Rifugiarsi dietro un cancello per proteggersi da qualsiasi minaccia, sentirsi al sicuro, allontanare il problemi del mondo. Fondata su questa illusoria utopia, la comunità di Safe vive all'interno di una zona franca, protetta da telecamere e dalla convinzione che nulla di male potrà mai varcare i suoi confini. Niente potrà mai scalfire la spensieratezza collettiva di un luogo abitato solo da genitori impeccabili, figli obbedienti, famiglie solide, brave persone. Peccato che il Male bussò persino alle porte dell'Eden. Figuriamoci al grande cancello di Safe. Perché il Male non è mai là fuori, ma dentro qualcuno, nascosto in mezzo a qualche bugia, a qualche segreto, a qualche trauma mai davvero rimosso. Safe parla di questo, ovvero di un finto Paradiso costruito per dimenticarsi della fallibilità umana. Parla di famiglie dove si parla troppo poco, parla di un padre che non riesce a superare un lutto, parla di una comunità che affonda nelle sue menzogne travestite da rassicurazioni borghesi.
Scritta da Harlan Coben e composta da otto episodi, la nuova serie Netflix (in arrivo il 10 maggio) è un thriller corale che ricorda vagamente il recente Big Little Lies - Piccole grandi bugie, sia per la struttura frammentata del montaggio (piena di flashback), sia per la volontà di insinuarsi nei lati oscuri delle famiglie dalla bella facciata. Senza mai toccare la raffinatezza della serie HBO, Safe appassiona con la semplicità di una trama classica e con uno spunto iniziale (quello della comunità chiusa in se stessa) dal grande potenziale narrativo. Insomma, potrebbe venir voglia di sbirciare oltre quel cancello.
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Dietro il cancello, sotto il tappeto
Anche se corale nell'impostazione, Safe ha in Michael C. Hall il suo protagonista assoluto. Onnipresente e perno centrale della vicenda, il suo Tom è uno stimato chirurgo vedovo, incapace di dimenticare la traumatica (e misteriosa) perdita di sua moglie. Apprensivo e intenzionato a gestire al meglio la crescita delle sue due figlie, Tom si imbatte nella peggior notte che un genitore possa vivere. Sua figlia maggiore, dopo essere andata ad una festa dedicata ad ogni tipo di eccesso, scompare. Ha così inizio una lunga e affannosa ricerca che scava poco per volta nel marcio nascosto sotto i tappeti di tutta Safe. Ora che i muri da alzare sono tornati alla ribalta, lo show Netflix inverte il punto di vista e crea la minaccia all'interno di una microsocietà occidentale. Il nemico non è là fuori, è qui dentro. Il male non è altrove, è accanto a noi. Attraverso l'indagine di Tom, Safe scardina ogni quotidiana certezza, e insinua atroci dubbi proprio nelle e sulle persone più insospettabili. Richiamo per niente velato di tanti casi di cronaca nera dove la famiglia cela trappole e insidie, la serie insiste sui "non detti" e sulla tipica domanda che muove tante storie: "Cosa saresti disposto a fare per proteggere chi ami?".
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Addio, Dexter
Ci sono ruoli appiccicosi, che rimangono addosso e non vogliono proprio saperne di andare via. Sono personaggi a cui un attore deve essere grato per un successo altrimenti impossibile, ma che, a lungo andare, possono ingabbiare a causa del loro peso nell'immaginario collettivo. Sì, stiamo parlando di Michael C. Hall e di Dexter. Perché, nonostante il carisma di un attore di talento, è difficile non associare l'attore americano al feroce serial killer con il volto sporco di sangue, come se una scintilla di lucida follia attraversasse sempre il suo volto enigmatico. Vista da questo punto di vista, l'operazione svolta da Safe sembra volutamente andare in contrasto con lo squilibrio caratteriale di Dexter Morgan, perché Tom ci è parso un personaggio molto imploso, equilibrato e deciso nel suo incedere. Così la recitazione di Hall diventa sotto le righe e misurata, forse anche vincolata ad un inedito accento britannico. Questo padre dal passato traumatico, dal futuro incerto e non privo di segreti (questo è il nostro sospetto) è il fulcro di una serie non innovativa e non epocale, ma che fa tutto quello che un prodotto serie dovrebbe fare: intrattenere e appassionare. Grazie alla sua formula classica, dove cliffhanger e rivelazioni sono disseminati con mestiere, Safe potrebbe rinchiudervi sul vostro divano senza che ve accorgiate. Se cercate un colpevole, si chiama "binge-watching".
Movieplayer.it
3.0/5