Rumba Therapy, la recensione: quando la danza parla più della voce

La recensione di Rumba Therapy, film comico francese diretto da Franck Dubosc e in uscita nelle sale l'8 settembre 2022.

La danza è una forma di espressione che viene a volte messa in secondo piano e attribuita solo alle donne, considerata sinonimo esclusivamente di femminilità e talvolta di sessualità. Questo è ciò che pensa anche Tony: un uomo di mezz'età rozzo, maschilista, razzista, impacciato, e soprattutto solitario, che però subisce un cambiamento radicale da quando il ballo entra nella sua vita. La sesta arte sarà quindi anche il cuore nella nostra recensione di Rumba Therapy, pellicola francese in uscita nelle sale l'8 settembre 2022.

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Rumba Therapy: Franck Dubosc in una scena del film

Un lupo solitario che diventa farfalla

Potremmo definire Tony, interpretato da Franck Dubosc (il quale dirige anche la pellicola) come un uomo abitudinario, che si accontenta della sua vita così com'è e non desidera nulla di più. Fa l'autista di scuolabus, è in buoni rapporti con i colleghi ma li tiene a distanza senza considerarli amici, non ha una famiglia, non ha persone a cui tiene e ciò gli va bene. Quando però fa un infarto e capisce che la sua esistenza è appesa a un filo decide di cambiare, scegliendo come "ultimo desiderio" di incontare sua figlia Maria.

Nel corso di Rumba Therapy non ci viene mai spiegato il perché Tony decida di abbandonare la compagna nonché madre di sua figlia quando la bimba aveva appena dieci mesi, ma quando si reca dalla vecchia fiamma questa gli dice dove trovare Maria. La ragazza, ormai adulta, lavora come insegnante di danza latinoamericana; il protagonista è risoluto nel rivelarle di essere suo padre, ma per farlo dovrà riuscire ad avvicinarvisi, e l'unica soluzione è proprio imparare a ballare.

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Rumba Therapy: Franck Dubosc in una foto

Ha inizio quindi il percorso di sviluppo di Tony, quasi una bildungsroman che lo porta lentamente ad abbandonare i modi e le abitudini passate, costruendo pezzo per pezzo una nuova identità. Il protagonista, inizialmente un muro invalicabile, si scompone mattone per mattone, lasciando alle persone che lo conoscono degli spiragli per poterlo finalmente conoscere meglio e svelando la sua vera personalità, seppur in modo impacciato e insicuro.

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Una commedia non troppo comica

"Morire è facile, la parte difficile è vivere", queste sono le parole che un medico improponibile - ma di questo parliamo in seguito - dice al protagonista dopo il suo primo infarto, ancora nel letto d'ospedale. E queste parole non potrebbero essere più che vere per Tony, il quale fa una fatica immensa a uscire dal suo guscio e soprattutto ad accettare l'aiuto delle persone che lo circondano e che, a differenza di quanto egli pensi, in realtà tengono a lui.

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Rumba Therapy: Marie-Philomène Nga in una scena del film

Prima fra tutte vi è Fanny, vicina di casa di Tony che non solo si distacca dagli altri personaggi secondari di Rumba Therapy in quanto non rappresenta una caricatura comica di stereotipi cliché del genere, ma ruba la scena a ogni apparizione. La donna svolge infatti il ruolo di compagna di ballo per il protagonista, imparando passo passo insieme a lui a danzare e, al contempo, sviluppandovi un'amicizia vera e sincera. Potremmo quasi definirla un angelo custode per l'uomo solitario, nonché un elemento nevralgico all'interno del suo percorso di crescita.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, questi sono a dir poco eccentrici, nonché uno dei pochi veri elementi comici all'interno di Rumba Therapy. Nonostante la pellicola venga inserita nel genere infatti, non aspettatevi gag o risate copiose, bensì una storia leggera e scorrevole, che non vi farà scervellare o riflettere per giorni una volta conclusi i titoli di coda.

La danza come ossigeno

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Rumba Therapy: Louna Espinosa in una foto

Ovviamente è la danza a essere il cuore pulsante del film: almeno un terzo dei 102 minuti totali di narrazione è occupato da scene di persone che ballano, ma queste non diventano mai noiose o ripetitive. A ogni canzone Tony subisce un'evoluzione, non solo nella sua tecnica inizialmente discutibile, ma soprattutto interiore; la rumba gli entra nel sangue poco a poco, fino a diventare una vera passione, un ossigeno senza il quale non può vivere.

Franck Dubosc svolge un lavoro eccellente nei panni del protagonista, sia per quanto riguarda la recitazione di per sé che come ballerino. Il miglioramento del personaggio nella danza latinoamericana va pari passo con quello caratteriale, e fin dall'inizio del film, per quanto sia una persona rozza e scorbutica, non possiamo non provare un forte senso di empatia verso di lui. Nel corso della narrazione lo spettatore diventa quasi il suo cheerleader, provando felicità per i suoi successi o passi avanti e quasi frustrazione per ogni fallimento.

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Rumba Therapy: Franck Dubosc in una sequenza

È proprio qui che Rumba Therapy trova uno dei suoi pochi punti deboli: nel fallimento. Il percorso di Tony, sebbene non prosegua in linea retta, ci porta a immaginare più finali plausibili per la pellicola, positivi o meno; un errore del protagonista però, inverosimile e quasi senza senso, sfocia in una conclusione altrettanto inaspettata e insoddisfacente. Questo non rovina le impressioni generali sull'opera, ma sicuramente lascia un amaro in bocca, un senso di inappagamento per un epilogo che sarebbe potuto essere differente.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Rumba Therapy così come l'abbiamo iniziata: parlando della danza. La sesta arte è il cuore della pellicola e ne funge anche da allegoria; le vicende di Tony rappresentano una coreografia semplice e vivace, che inizia con un ritmo lento e man mano aumenta d'intensità, fino a diventare una performance da standing ovation. Non possiamo che fare il tifo per il protagonista inizialmente scorbutico e solitario, e accompagnarlo nel suo viaggio alla riscoperta non solo della sua famiglia perduta, ma di se stesso.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Storia leggera e allegra, perfetta per una serata rilassante.
  • Personaggi godibili e con una forte identità.
  • Dialoghi efficaci.

Cosa non va

  • La storia passata di Tony non viene mai esplorata.
  • Finale sottotono rispetto al resto della pellicola.