Ha suscitato non poco fascino, chiacchiericcio e curiosità l'annuncio di una nuova serie antologica animata dagli stessi autori di Love, Death + Robots (su Netflix), che in questo caso avrebbe omaggiato il sempre più sdoganato - come accadde già col fantasy e col mondo nerd e geek in generale - universo videoludico. Ora che Secret Level è arrivata su Prime Video con la prima parte dei quindici episodi previsti, possiamo finalmente affrontare la visione, oltre la teorica scommessa iniziale.
Secret Level: videogioco, dove sei?
Se c'è una cosa che The Last of Us prima e Fallout poi hanno dimostrato negli ultimi due anni è che i videogiochi (e di conseguenza i loro appassionati giocatori) si meritano molto più rispetto di quanto gliene sia stato dato finora. Soprattutto, hanno dimostrato - anche quello poco avvezzo a questo tipo di linguaggio - quanto oramai il confine con l'audiovisivo sia sempre più labile. Il potere cinematografico dei titoli che abbiamo citato, insieme a molti altri, è indubbio e rende il gioco una vera e propria esperienza proprio come quella che si prova in una sala cinematografica. Non solo: il livello di spessore delle tematiche affrontate da titoli distopici o sparatutto a volte supera addirittura la controparte, così come le inquadrature e i movimenti di macchina volti a rendere al massimo del realismo i personaggi che siamo diventati attraverso un joypad.
La serie Prime Video sembra celebrare proprio questo livello di qualità, attenzione ai dettagli e profondità raggiunti, costruendo sostanzialmente 15 cortometraggi animati che presentino in breve l'essenza di altrettanti titoli scelti nel vasto mondo videoludico contemporaneo e del passato. Si ferma però in superficie, rendendo le puntate fin troppo simili le une alle altre, tanto da essere quasi sovrapponibili, sfruttando poco il medium animato e mostrando quasi dei filmati in-game.
Questione di selezione
A produrre, Amazon MGM Studios e Blur Studio, fondato dal creatore Tim Miller che dopo il corto dedicato al The Goon fumettistico ed il primo film della saga di Deadpool si era spostato in quella di Terminator con Destino Oscuro prima di approdare su Love, Death + Robots. Se sulla carta si tratta di un progetto ambizioso, è vero che nello show Netflix vi era maggior diversificazione e sperimentazione, non rischiando di appiattire in un certo senso l'offerta di visione allo spettatore.
Certo, il cast vocale originale coinvolto appare incredibile leggendo i nomi che hanno partecipato allo show: parliamo di Arnold Schwarzenegger e del figlio Patrick, e ancora Kevin Hart, Keanu Reeves, Temuera Morrison, Ariana Greenblatt, Heaven Hart, Emily Swallow, Gabriel Luna, Ricky Whittle, Merle Dandridge, Claudia Doumit, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Clive Standen, Laura Bailey e Michael Beach. Non bastano però, come sappiamo oramai fin troppo bene, i nomi altisonanti a catturare il pubblico. Soprattutto quando è coinvolta l*animazione, ci vuole qualcosa che tenga incollati allo schermo. Qui invece si tende ad uniformare piuttosto che a diversificare. Tra l'altro, avremmo voluto qualcosa in più dal contenuto, oltre che dall'impatto visivo.
Secret Level, Tim Miller: "La serie è un'ode al mondo dei videogiochi"
Una serie animata oltre la superficie?
Gli intrecci delle puntate - della durata media di 17 minuti, di fatto dei cortometraggi - non brillano per originalità ma soprattutto sembra mancare loro a volte proprio quello che vorrebbero andare a celebrare: il cuore. La passione incredibile che gli autori di videogiochi mettono nei propri lavori e soprattutto come questi condizioneranno chi starà al di là dello schermo, console accesa. C'è infine la questione della selezione dei titoli coinvolti che lasciano perplessi in quanto forse sarebbero stati maggiormente d'impatto videogiochi che hanno fatto la storia, magari più pop, come Pac-Man, Warhammer o Dungeons & Dragons, per citare i più famosi presenti in Secret Level.
Conclusioni
Secret Level è un’operazione estremamente affascinante più sul lato teorico che su quello pratico. Vuole celebrare il potere dei videogame nell’industria dell’intrattenimento ma nel farlo dimentica per strada ciò che ha reso fondamentali quei successi: passione e sentimento, bisogno di creatività tecnologica, puntare su titoli conosciuti da tutti per catturare il più amplio pubblico possibile. Non un progetto da bocciare, ma uno da cui avremmo decisamente voluto di più.
Perché ci piace
- La magnificenza cinematografica di alcune sequenze.
- Il valore produttivo del progetto.
Cosa non va
- Da una serie di corti animati ci saremmo aspettati più sperimentazione a livello tecnico.
- La selezione dei videogiochi, forse doveva essere più pop.
- Manca troppo spesso il core del progetto, paradossalmente.