Recensione Idiocracy (2006)

Nonostante una struttura narrativa slegata e frammentaria, 'Idiocracy' non è un film malriuscito e risulta efficace sia nel suo ruolo di semplice commedia che nel suo intento satirico più ampio.

Selezione innaturale

Vi è mai capitato di pensare che il mondo è in mano agli stupidi e che le persone con maggiori qualità non siano abbastanza valorizzate e non abbiano abbastanza spazio? Mike Judge, autore di Idiocracy, sembra d'accordo con questo modo di pensare a giudicare dal suo ultimo film, il primo dopo Impiegati... male! del 1999.
Ne è protagonista Joe Bauers, il prototipo dell'Americano medio, selezionato dall'esercito per un esperimento segreto che prevede la sua ibernazione per un anno, insieme a Rita, anche lei totalmente nella media. Ma qualcosa va storto, il responsabile del progetto viene arrestato e i due restano ibernati per cinquecento anni, risvegliandosi in un mondo in cui l'intelligenza media della razza umana è crollata drammaticamente ed i due si ritrovano ad essere ben al di sopra della media. Si tratta di un mondo sommerso dalla spazzatura, confuso, disorganizzato e puerile, in cui gli Americani, qui rappresentativi della razza umana, passano il tempo tra umorismo di bassa lega e divertimenti per adulti che sono associati anche alle attività ed ai bisogni quotidiani; un mondo in cui una bevanda tipo Gatorade ha sostituito l'acqua in tutti i suoi usi, compreso l'irrigazione dei campi con effetti disastrosi.

L'intento satirico e corrosivo di Judge è chiaro sin dalla riuscita sequenza iniziale, che con taglio quasi documentaristico illustra come gli esseri umani più intelligenti e progrediti tendano a non procreare quanto i più selvaggi e primitivi dei nostri simili, la cui tendenza è invece di generare un alto numero di discendenti. Un impostazione satirica che si dipana per tutto il film, con risultati alterni, ma che rende Idiocracy un film interessante ed un potenziale cult per un certo tipo di pubblico.
Luke Wilson è convincente nei panni del medioman Joe Bauers ed il suo aspetto normale rappresenta il giusto contraltare per le situazioni e le gag che lo circondano.
C'è molto umorismo di bassa lega ad affogare una trama semplice e lineare, ma le volgarità non risultano fastidiose come in molti altri film del genere, perchè rientrano in quell'intento satirico che è la base del film: non esistono per sè stesse, ma in quanto facenti parti del background culturale del mondo del 2500 in cui la storia è ambientata e quindi rappresentano un ulteriore livello di attacco alla società che ne è riflesso.

Nonostante una struttura narrativa slegata e frammentaria, Idiocracy non è un film malriuscito e risulta efficace sia nel suo ruolo di semplice commedia che nel suo intento satirico più ampio: anche se per gran parte il suo umorismo è rivolto ad un determinato tipo di pubblico, non mancano alcune scene che possono strappare un sorriso a spettatori dal palato più fine, con i continui riferimenti ed attacchi alla realtà contemporanea e l'imbarbarimento della nostra società. Riferimenti che da una parte fanno sorridere, ma dall'altra suscitano un filo di timore: che sia veramente questo il nostro futuro?

Movieplayer.it

3.0/5