Recensione A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare (2006)

A Scanner Darkly ripropone il lavoro di Philip K. Dick in maniera più che fedele, ancorandosi ad esso senza cercare di suggerire qualcosa di più.

Se la fedeltà è un limite

Presentato nella sezione En certain regard dello scorso festival di Cannes, esce nelle nostre sale A Scanner Darkly, adattamento cinematografico di uno dei più celebri lavori di Philip K. Dick, Un oscuro scrutare, pubblicato in Italia da Fanucci.
L'approccio di Linklater al materiale originale ed alla sua rappresentazione cinematografica è duplice e vagamente schizofrenico: se dal punto di vista formale Linklater sceglie la strada della sperimentazione (?) visiva, utilizzando la stessa tecnica con cui aveva realizzato Waking Life, da quello contenutistico si aggrappa con rispetto filologico ed un pizzico di disperazione al testo di Dick.

A Scanner Darkly ripropone infatti pagine e pagine di dialoghi in maniera più che fedele, ancorandosi ad esse senza cercare di suggerire qualcosa di più; e proprio in questo risiede il più grande limite di un film che conta comunque su un cast di tutto rispetto - in ottima forma e spunto per numerose riflessioni intra- e metacinematografiche - e su un aspetto visivo comunque insolito (per quanto a lungo andare un po' stucchevole e mai completamente giustificato, se non per le ragioni di budget addotte dallo stesso regista).

Per quanto autore letterario di grandissimi spessore ed importanza, Dick lavorava su temi ed ossessioni che - per quanto ancora attuali - oggi sono stati mediamente metabolizzati dal pubblico e dalla cultura di massa in generale; nello specifico di questo film, il controllo occulto da parte del potere, la paranoia che spazia dal sociale al personale, la droga come strumento di controllo, l'impossibilità di mettere a fuoco un mondo coerente e persino un'identità non frammentata. L'unico sforzo (se così si può definire) effettuato la Linklater per deviare e attualizzare il testo di Dick riguarda un parallelo - scontato e non pienamente sufficiente - tra la guerra governativa alla droga del film e quella al terrorismo nel mondo reale, mossa questa che non basta, da sola, ad evitare di porsi domande relative al senso ed all'utilità tutta del film, anche - a livello più superficiale - dei numerosi film, più o meno riusciti, che nel corso degli anni hanno raccontato la vita strafatta e stralunata di gruppi di tossicodipendenti.