Da dove cominciare? Forse è giusto iniziare da una premessa: film come Io e te dobbiamo parlare sono difficilissimi da recensire. Il motivo è chiaro: quello di Alessandro Siani è un titolo - qualcuno lo potrebbe chiamare prodotto, ma è un termine che detestiamo - pensato e voluto esclusivamente nell'ottica del grandissimo pubblico che, lo sappiamo, non bada a sottigliezze quando arrivano le festività natalizie (ed è sacrosanto che sia così, o almeno così era). Di conseguenza, qualsiasi opinione, analisi o critica si frantumerebbe sotto l'insindacabile giudizio della platea, sicuramente incuriosita dall'idea, tecnicamente e oggettivamente vincente, di mettere insieme due talenti comici come quelli di Siani e di Leonardo Pieraccioni.
Tuttavia, se una certa voce in capitolo può (e dovrebbe) avere ancora senso, è chiaro che il risultato finale di Io e te dobbiamo parlare non è all'altezza delle aspettative. O, almeno, non è all'altezza della suggestione produttiva encomiabile, e certo sfidante nei confronti della commedia stessa: all-in nel momento in cui la commedia, si sa, stenta. Bloccata da quelle logiche che, in pieno cortocircuito, ritroviamo però nell'ottavo film del regista napoletano.
Io e te dobbiamo parlare: poliziotti combina guai
Che Io e te dobbiamo parlare voglia in qualche modo "fare il salto" lo si capisce subito, fin dalla prima scena: un inseguimento action a sirene spiegate, scalmanato e, ammettiamo, anche ben girato. Subito dopo, ecco i due protagonisti, a bordo di una volante a disquisire su quale metodo adottare per acciuffare il criminale di turno: "all'americana" o "a spaghetti e vongole"? Loro sono Antonio (Siani) e Pieraldo (Pieraccioni), poliziotti pasticcioni che non ne combinano una giusta. Attorno a loro ruotano una serie di presenza femminili che, più o meno, si riveleranno centrali nella trama: Matilde (Brenda Lodigiani), compagna di Pieraldo ed ex moglie di Antonio, da cui hanno avuto una figlia, Maria (Gea Dall'Orto), e poi Sara (Francesca Chillemi), poliziotta della postale e interesse amoroso dell'agente Antonio.
Una commedia che vive solo di gag
Tutto qui? Abbastanza: almeno fino a quando i due sbirri da strapazzo si ritrovano al centro di un "pericoloso" caso. Il punto, infatti, è proprio questo: Io e te dobbiamo parlare sembra strutturato solo ed esclusivamente per generare, accavallandole, una serie di gag e battute invece che propendere per una fluidità di racconto, anche dato l'efficace spunto alla Starsky e Hutch. Un'idea solo abbozzata, e impigrita rispetto a un modus operandi che appare in qualche modo superato, almeno rispetto a una lettura, come già scritto, più approfondita. Se Io e te dobbiamo parlare è (o vorrebbe essere) una risposta alla crisi della commedia, e senza volerci interporre tra il film e il suo pubblico (bensì, vogliamo accompagnare gli spettatori verso la visione), la conseguenza risulta forse sconnessa rispetto ai tratti umoristici di Siani e Pieraccioni: il primo che vive dell'immediatezza dello sketch, il secondo che gioca sulla situazione.
Del resto, una buona commedia, anche nella comicità tout court, si regge sempre sulla storia, e mai sul concetto dell'equivoco o del siparietto. Concetti che hanno finito per banalizzare e standarizzare molte commedie distribuite in sala che, infatti, non hanno più la forza cinetica rispetto ad un decennio fa. Il motivo? Il pubblico è cambiato, sta cambiando e cambierà ancora: magari è più pretenzioso o, semplicemente, è solo più attento rispetto alle scelte che vuole portare avanti nel tempo libero (il cinema non è solo arte, ma anche svago, passatempo).
Su questa strada, rispettando e supportando la crasi comica di due pesi massimi come Siani e Pieraccioni, Io e te dobbiamo parlare appare, per legarci al titolo, un discorso rivolto solo a quel pubblico over 45, intanto spostatosi sulle piattaforme (al cinema oggi ci vanno gli under 40). Un punto d'incontro c'è, ma si intravede solo sporadicamente, e solo supportato dalla presenza delle controparti: citiamo Brenda Lodigiani, che in fatto di tempi comici se ne intende, citiamo la simpatia di Sergio Friscia, e citiamo quel fuoriclasse di Giovanni Esposito, protagonista di un paio di sequenze (le uniche?) decisamente divertenti. Alla fine dei giochi resta il tentativo, in qualche modo risolutivo, di "accorpare" due "rivali" del box office in un'unica squadra: a giudicare, alla fine, sarà sempre e comunque il feedback degli spettatori. E se garba a loro, garba a tutti.
Conclusioni
Unire la comicità di Leonardo Pieraccioni e Alessandro Siani? Idea fortissima. Tuttavia, Io e te dobbiamo parlare non ha, forse, la spinta giusta in chiave comica, fermandosi sullo sketch invece che seguire al meglio l'organicità di una sceneggiatura. A volte forzato nella battuta, e apparentemente rivolto solo ad un pubblico over 50, per linguaggio e umorismo, il film è un tentativo purtroppo poco lucido di rispolverare la commedia tout court. Menzione speciale, però, per Brenda Lodigiani e Giovanni Esposito. Due fuoriclasse.
Perché ci piace
- L'idea.
- La presenza di Brenda Lodigiani e Giovanni Esposito.
Cosa non va
- Una comicità che non incide...
- ... e una comicità che sembra rivolta solo ad un pubblico over 50.
- Il film vive esclusivamente di sketch.