Se mi vuoi bene, la recensione: Il ritorno di Brizzi alla commedia sentimentale

La recensione di Se mi vuoi bene, la nuova commedia di Fausto Brizzi con Claudio Bisio sul recupero della condivisione e della capacità di ascoltarsi lontano dalle emoticon.

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Se mi vuoi bene: Claudio Bisio e Valeria Fabrizi in una scena del film

"Le persone le aiuti ascoltandole". È l'imperativo che arriva dall'ultimo film di Fausto Brizzi, un monito al ritorno alla gentilezza, alla condivisione del tempo, all'ascolto reciproco lontano da emoticon e slogan urlati. Il regista, abituale frequentatore di commedie corali, torna in sala a pochi mesi da Modalità aereo, ma come leggerete nella recensione di Se mi vuoi bene, cambia tono allontanandosi da una comicità puramente ridanciana a favore di quella che negli Usa chiamano dramedy e in Francia comédie dramatique: è il genere che lo riavvicina al suo esordio, Notte Prima Degli Esami, o al successivo Ex.

È la commedia dalle sfumature più malinconiche e romantiche, quella che strappa sorrisi e insieme riflessioni amare. Se mi vuoi bene non è un film perfetto, ma trova un suo posto nella produzione bulimica di commedie degli ultimi anni, tutte uguali e non di rado dozzinali; modelli narrativi e personaggi sono quelli che abbiamo avuto modo di vedere già altrove, ma insieme a Herbert Simone Paragnani, Mauro Uzzeo e Martino Coli, Brizzi riesce a tessere un racconto che, almeno per tutta la prima parte, ha ritmo, diverte e commuove.

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Una trama da commedia sentimentale

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Se mi vuoi bene: Gian Marco Tognazzi in una scena del film

La febbre odora di casa dei nonni, di minestra con il formaggino, di fumetti e quando hai otto anni è la cosa più bella che ti possa capitare. Diego di anni ne ha quarantacinque e non ha la febbre, ha invece quello che i poeti chiamano "male di vivere"; è depresso, in buona compagnia di personaggi che come lui lo sono stati da Flaubert a Edgar Allan Poe e a tutti i cantautori italiani. Il prologo di Se mi vuoi bene si apre così con Claudio Bisio/Diego che guarda in camera, rompe la comfort zone della quarta parete e si rivolge direttamente allo spettatore, raccontando di quello che da lì a pochi minuti diventerà un maldestro tentativo di suicidio: salvato dal tappo difettoso della vasca. La storia prosegue con la presa di coscienza del nostro depresso cronico, che dopo il provvidenziale incontro con Massimiliano (Sergio Rubini), proprietario di un negozio delle chiacchiere che non vende nulla se non la possibilità di condividere uno spazio fuori dal tempo e chiacchierare, capisce qual è la soluzione al suo impasse emotivo: fare del bene a tutti i suoi cari.

Personaggi tragicomici

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Se mi vuoi bene: Claudio Bisio e Gian Marco Tognazzi in una scena del film

Dopo aver individuato con tanto di mappa e piglio analitico i problemi che secondo lui li affliggono, inizierà a mettere in scena il suo personalissimo teatrino che finirà per coinvolgere e stravolgere la vita di tutti i personaggi che gli ruotano attorno: una madre gattara, un padre ex giocatore di tennis che vive nel rimpianto di non aver giocato la semifinale degli internazionali contro Kenny Marshall, una migliore amica single un po' Bridget Jones, un fratello artista "incompreso", una figlia workhaolic, una ex moglie che si arrabbia al solo vederlo e una coppia di amici male assortita, lui commercialista onnivoro, lei fisioterapista vegana.

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Se mi vuoi bene: una scena Lorena Cacciatore e Maria Amelia Monti

Ambientata a Torino con i suoi caffè, i portici, la sua anima gentile, la storia scorre senza inciampi e snocciola una carrellata di situazioni tragicomiche; torna il modello del film corale, qui Fausto Brizzi riunisce una squadra di attori-amici molti dei quali visti in Ex, e resiste anche la struttura a episodi - uno per ogni componente di questa bizzarra famiglia. L'alternanza dei toni funziona, ma la scelta più riuscita è forse quella che regala al film una sorta di realismo magico, complice il Negozio delle Chiacchiere: è uno spazio romantico, sospeso nel tempo, crepuscolare come i personaggi che lo abitano, Edoardo (Flavio Insinna), un attore spiantato, e Massimiliano (Sergio Rubini), il proprietario di quel negozietto, che passa il tempo a vendere lingue di gatto e chiacchiere, perché "le chiacchiere non invecchiano, non si rompono, volano via, sono magiche, non scolorano".

Un cast affiatato

Meno organica e forse più didascalica la seconda parte del film, che nulla toglie però alle brillanti interpretazioni di un cast capace di rappresentare tutte le sfumature dei caratteri che si agitano sullo schermo. Bisio fa appello al suo talento da teatrante, parla con il pubblico e insieme ai compagni di scena restituisce tempi comici perfetti; a Lucia Ocone invece il regista regala finalmente più spazio e la possibilità di lavorare su un'inedita cifra sentimentale, chapeau all'ironica Valeria Fabrizi, nei panni dell'anziana madre di Diego, che vive di gatti e insospettabili amanti.

Conclusioni

Come emerge dalla recensione di Se mi vuoi bene, il film si lascia piacevolmente guardare in una equilibrata alternanza di toni. La scelta della commedia sentimentale funziona, il cast sa interpretarne bene lo spirito e il ritmo. Risate e non solo, in un film sull'amicizia e la capacità di salvarsi ascoltandosi. La trovata del negozio delle chiacchiere regala una dimensione da realismo magico.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • I toni da commedia sentimentale regalano al film una inedita gentilezza.
  • La dimensione tragicomica perfettamente incarnata dal depresso cronico, Claudio Bisio/Diego.
  • Un cast brillante, capace di rappresentare le sfumature dei personaggi.
  • Il negozio delle chiacchiere: se fosse un franchising, tutti ne vorremmo uno nelle nostre città.

Cosa non va

  • La seconda parte del film diventa più didascalica e prevedibile fino all'ostentato trionfo dei buoni sentimenti.
  • Modelli narrativi e personaggi sono quelli che abbiamo avuto modo di vedere già altrove.