Il documentario Rust: Omicidio sul set diretto da Rachel Mason, in streaming su Disney+, porta gli spettatori sul set dove è avvenuto il tragico incidente che ha causa la morte di Halyna Hutchins.
Il progetto, realizzato da un'amica della vittima, si avvale di testimonianze inedite e video girati durante la produzione del western con star Alec Baldwin segnato dalla morte della direttrice della fotografia, cercando di ripercorrere tutta la serie di errori che ha portato alla presenza di una vera pallottola in una delle pistole usate dagli attori.
Un documentario per raccontare una morte evitabile

Nonostante alcune dichiarazioni e descrizioni potessero far pensare a un progetto biografico dedicato alla vittima di scelte avventate e mancanza di attenzione e rispetto, Rust: Omicidio sul set non ripercorre la vita di Hutchins, offrendone comunque un ritratto sensibile e animato da affetto, concentrandosi piuttosto sulla ricostruzione delle giornate che hanno preceduto la sua morte e sulle successive conseguenze legali, nel tentativo di dare un senso a quanto accaduto.
Mason segue così la produzione, dalla decisione dell'amica di essere coinvolta nella realizzazione del western, e i primi problemi che hanno segnato il lavoro della troupe e del cast, ricordando le prime lamentele nei confronti di Hannah Gutierrez-Reed, responsabile delle armi sul set, e le discussioni che hanno portato molte persone ad abbandonare il progetto. Il susseguirsi di imprevisti e tensioni porta così, inevitabilmente, al 21 ottobre 2021, giorno in cui Alec Baldwin ha impugnato una pistola convinto fosse caricata a salve e, invece, ha colpito il regista Joel Souza e ferito mortalmente Halyna Hutchins.
Il documentario mostra la confusione, l'incredulità e il caos nei momenti successivi all'incidente, mostrando inoltre la disperazione di Baldwin e degli altri membri della troupe alla notizia del decesso. Il regista di Rust condivide anche la sua esperienza personale, svelando quello che ha pensato e provato quando si è trovato in ospedale, totalmente incapace di processare quanto accaduto, non riuscendo nemmeno a immaginare la presenza di veri proiettili sul set.
La ricerca di una verità sfuggente
Rust: Omicidio sul set non esita a criticare l'inesperienza di Gutierrez-Reed, il modo in cui aveva ottenuto l'incarico e la leggerezza che ha contraddistinto il suo lavoro sul set. Il documentario mostra anche gli interrogatori affrontati da Baldwin e la sua reazione dopo aver saputo della morte di Halyna. Uno dei momenti più drammatici, e significativi, del documentario, è quello in cui si spiega come la decisione di abbandonare il set presa da chi era preoccupato per la mancanza di sicurezza sia stata proprio uno degli elementi che hanno contribuito maggiormente al tragico epilogo della storia di Hutchins, essendo stata raggiunta dal proiettile in una posizione dove abitualmente non avrebbe dovuto essere durante i ciak. Halyna, inoltre, ha dato le istruzioni a Baldwin su come girare la scena e dove puntare l'arma, senza poter prevedere che sarebbero stati dei suggerimenti dalle conseguenze tragiche.

Mason, essendo stata grande amica dell'artista, racconta in modo comprensibile e accurato il dolore affrontato dai membri della famiglia di Halyna e da chi la conosceva, soprattutto dovendo fare i conti con il tentativo di fare chiarezza in una situazione che, anche a chi l'ha vissuta, sembra davvero folle e incomprensibile.
Il film, partendo proprio dallo spunto personale, permette anche di compiere un'importante e accurata critica al modo in cui le produzioni a low budget cercano di risparmiare in ogni modo denaro e le condizioni di lavoro, a volte davvero proibitive, in cui sono costrette a muoversi pur di raggiungere gli obiettivi previsti e riuscire a realizzare la visione del regista.
Un racconto senza lieto fine
Nonostante l'uso del materiale che ha portato alle accuse e alle sentenze in tribunale, non si può che assistere impotenti a una ricostruzione che rende chiaro come la colpa non possa ricadere su un unico individuo ma è da imputare anche a un sistema che spesso mette fin troppo in secondo piano i lavoratori e le loro esigenze. Questo elemento, seppur particolarmente interessante e un perfetto spunto per parlare dei problemi dell'industria cinematografica contemporanea, viene purtroppo solo sfiorato e accennato.
La narrazione cerca poi di offrire un qualche tipo di chiusura, senza riuscirci del tutto, spiegando perché è stato deciso di completare le riprese di Rust e mostrando la presentazione del western al Camerimage Film Festival in Polonia, in onore di Halyna, della sua dedizione e del suo lavoro.

Forse enfatizzato dalla sensazione che non sia stata fatta realmente giustizia, fuori e dentro le aule di tribunale, il difetto principale del documentario diventa innegabile negli ultimi minuti del progetto: l'arte di Halyna, che avrebbe meritato una ben più ampia visibilità, non diventa mai realmente protagonista. La sua passione, seppur ricordata e celebrata, e il suo talento appaiono come personaggi non protagonisti di un dramma che si focalizza sul tentativo di capire e dare un senso alla tragedia.
Conclusioni
Il documentario Rust: omicidio sul set, titolo forse più adeguato rispetto all'originale Last Take: Rust and the Story of Halyna considerandone il contenuto, è una visione interessante per comprendere le dinamiche che caratterizzano molte produzioni indipendenti e la vita di chi lavora nel settore cinematografico e televisivo. L'attenzione data alle testimonianze e ai contenuti video realizzati dai membri della troupe, dagli agenti intervenuti subito dopo l'incidente e durante le indagini, permettono di capire la sequenza di eventi che hanno portato alla morte di Hutchins, rendendosi conto di come sarebbe stato possibile evitare una conclusione così drammatica. Davanti a una situazione dai contorni così assurdi, non si può che rimanere colpiti dal racconto misurato e catartico compiuto da Mason per affrontare, in prima persona ma non solo, un lutto che poteva, e doveva, essere evitato.
Perché ci piace
- La regista ha affrontato il progetto con sensibilità e rispetto.
- Il documentario permette di capire meglio le dinamiche esistenti in una produzione indipendente.
- Il progetto accompagna gli spettatori in un percorso che permette alle persone coinvolte di affrontare e raccontare il lutto.
Cosa non va
- Il lavoro e il talento di Halyna Hutchins avrebbe meritato uno spazio più ampio all'interno del documentario.
- Il montaggio frammenta a tratti eccessivamente le testimonianze delle persone coinvolte, diminuendone la carica emotiva.
- La visione lascia in sospeso molti elementi, suscitando la sensazione che sia impossibile ottenere giustizia.