Recensione Marnie (1964)

Il maestro si è fermato ed ha realizzato un film in cui gli elementi non rivelati sono sempre presenti, avvicinandosì tuttavia ad una realtà più personale e più intima.

Rosso, fortissimamente rosso

Una borsa gialla, si presume piena, di una bella donna su una banchina della stazione, una cassaforte vuota. E' Marnie, una ragazza, interpretata da Tippi Hedren, che con le sue movenze e le sue azioni sottili conduce il film disegnato dal maestro Hitchcock. La sua salvezza sarà un incontro, quello con il bel Sean Connery, reduce dai due primi film di James Bond, che la redimerà dalla sua vita di furti e sotterfugi.

Marnie è un film sul passato, su ciò che è stato, sull'infanzia che cambia la vita, sui rapporti familiari e quelli personali. E su tutto domina il colore. Il colore è l'elemento dellla paura e della redenzione. Il colore rosso è l'elemento chiave che colpisce la protagonista e la terrorizza fino dalle prime sequenze. Hitch tratta il film in modo che in parte potrebbe considerarsi oggi vecchio, passato, con colpi di luce che allo spetattore possono sembrare artefatti non reali. Ma è un racconto a ritroso di rapporti con la madre e con quella che è stata la giovane vita della protagonista. I primi anni della vita segnano ognuno di noi e come viviamo i primi passi, il rapporto con i genitori non può non marchiare indelebilmente il futuro.

Non un capolavoro come molti altri film di Hitchcock, non è Notorius - L'amante perdutaDelitto perfetto, ma è una storia in cui l'amore, la passione, l'intesa fra il protagonista maschile e quella femminile nasconde nel suo sottile gioco di effusioni, sguardi ammiccanti, e baci rubati una realtà molto più vicina alla vita odierna. Il colore rosso scrivevamo prima, è il "driver" delle sequenze di terrore e di suspense. Ogni volta che compare sulla scena lo spettatore deve tremare. Da un punto di vista semiotico il rosso è pericolo e anche una metafora del sangue che fa urlare Tippi, quietata solamente da un bacio del dolce Sean. Il rosso ha segnato gli ultimi lavori che il maestro del brivido ha realizzato prima di questo lungometraggio, ultimo fra tutti Gli uccelli che forse non rende giustizia al suo tocco registico, leggero ma incisivo.

In conclusione Marnie è un film di transizione, un momento di riflessione dopo un successo di pubblico che non sempre porta consiglio. Così il maestro si è fermato ed ha realizzato un film in cui gli elementi non rivelati sono sempre presenti, avvicinandosì tuttavia ad una realtà più personale e più intima.