"Il sesso di qualità deve essere un po' scomodo". Nel senso che ci deve essere un po' di tensione, un po' di apprensione, ma non troppa. Se sei troppo tranquillo, troppo rilassato non viene bene. E se lo dice Franco Trentalance, uno che se ne intende, c'è da credergli. Franco Trentalance non è diventato un attore porno per caso. Ha sempre sognato di farlo, da quando, a 17 anni, ha iniziato a frequentare i cinema porno a Bologna. Andava sempre al primo spettacolo, alle 16, quando non c'era nessuno, e studiava. Sì, studiava le posizioni, cercava di imparare i segreti di quello che è un lavoro serio, faticoso, per il quale bisogna essere professionali, preparati, anche fisicamente, come degli atleti. Questa storia, e tante altre, le trovate in Sarò Franco, il documentario di Alessio De Leonardis, la naturale prosecuzione dell'autobiografia di Trentalance Ritrattare con cura, in uscita al cinema il 22, 23 e 24 novembre. Il documentario chiude il cerchio, completa e conclude un'opera di analisi sua e di chi gli sta vicino.
Sarò Franco, una vita un po' porno è il racconto della carriera di Franco Trentalance, ma anche uno spaccato del mondo del porno e dei suoi cambiamenti, e soprattutto della scelta, mai facile, che fa chi intraprende questa carriera. È un gran bel film, molto interessante, a cui partecipano altri attori, ma anche giornalisti, come Giuseppe Cruciani, e un mental coach come Italo Pentimalli, autore del best seller Il potere del cervello quantico, per nulla preoccupato di apparire in un documentario in cui si parla di pornografia. Il cinema porno è antico come il cinema stesso: il primo film è stato realizzato nel 1896 da un certo Albert Kirchner, uno che girò anche La passione di Cristo, che sapeva muoversi tra sacro e profano. Oggi, dopo l'era dei cinema a luci rosse, delle videocassette e dei dvd, è l'era di internet, dove un sito come Pornhub può contare miliardi di visite. La signora che gestisce il cinema Excelsior di Bologna dice che, al contrario di chi ridacchiava fuori dal cinema guardando le locandine, nel mondo del porno non c'è niente da ridere. Al cinema andava gente che si rilassava, e discuteva del film. Non c'è niente da ridere, infatti. Chi fa questo lavoro lo fa con grande serietà.
Prima si diventa di successo, e poi si ha successo
Quando lei diceva che lavoro fa, è capitato che ci fosse chi ironizzasse?
Per quella che è la percezione che ne ho io, da parte degli uomini c'è una sorta di stima, nell'immaginario è il lavoro dei sogni, al pari di un campione sportivo c'è una stima di fondo perché fai un mestiere ambito e allo stesso tempo difficile. Di questo si rendono conto le donne, che, avendo rapporti con gli uomini, sanno che non è un'attività semplicissima. È inevitabile che in certi casi ci siano anche quelle battutine un po' scontate che però credo nascano sempre da una base di rispetto. Battutine come "io ce l'ho più lungo", "anche tu prima o poi fallirai", "se avessi cominciato io ti avrei bruciato la carriera".
C'è anche il bagnino romagnolo che fa battute simpatiche, come "tu sei Franco, ma io sono Rocco"...
Il bagnino è un caro amico. Quando lavoro come mental coach lo uso proprio come esempio, come prototipo, parlando di tanti colleghi dello spettacolo che, pur avendo grandi successi, sono sempre al limite della depressione e dello sconforto, mentre il bagnino è sempre soddisfatto di ciò che fa, di ciò che crea e di com'è. Conosco più gente di successo tra i miei amici bagnini che tra i colleghi dello spettacolo.
Nel film, durante una delle sue lezioni, dice che prima si diventa di successo e poi si ha successo...
L'avere successo è qualcosa che noi demandiamo agli altri: quanti biglietti ho venduto, quanti like ho, quante visualizzazioni, quanti articoli ho scritto. È un curriculum che viene dato in mano a qualcosa di esterno a te. Io ho successo se raggiungo questi numeri. Essere di successo è qualcosa che parte dall'interno. È un modo di sentirsi, e un modo di essere. Se tu sei intimamente di successo, e tutti abbiamo qualche elemento per sentirci in questo modo, sei molto più forte, perché sarà una conseguenza di ciò che sei e non qualcosa di volatile che dipende da umori altrui.
Sarò Franco, una vita un po' porno, trailer in esclusiva del documentario su Franco Trentalance
Oggi è più difficile diventare delle pornostar
Nel film racconta di aver avuto il sogno di fare questo lavoro da giovane, e andava al cinema di pomeriggio per studiare le posizioni...
In realtà questo si lega alla domanda di poco fa. Io mi sentivo già intimamente un attore. Se parli con i campioni sportivi, il novanta per cento di loro sognava da ragazzino di diventare un grande del tennis, del calcio, del basket o della Formula 1. Io mi sentivo così: da lì a diventarlo veramente c'è voluto del tempo... andavo al cinema a 17 anni, da minorenne, e ho iniziato a fare l'attore a 28. Non ho mai perso la convinzione, e aver iniziato un po' dopo mi ha aiutato a gestire molto meglio la mia carriera. Da qui ho continuato a studiare: cercavo sempre di migliorare la posizione, l'intesa, la fluidità del gesto atletico, della performance. Come per ogni professionista di qualsiasi lavoro, se hai passione continui a studiare.
I video caricati su Pornhub sono stati visti 43 miliardi di volte. Come è stato per lei il passaggio dal cinema porno di una volta al nuovo porno sul web? Una volta i film a luci rosse avevano una trama...
La principale linea di confine tra il vecchio e il nuovo era quella. Io sono stato fortunato perché ho vissuto la coda finale del film su pellicola, la golden age del VHS: la gente dimentica le centinaia e centinaia di videonoleggi sparsi ovunque, dove noleggiavi i film, porno e non, e ci passavi il weekend, e le edicole notturne. Il dvd è stato un grande periodo, con qualche crepa dovuta alla pirateria, perché il dvd era più facilmente duplicabile della vhs. E poi c'è stata internet che ha definitivamente mandato in crisi le produzioni italiane ed europee a favore del Made in Usa. È un'invenzione loro, bravi loro. L'epoca di internet l'ho solo sfiorata. Avevo già iniziato a fare televisione, teatro, a scrivere libri, avevo già diversificato e non ho subito questo trauma. Mi spiace vederlo ora, perché è molto più difficile per attori e attrici diventare delle star, non c'è più il prodotto che fa una vera differenza, un film di qualità con una storia dove la tua faccia rimane impressa perché sei protagonista di un film. Ora gli attori sono quasi intercambiabili, le attrici, per quanto belle e brave, fanno più fatica ad emergere. A trombare sono capaci tutti, a creare un alone da divo, o da diva, servono altre qualità. E poi è un fatto di minutaggio: se un film durava 100 minuti i protagonisti li vedevi a lungo, anche extra trombata. Se un film dura 15 minuti, ed è di gruppo, gli attori li vedi poco.
Mi sentivo libero da attore porno, ma la vita è evoluzione
A un certo punto racconta il momento in cui si chiede se fare qualcosa che non le piaceva per accontentare gli altri, o quello che era il suo sogno, ed essere se stesso...
... e ovviamente rischiando. Quando mi fanno una domanda come questa faccio sempre un gesto di ammirazione verso le mie colleghe donne. Siamo sinceri: ci vuole più coraggio per fare quella scelta da donna che non da uomo. E allora chapeau alle attrici che fanno questa scelta. Detto questo, anche per un uomo non è semplice. Adesso è molto più pop fare porno rispetto a oltre 20 anni fa quando ho iniziato io. Per quanto fossi un uomo non tutti erano felici di salutarmi per strada. E lì torniamo di nuovo al sentirsi sicuri di sé, a non accettare dei compromessi che ti tolgono la qualità della vita, accettare il rischio, avere coraggio.
È difficile uscire dal personaggio del pornodivo? Ci si sente più liberi dopo?
Mi sentivo libero da attore porno. Però poi la vita dovrebbe essere evoluzione. Ho scelto di ritirami per più motivi. Il primo è che, al pari di un campione sportivo, devi decidere quando chiudere la carriera, quando sei ancora all'apice, o in fase declinante. Io ho scelto la prima opzione. Secondo: avevo un po' esaurito la pazienza. La dote principale di un attore, anche tra gli attori di cinema, è la pazienza: devi ascoltare il produttore, il regista, il direttore della fotografia. Devi avere una grande pazienza. E dopo 20 anni in cui senti "più forte, più piano, alzati, abbassati, più a destra, più a sinistra", quando finisci la pazienza, questo vale per tutti gli uomini, fai fatica a funzionare bene. Ho meno voglia di star a sentire. L'ultimo motivo è che volevo dedicare più tempo alle mie passioni, a cui prima avevo dedicato ritagli di spazio e tempo. La scrittura, il coaching, il vino, che produco, ora sono tutte cose a cui posso dedicare più tempo.
Io e Rocco Siffredi: una grande rivalità
Come sono i rapporti tra lei e Rocco Siffredi? C'è stata rivalità o amicizia?
C'è sempre stata una grande rivalità. Nonostante io debba riconoscere a Rocco Siffredi che, tra i miei primi, due li feci con la sua regia. Devo dargli atto di essere stato un buon talent scout. Detto questo siamo rivali, siamo tutto fuorché amici. Ma questa cosa è stata un po' spinta da voi giornalisti. Nel corso degli anni i media hanno creato quella zizzania che ha reso i rapporti un po' freddi. È una cosa che è durata nel corso degli anni, ma in fondo tra noi non è mai successo nulla. Era solo un attrito dovuto a mille piccole provocazioni che, nel corso degli anni, sono andate avanti. Ma io lo rispetto: è un grande professionista. E ancora non si è stancato.
Rocco Siffredi: "Io e il mio sesso soli contro tutti"
Nel film un elemento ricorrente è la nostalgia del porno degli anni Ottanta e Novanta. Cosa aveva di magico quel mondo?
Non voglio passare per quello che dice: com'era bello ai miei tempi. Per dire, per me le donne non depilate non mi attraggono. Se avessi iniziato il porno 10 anni prima avrei beccato l'era del pelo, che mi avrebbe intristito molto. Sono felicissimo di aver iniziato in epoca più moderna. È stata un'epoca d'oro in termini di espansione, di sdoganamento del settore. Mi fa piacere di essere stato uno dei rappresentanti dello sdoganamento: prima di me e di Rocco, la parte maschile non era ancora sdoganata, mentre Moana, Selen, Cicciolina erano già accettate. In questo c'è una bella contraddizione. Era più tabù l'attore uomo che non l'attrice donna. Prima del mio reality del 2008, La talpa, è stato il punto di svolta a livello mediatico del pornoattore uomo. Tant'è che Rocco Siffredi fece L'isola dei famosi, ma a distanza di qualche anno. La talpa era un programma per famiglie, su Italia 1, con daytime quotidiano. Gli autori sono stati dei pazzi a prendermi, ma è andata bene.