevuta da parte della HBO per tutta la durata della serie. Si dice, infatti, che i dirigenti della rete via cavo, dopo aver visto il pilot, abbiano espresso il loro entusiasmo con una piccola clausola legata ai personaggi: "Could you make them more fucked up?". Detto, fatto...
8. Death-Man
Dopo la sua morte nella prima puntata, Nathaniel Fisher è comunque rimasto un elemento fisso di Six Feet Under, apparendo regolarmente come fantasma/allucinazione. Tra le più memorabili di queste comparsate vale la pena menzionare quella vista in Grinding the Corn (Frantumare il grano), nono episodio della quarta stagione. Qui Nathaniel appare in sogno al figlio in veste piuttosto inedita, con un costume da supereroe. Alla domanda "Chi sei?", risponde divertito: "Death-Man. Volevo essere il Sinistro Mietitore, ma i diritti appartengono alla Marvel Comics." Un bel momento surreale, con tanto di allusione largamente incomprensibile a chi non è appassionato di fumetti (il Sinistro Mietitore - Grim Reaper in inglese - è un avversario degli Avengers), e un ottimo sfogo per il lato più comico di Richard Jenkins.
7. Willa Fisher-Chenowith, 2005 -
Dopo cinque anni di morte, Alan Ball decise di fare qualcosa di diverso per l'inizio del finale della serie. E così, per una volta, non muore nessuno, anzi, si festeggia una nascita: quella di Willa, figlia di Nate Fisher (Peter Krause) e Brenda Chenowith (Rachel Griffiths). Un momento breve ma intenso che, insieme all'epilogo (di cui parliamo più avanti), ci ricorda che Six Feet Under, pur parlando di morte, era in realtà un inno alla vita.
6. L'aborto di Claire
"Mi daresti un passaggio? Sto andando ad abortire." "Certo." Questo scambio di battute fra Claire e Brenda, scioccante nella sua banalità, è sintomatica dell'audacia con cui Ball e i suoi collaboratori affrontano un tema scomodo e ancora oggi piuttosto tabù come l'aborto. Anziché servirsi di questa sottotrama per riempire la storyline di pistolotti sociali e politici, essi la introducono come una qualsiasi attività quotidiana, aumentandone quindi l'impatto emotivo, sia immediato che a lungo termine (l'arco narrativo di Claire si fa più sostanzioso da ora in poi). Particolarmente notevole il fatto che, per certi versi, non sia neanche l'elemento più controverso dell'episodio, dato che nella stessa storia abbiamo anche la scena in cui Nate, per sfogarsi, va a letto con la figlia di un serial killer appena giustiziato...
5. Claire nell'aldilà
La terza stagione si chiude in modo sottilmente devastante, confermando la morte di Lisa Kimmel Fisher (Lili Taylor), la prima moglie di Nate. Lo fa con una meravigliosa concessione al surreale, con Claire che, ancora segnata dall'aborto, si ritrova a conversare prima con il padre e poi, in un vero e proprio aldilà, con altri defunti, tra cui il suo ex Gabriel Dimas (Eric Balfour), che si congeda dagli spettatori con la battuta "La vita non era l'ambiente giusto per me." Ma il colpo di grazia lo dà Lisa, che si presenta con il figlio mai nato di Claire e dice "Prometto di prendermi cura di lui." Un pugno nello stomaco dal quale non ci siamo mai veramente ripresi, e mancavano ancora due stagioni - e tante tragedie - prima della fine...
4. Segreti di famiglia
Per quasi tutta la durata del pilot, la morte di Nathaniel non suscita reazioni fortissime, soprattutto perché i rapporti tra lui e il resto della famiglia si erano fatti alquanto freddi. Questo fino al momento in cui la moglie Ruth (Frances Conroy), tormentata dai sensi di colpa, scoppia a piangere davanti ai due figli maschi e ammette di aver tradito Nathaniel per anni con il parrucchiere Hiram (Ed Begley Jr.). Questa rivelazione dà un bel calcio alla serie sul piano emozionale, e chiarisce da subito che Ruth non è un personaggio secondario privo d'importanza. Ma soprattutto dà a Nate uno degli ingredienti perfetti per riassumere lo spirito di Six Feet Under quando Brenda gli chiede come stanno andando le cose: "Alla grande. Mio padre è morto, mia madre è una puttana, mio fratello vuole uccidermi e mia sorella si fa di crack."
3. "Mamma, sono gay"
Nel 2001, l'omosessualità in televisione era ancora un argomento trattato abbastanza alla leggera, o con l'equilibrio tra realismo - per quanto comico - ed esagerazione visto in Will & Grace o, restando in zona HBO, con i toni caricaturali di Sex and the City. Tom Fontana aveva già cercato di scavare più in profondità grazie a Oz, con la relazione tutt'altro che banale fra Tobias Beecher e Chris Keller, ma fu Alan Ball a dare lo scossone definitivo con Six Feet Under, che aprì le porte a rappresentazioni non stereotipate dei personaggi gay nella serialità americana. L'esempio migliore, in una stagione inaugurale davvero notevole per come illustrava la relazione fra David Fisher (Michael C. Hall) e il suo compagno Keith Charles (Mathew St. Patrick), è nel penultimo episodio, quando David si riconcilia con la madre facendo il suo lungamente rimandato coming out. Una sequenza grandiosa nel suo piccolo, commovente fino alle lacrime.
2. E morirono tutti felici e contenti...
Era inevitabile, ripensandoci, che Six Feet Under si congedasse attraverso Claire, il personaggio con tutto un futuro davanti che, da appassionata di fotografia, era effettivamente divenuta gli occhi del pubblico. Ma ad Alan Ball non basta elogiare la vita mostrandoci il viaggio di Claire verso un avvenire migliore. Lui vuole comunque ricordarci che alla fine dobbiamo tutti morire, in un modo o nell'altro. Ed ecco che, mentre Claire lascia Los Angeles sulle note della canzone Breathe Me, una serie di flashforward ci mostrano gli eventi cruciali nelle vite della famiglia Fisher, incluse le morti di ognuno di loro. Un montaggio struggente e magnifico, dove però manca all'appello un personaggio importante...
1. Nathaniel Samuel Fisher Jr., 1965 - 2005
Una morte annunciata, eppure riuscì a sorprenderci. Già al termine della prima stagione si era venuto a sapere della malformazione arterovenosa che avrebbe potuto provocare un ictus o addirittura la morte, e la terza stagione era iniziata in modo surreale, con Nate temporaneamente morto e in compagnia del padre nell'aldilà. A colpirci al cuore non è tanto la morte in sé, anche se la decisione di uccidere il protagonista a tre episodi dalla fine della serie era una mossa abbastanza inaspettata all'epoca; il fortissimo impatto emotivo è dovuto invece al modo in cui Nate ci lascia, senza un momento di grande drammaticità, come ci si poteva aspettare da Six Feet Under. Lui si spegne in silenzio, in un letto d'ospedale, quasi senza che ce ne accorgiamo (difatti il consueto necrologio fu aggiunto apposta per chiarire che era veramente morto). Un addio sottotono che per certi versi si addice al personaggio la cui vita era (relativamente) meno movimentata e frenetica rispetto ai genitori e ai fratelli.