La faglia di San Andreas torna a tremare, e con lei tutta la California e pure il Nevada: preparatevi per la catastrofe sismica del secolo. A oltre 40 anni dall'antesignano Terremoto del 1974 con Charlton Heston e Ava Gardner, c'è stato nel frattempo l'avvento della computer graphic, che intanto ha fatto passi da gigante: per cui stavolta il sisma assume dimensioni quasi apocalittiche, con Los Angeles e San Francisco novelle Sodoma e Gomorra, con tanto di maremoti e inondazioni.
Insomma: "Scene pericolose.... e quando dico pericolose me riferisco a scene de crolli, terremoti, inabissamenti, stupri ... tutto! Te basta?", come diceva letteralmente il mitico Oscar Pettinari in Troppo forte. Sarebbe perfetto per lui questo San Andreas, disaster movie in piena regola che rispetta tutti i canoni del genere e ne ripropone nel bene e nel male il campionario completo dei vari clichés: e se c'é uno ancora più forte di lui oggi come oggi (anche se non ha mai fatto La palude del caimano in Rhodesia) e che può fronteggiare il terremoto più forte della storia, quello è sicuramente Dwayne Johnson.
La terra trema, The Rock no
The Rock è ormai definitivamente consacrato come il nuovo everybody's hero. Piace a tutti, grandi e piccoli, ed è il perfetto eroe d'azione per tutta la famiglia (due anni fa ha fatto anche il testimonial della campagna Got Milk? "anche gli eroi hanno bisogno di latte fresco"): passa con disinvoltura dai fumettoni come G.I. Joe: La vendetta a roba più tosta come la saga di Fast & Furious, sarà Black Aadam in Shazam! ed è stato Hercules - Il Guerriero, l'eroe per antonomasia. E poi è un simpaticone, tempo fa ci disse che se avesse potuto interpretare un action hero del passato avrebbe voluto essere Indiana Jones o Han Solo: basta e avanza, my new best friend forever. Era questione di tempo prima che lo vedessimo fronteggiare qualche catastrofe di proporzioni apocalittiche in un action disaster che si propone di rilanciare alla grande le ambizioni del genere. Se di rilancio si può parlare, visto che il film catastrofico, per definizione associato all'idea di popcorn e intrattenimento puro senza grandi pretese drammaturgiche, non passa mai veramente di moda, spesso smuove le masse e in genere conta tra le fila dei suoi fans insospettabili adepti.
Disaster pleasure
Perché diciamocelo, il disaster movie per molti è un vero e proprio guilty pleasure. Tutti pronti a parlarne male, ma alla fine quella sorta di curiosità ed eccitazione un po' morbose di assistere alla messa in scena di disastri naturali o eventi catastrofici di vario genere, ha contagiato il pubblico a partire dagli anni '70 decretandone il successo (con i vari Airport, L'inferno di cristallo, Terremoto o L'avventura del Poseidon), e fino ad oggi non l'ha mai realmente abbandonato, ripresentandosi ogni volta in cui i disastri da ammirare sullo schermo si ripropongono in tutta la loro devastazione. Disastri naturali come valanghe, inondazioni, incendi, terremoti, vulcani, surriscaldamento globale e chi più ne ha più ne metta; oltre naturalmente alla variante dei sopraccitati incidenti aerei, naufragi e inabissamenti. E non scordiamoci gli alieni di Independence Day che negli anni '90 ci lasciarono allibiti distruggendo la Casa Bianca grazie all'avvento del CGI. Qualunque sia la sua natura o causa, l'importante è che di disaster si tratti. Inquietudine del genere umano? La materializzazione delle nostre paure? O magari é solo entertainment.
Sotto le macerie
Questo San Andreas di Brad Peyton (che ritrova Dwayne Johnson dopo il Viaggio nell'isola misteriosa), come dicevamo rispetta in pieno i canoni del genere nel bene e nel male. Da un lato, la parte action disaster che è visivamente molto coinvolgente, ed in fondo è quello che ci si aspetta da questo tipo di film: un buon 3D, con un giusto mix tra computer grafica e scene girate dal vivo che conferiscono un certo realismo. La botta stavolta é veramente forte, vengono giù tutta Los Angeles e pure San Francisco con tanto di tsunami: grattacieli che si sbriciolano, autostrade e dighe che crollano, la terra che si spacca e una mega onda che travolge il Golden Gate Bridge e tutta la Baia. E fino a qui ci siamo. Dopodiché, sotto le macerie poco e niente.
Parlando sempre di canoni, di solito nel genere si intrecciano sullo sfondo varie le storyline di altrettanti personaggi: in questo caso (oltre all'immancabile scienziato che aveva previsto tutto ma nessuno lo ascolta) c'è la storiella di ricongiungimento familiare (Dwayne tenta di salvare moglie e figlia dal terremoto nonché il suo matrimonio) che rappresenta un vero cliché, e oltretutto stavolta è veramente troppo banale, con i suoi protagonisti che danno vita a momenti surreali e quasi sempre a dialoghi improbabili. Facile sconfinare nella retorica in questo genere di film: per cui o si abbandonano completamente le velleità drammaturgiche (che di solito è auspicabile) e ci si butta magari sull'ironia, oppure se si decide di prendersi troppo sul serio come in questo caso, bisogna che ci si sforzi di andare oltre la mera retorica o le semplici frasi fatte pronunciate da personaggi piatti e stereotipati.
Si parla sempre di sospensione dell'incredulità come condizione sine qua non, ma in questo caso il problema non è accettare che The Rock (con tutto il bene che gli vogliamo, a lui e anche all'improbabile e sexy Alexandra Daddario con alla sua canotta bagnata) esca illeso da sotto le macerie senza ammaccature, anzi quello te lo aspetti: piuttosto, oltre alla forzatura di quasi tutte le svolte narrative, quello a cui si fa fatica a credere sono le reazioni dei protagonisti che davanti a scene apocalittiche fanno terapia di coppia autogestita come se fossero sul divano di casa con thé e biscotti. E pensi che forse, anche con 100 milioni di budget, oltre alla gioia per gli occhi dei crolli e delle esplosioni, due dialoghi scritti un po' meglio uno se li potrebbe pure aspettare. "Ricostruiremo tutto", esclama Dwayne alla fine (sei sempre il nostro eroe): in bocca al lupo e sotto coi bicipiti, perché da L.A. a San Francisco stavolta non è rimasto in piedi davvero neanche uno scantinato per cui ci sarà da fare.
Movieplayer.it
2.5/5