Run Sweetheart Run, la recensione: su Prime Video un thriller / horror senza fiato

La recensione di Run Sweetheart Run, film dove la protagonista partecipa a un incontro con un importante cliente, ignara che questi nasconda un inquietante segreto e che la trascinerà in una notte da incubo.

Run Sweetheart Run, la recensione: su Prime Video un thriller / horror senza fiato

Charlie, giovane madre single, lavora come segretaria per un importante studio legale di Los Angeles. Un giorno il suo capo le chiede di presenziare al posto suo per cena all'incontro con un importante cliente e così Charlie, vestita in un elegante abito rosso, suona alla porta di Ethan, la cui casa si trova in un lussuoso quartiere residenziale. Contro ogni previsione si trova davanti un uomo affascinante e la serata insieme a lui procede nel migliore dei modi, almeno fino a quando non accade qualcosa di imprevisto.

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Run Sweetheart Run: Ella Balinska in un'immagine

Come vi raccontiamo nella recensione di Run Sweetheart Run, la ragazza accetta l'invito di entrare in casa salvo essere poco dopo aggredita da Ethan, in quello che sarà soltanto l'inizio di una notte sempre più folle e pericolosa. Charlie riesce inizialmente a fuggire ma ovunque vada è costantemente braccata da quest'individuo misterioso, che sembra avere mani in pasta un po' ovunque - polizia inclusa - e non le dà un attimo di tregua, sembrando conoscere ogni sua mossa; pian piano un'inquietante e spaventosa verità verrà alla luce...

Qualcuno con cui correre

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Run Sweetheart Run: Ella Balinska in una scena

Produce Jason Blum con la sua Blumhouse, ormai una garanzia nello sfruttare incipit semplici per dar vita a prodotti capaci di far presa sul grande pubblico. La trama di Run Sweetheart Run infatti è quanto mai elementare in quest'occasione, con una protagonista che si ritrova a correre forsennatamente nel tentativo di sfuggire al babau della situazione, la cui reale identità verrà progressivamente svelata con lo scorrere dei minuti, fino a quell'epilogo che si tinge di note marcatamente metaforiche. Il girl-power, la donna che sanguina e dà la vita, la ribellione a una società patriarcale diventano ancora una volta elemento predominante dell'horror, con una sceneggiatura che nelle fasi finali si inerpica in contorsioni potenzialmente rischiose, trovando ad ogni modo una propria quadra per via della smaccata anima di genere che caratterizza l'ora e quaranta di visione.

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Modelli e spunti

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Run Sweetheart Run: Ella Balinska in un frame del film

Nella parte centrale emergono reminiscenze di un cult dello scorso decennio come It Follows (2014), con la protagonista che vive uno stato di profonda d'ansia nel quale pensa di essere inseguita da chiunque: una sensazione non troppo distante dalla realtà, anche se l'inseguitore è uno e uno soltanto e ben presto quali misteri nasconda veramente si dipanano in quell'alone sovrannaturale che dopo la prima parte inizia a prendere il sopravvento sui toni narrativi. Ella Balinska è bella e spaventata al punto giusto per il ruolo da ipotetica vittima in fuga e il danese Pilou Asbæk è perfetto nei panni del diabolico villain, sorriso beffardo e cattiveria insistita stampati in faccia; il resto del cast è quasi puramente accessorio, in quanto si tratta di un'effettiva partita a due, ma da menzionare ad ogni modo la presenza dell'attrice iraniana Shohreh Aghdashloo - cara ai fan della serie fantascientifica The Expanse - in un pur fondamentale ruolo secondario.

Senza respiro

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Run Sweetheart Run: Ella Balinska in una foto

La regista Shana Feste, anche autrice della sceneggiatura, è brava nel non lasciare un attimo di tregua, con la tensione costante saggiamente schiava di dinamiche action frenetiche e totalizzanti, non priva di ironia - come quando cita alcuni leit-motiv simbolo degli slasher o ancora un classico del calibro di Non aprite quella porta (1974) - e in grado di rendersi accattivante fino alla resa dei conti finale, evitando tempi morti di sorta. In un paio di passaggi si gioca anche con il pubblico nello sfondamento della quarta parete e compare in una manciata di occasioni la scritta Run in rosso acceso in sovrimpressione, a sottolineare un momento topico e la disperata corsa che la protagonista si troverà costretta a fare nel tentativo di sopravvivere ancora per un po', in attesa di quell'alba che potrebbe tramutarsi per lei in insperata ancora di salvezza.

Conclusioni

Giovane e bella segretaria per uno studio legale, Cherie sostituisce il suo capo ad un incontro con un importante cliente, ignara che questi abbia qualcosa da nascondere. Quella nata come una serata piacevole, si trasforma per lei ben presto in un incubo e in una fuga disperata e continua per le strade di Los Angeles, con il suo inseguitore sempre e comunque alle calcagna. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Run Sweetheart Run, ci troviamo davanti ad un thriller che si tinge di sfumature horror nella disperata lotta per la sopravvivenza della protagonista. Una sana anima da b-movie, riferimenti più o meno alti e ritmo e tensione ad alti livelli garantiscono cento minuti di godibile intrattenimento di genere, con due protagonisti azzeccati.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Tensione e divertimento, tra thriller e horror.
  • Una trama semplice e lineare messa in scena con efficacia.
  • Riuscita l'alchimia antitetica tra i due protagonisti.

Cosa non va

  • Lo spettatore che si aspetta la verosimiglianza a tutti i costi potrebbe rimanere deluso dalla svolta narrativa del film.