Correva l'anno 2015, e dopo essere stato presentato al Festival di Telluride arrivò a Toronto il film Room, quinto lungometraggio del cineasta irlandese Lenny Abrahamson, e fece breccia nel cuore del pubblico al punto da vincere l'apposito premio, principale riconoscimento del festival canadese. Da lì ebbe inizio un percorso trionfale che culminò nella notte degli Oscar, dove la protagonista Brie Larson vinse la statuetta come migliore attrice. Un percorso che Toronto ha voluto ricordare quest'anno, riunendo quattro dei protagonisti (Larson, Jacob Tremblay, Abrahamson e la sceneggiatrice Emma Donoghue) per una conversazione in diretta sui social che ha preceduto una proiezione speciale all'interno del programma Best of TIFF Reunions. Conversazione iniziata con un buffo aneddoto sulla vittoria del People's Choice Award a Toronto, che Brie Larson seguì in diretta sul telefono: "La cerimonia durò due ore, e solo dopo scoprii di aver ricevuto un'intera serie di mail sul fatto che avevamo vinto, a saperlo mi sarei risparmiata la diretta."
Una giovane rivelazione
Sia Brie Larson che Lenny Abrahamson spendono parole molto positive per Jacob Tremblay, lanciato proprio da Room alla tenera età di otto anni. L'attrice ricorda che ai vari eventi a cui parteciparono lui disse di annoiarsi perché riusciva a vedere solo le gambe delle altre persone. "È vero", commenta il giovane attore canadese. "All'epoca ero piuttosto basso. Adesso arrivo alle cosce." In tali occasioni ci furono anche momenti memorabili, come quando agli Oscar i due, entrambi fan sfegatati della saga di Star Wars, si imbatterono in personaggi come R2-D2. Abrahamson ricorda un'altra uscita epocale di Tremblay, a un ricevimento che ebbe luogo poco prima della cerimonia degli Academy Awards: "Jake venne da me tutto contento perché aveva appena parlato con Will Smith e Johnny Depp, e mi chiese 'Vuoi che te li faccia conoscere?'. Ricordo di aver risposto 'Jake, ti adoro, ma non esiste che sia tu a presentarmi.'" Parlando invece della componente professionale, la Larson ricorda come Tremblay l'abbia aiutata a metabolizzare alcune scene difficili, in particolare una durante la quale l'attrice perse i sensi e non ricordava più cosa aveva fatto: "Quando rinvenni Jacob mi chiese se andava tutto bene, e mi fece presente che stavamo solo recitando."
Dall'Irlanda al Canada
Il film si basa sull'omonimo romanzo di Emma Donoghue, autrice irlandese trapiantata in Canada che firmò anche la sceneggiatura. Per convincerla a lasciarlo dirigere il lungometraggio, Abrahamson le mandò una lunga lettera, gesto che lui ricorda in questi termini: "Era la prima volta che pensavo che se non avessi fatto un film in particolare mi sarebbe successo qualcosa fisicamente. Non potendo competere con altri registi più noti, scrissi a Emma per dirle quello che pensavo del libro, e perché mi avesse colpito nel profondo." Una strategia riuscita, poiché stando alla diretta interessata il connazionale dimostrò di aver colto l'essenza del testo. Il film fu girato proprio a Toronto, sia in esterni che nei teatri di posa di Pinewood Toronto Studios, e l'autrice ricorda con un sorriso il suo primo incontro con la protagonista della pellicola: "Non so se te l'hanno detto, Brie, ma il casting si basò anche sul carattere della persona. Ebbene, il mio primo giorno sul set andai nell'area mensa per prendere un caffè, la macchinetta non funzionava e fosti tu ad aggiustarla, ma non me ne resi conto subito. E mentre si parlava delle possibili attrici per il progetto, io e Lenny avevamo deciso che, essendo coinvolto anche un bambino, sarebbe stata necessaria un'attrice non solo brava, ma anche gentile. Non potevamo permetterci una diva con atteggiamenti da primadonna. E quel nostro incontro dimostrò che avevamo visto giusto."