Maccio Capatonda, Sconfort Zone e il pensiero mindfulness: "Bisogna vivere al presente"

"Avremmo un futuro solo se capiamo le condizioni del presente, senza agire impulsivamente agli stimoli", spiega Marcello Macchia, tornato su Prime Video con una serie diventata già un caso.

Maccio in Sconfort Zone

Si può sfidare l'egemonia dell'algoritmo? Si può sfidare la nostra società, votata alla performance e al risultato? Addirittura, si possono sfidare i propri fan, mostrando la realtà umana dietro la maschera artistica? Ve l'abbiamo detto, e ve lo ripetiamo: sì, se il modus operandi è quello di Marcello Macchia alias Maccio Capatonda, che ri-disegna il proprio immaginario nella serie Sconfort Zone (in streaming su Prime Video), che dirige insieme ad Alessio Dogana.

Maccio Capatonda Alessio Valerio Desiro
Maccio insieme a Valerio Desirò

In verità, nelle otto puntate, che seguono Maccio alle prese con una crisi artistica, e una conseguente terapia d'urto che dovrebbe riaccendere l'ispirazione, c'è un atteggiamento in piena mindfulness; una piena conoscenza di sé che non può essere estromessa dall'hic et nunc. Conta il presente, e conta il (nostro) pensiero in relazione all'istante. Per Marcello / Maccio la serie parte da elementi autobiografici, divenendo una sorta di seduta psico-analitica, in cui la comicità diventa il linguaggio con cui affrontare i propri demoni. "In media percentuale, la serie parte da una mia esperienza", spiegava l'autore, presentando la serie, "Sono entrato in un loop: scrivere una serie senza avere ispirazioni. Girarla è stata una grande sconfort zone, ma ho lavorato con un cast e una troupe incredibile".

Sconfort Zone e il presente di Maccio

Come vi avevamo già anticipato nella nostra opinione (potete leggere qui la recensione), Sconfort Zone parte da un presupposto: per innovarsi bisogna guardare avanti. In questo senso, lo script firmato da Maccio e Alessandro Bosi, Mary Stella Brugiati, Danilo Carlani e Valerio Desirò (anche attore, insieme a Francesca Inaudi, Giorgio Montanini, Camilla Filippi, Luca Confrotini) sottolinea uno stato sociale dopato e tossico. Come riflette Maccio Capatonda, durante la nostra video intervista: "Dovremmo guardare al presente. Dovremmo stare al passo con i tempi. Il passato è una cosa a cui guardiamo, ma non deve imbrigliarci. Vengo da un corso di meditazione che ci ha spinto a guardare la realtà così com'è senza condizionamenti. Voglio stare nel qui e nell'ora. E poi evolvermi".

Per l'autore, il futuro non può essere diviso dal presente: "Avremmo un futuro solo se capiamo le condizioni del presente, senza agire impulsivamente agli stimoli. Viviamo sballottati da una serie di stimoli a cui reagiamo quasi ciecamente. Dobbiamo invece tornare a reagire attivamente, e verso un futuro migliore. Il problema, però, è che viviamo con troppi stimoli". Curioso, tra l'altro, che il film preferito di Marcello Macchia sia proprio Ritorno al futuro: una straordinaria esposizione pop di quanto i cambiamenti siano indissolubilmente legati alla nostra percezione.

Sconfort Zone, recensione: la serie di Maccio Capatonda è una cosa seria Sconfort Zone, recensione: la serie di Maccio Capatonda è una cosa seria

Un finale rivelatore

A proposito di cambiamenti, i personaggi mitologici coniati da Maccio Capatonda (da Mariottide in giù) sono stati metaforicamente (e solo metaforicamente!) annientati, in funzione di un nuovo linguaggio. Sul tema, il comico ha confidato che: "Volevo esplorare una nuova via, un nuovo linguaggio, un nuovo modo per realizzare una serie, esplorando me stesso, mettermi a nudo rispetto un pubblico che non mi ha mai visto così". Nessuna intenzione di "uccidere" quei personaggi, ma solo di lasciarli in stan-by. "Non voglio assolutamente accantonare i miei personaggi. Li vedete uccisi nel trailer sotto forma di gag, ma era chiaro che per la serie si doveva partire da uno sguardo più umano".

Francesca Inaudi Maccio Capatonda Sconfort Zone
Insieme a Francesca Inaudi

Per spiegare al meglio la struttura meta-narrativa, Sconfort Zone culmina con una scena in bianco e nero, in cui ritroviamo nel ruolo di se stessi Valerio Lundini, Edoardo Ferrario e Fru. Un finale, secondo Maccio, che "Doveva rappresentare la realtà. C'è un gioco meta-linguistico in cui mostriamo la serie che siamo riusciti a girare, dopo le prove della serie stessa. È un escamotage per creare una discrepanza tra i due mondi". In fondo, è questo che suggerisce lo show di Maccio: creare una frattura tra il nostro essere il nostro apparire. Solo così potremmo essere in grado di cogliere l'attimo, vivendo fino in fondo.