Roma 2013: Checco Zalone, resto umile... anzi no

Nel giorno di Hunger Games, non tutti erano all'Auditorium solo per Jennifer Lawrence. Anzi, invece che per la ragazza di fuoco, tanti erano ad aspettare il ragazzo di Capurso e di Zelig. Perché da li é partito Checco Zalone, che a differenza di quasi tutti i suoi colleghi comici e cabarettisti, è l'unico che è riuscito veramente nel grande salto dalla televisione al cinema. Riuscito è forse riduttivo, per definire un successo di pubblico che è diventato un fenomeno quasi da indagine sociologica. Un successo al botteghino che fa gridare al miracolo gli esercenti e allo scandalo i critici più severi che dicono che il suo non è cinema. Di questo ed altro abbiamo parlato nel nostro incontro nella sala Petrassi dell'Auditorium a Roma.

Il suo ultimo film, Sole a catinelle, continua a macinare milioni ai botteghini italiani, e intanto si discute sulle ragioni di un fenomeno senza precedenti: lui, l'irresistibile comico pugliese, lo celebra e indaga con il pubblico del Festival di Roma in un affollato incontro all'Auditorium. La parola a Luca Medici, pardon, a Checco Zalone.

Allora Checco, finalmente ce lo puoi dire, a chi vanno tutti i soldi che incassano i tuoi film?
Checco Zalone: Mah, se li dividono tutti il produttore, i distributori... guarda io prendo lo stipendio normale, a me mi danno 1.700 € al mese e basta...

Hai visto che accoglienza che ti ha fatto il pubblico oggi?
Ma io pensavo che erano tutti qua per me infatti, ho visto tutti i cartelli con scritto "Hunger...qualcosa", ho pensato "toh, guarda mi hanno dato un soprannome nuovo che io manco lo sapevo...". Poi ho capito che stavano tutti qua per questa... come si chiama... Jennifer Lawrence. Che delusione!

Come mai hai rifiutato l'invito ad andare da Vespa? Da Vespa ci vanno tutti...
Guarda non lo so, troppa visibilità sto avendo, sono di qua, sono di là, non ce la faccio più a vedermi dappertutto, la mattina non ne posso più di vedermi neanche allo specchio.

Quindi adesso che farai, dopo il successo incredibile del film? Te ne vai a Capurso e sparisci per altri due anni?
Ora mi riposo, sto con la bambina, penso, mi organizzo per il futuro... perché prima di fare un film lo devo anche pensare o no? Non è che viene da solo, anche se i critici non ci crederanno... Anzi, i critici dicono proprio che questo non è cinema. Ho letto una polemica che dice che i soldi che incasso non fanno bene al cinema perché non verranno rinvestiti nel cinema vero. Vabbé, allora diciamo che il mio cinema fa bene se non altro... alle pizzerie per esempio, che quando ci sono i mei film fanno più coperti di gente che va a mangiare prima o dopo il film. I ristoratori sono contenti, veramente.

E i critici?
Qualcuno corrotto ha scritto bene, altri mi hanno stroncato. Mereghetti mi ha dato due palle... però la recensione era scritta bene almeno.

E a te il tuo film è piaciuto?
Sì, anche perché l'abbiamo tagliato, da 120 minuti sono diventati 80: le parti che abbiamo tagliato erano veramente inguardabili, col cavolo che ve le facevo vedere a voi critici. A parte che la critica istituzionale oramai sta venendo soppiantata dai social network, ormai ognuno dice la sua: clicchi e ti spunta fuori la recensione del gommista sotto casa.

E' anche un film politico? Dicono che tu sei figlio di vent'anni di berlusconismo? Si parla di comunisti.
Quel personaggio è ispirato a mio fratello. Lui era un anticomunista... ma non sapeva assolutamente che cosa voleva dire essere comunista. Quindi per criticare i comunisti diceva, che ne so... che gli faceva schifo come ballavano.

Quali sono i tuoi comici preferiti?
Beppe Grillo! No scherzo. Direi Alberto Sordi. Lui è stato il più grande attore italiano, è inarrivabile. Guardo lui come riferimento, è una spanna sopra a tutti.

Ma tu a chi somigli? Hanno detto Totò, in quanto maschera...
No, ma non scherziamo... Cioè, io vorrei dire di sì, ma devo fingere di restare umile.

Quanto prendi ispirazione dalla famiglia, o comunque dalla gente comune che ti sta intorno?
Tantissimo! I personaggi che vedete hanno tutti un riferimento nella realtà: la zia tirchia, mio fratello l'anticomunista, la gente di Bari e di Capurso che anche se non ci ha una lira compra il macchinone a rate...

Sei sempre il ragazzo semplice di una volta dunque? Hai anche le Clarks ai piedi...
Quelle le ho comprate per fare l'intervista al fatto quotidiano... a Travaglio gli sono piaciute!

Lo faresti un film d'autore come attore? Se ti chiamano Virzì o Garrone?
Per fare un quattro stelle Mereghetti? Ma poi non incassa niente!

Pietro Valsecchi (produttore, ndr) e Gennaro Nunziante (il regista, ndr) quanto contano per te?
Pietro conta più di Gennaro... ma lo dico perché Pietro sta seduto qui davanti adesso. No, con Gennaro è fondamentale: siamo stati due anni fianco a fianco tutti i giorni... per scrivere 'sta cavolata di ottanta minuti. Pietro mi chiamava tutti i giorni "Allora, è pronto sto film?" E io gli dicevo "sì, sì, come no... ci siamo quasi", ma non era vero niente.

Nei tuoi film ci sono gag sempre diverse e sembra esserci un'attenzione particolare alla realtà italiana.
Noi prendiamo sempre come riferimento la commedia all'italiana quella più tradizionale. Per quanto riguarda la realtà, facciamo riferimento ai fatti d'attualità in quel preciso momento storico, in Cado dalle nubi ad esempio prendevamo parecchio in giro la Lega. Ma i riferimenti servono solo per ancorare il pubblico al film, non ci interessa approfondire il tema. In questo caso non volevo fare un film che spiegasse le cause della crisi, se ne parla già troppo: ne parlo tentando di farci ridere sopra la gente.

Invece tra i comici americani che preferisci?
Ben Stiller, Sascha Baron Cohen. Borat, anche Bruno, sono due film che mi sono piaciuti tantissimo.

Tutti contro Checco dunque?
La competizione è normale, è una bella cosa. Bello svegliarsi la mattina, accorgersi di quanto siano bassi gli incassi degli altri film...

Ti aspettavi questo incasso clamoroso con l'ultimo film?
No.

E perché è andato così bene secondo te?
(Risponde Pietro Valsecchi, produttore del film presente in sala, ndr) Perché Checco è un grande artista, i suoi incassi sono un bene per il cinema italiano. Ci ha messo due anni per fare questo film, più dell'altra volta. Speriamo che ora non ce ne faccia aspettare altri quattro. In verità io sapevo che il fim era pronto da tempo, ma Checco non voleva farlo uscire, perché é un ansioso. Il cinema italiano che incassa esiste, basta cercarlo, fare scouting, cercare e trovare nuovi talenti, come noi abbiamo trovato Checco. Che è un grande artista e se ne accorgeranno anche i critici.

E allora i tuoi progetti?
Voglio imparare l'inglese, non ne posso più di essere ignorante. Così almeno il prossimo film lo posso fare per l'estero.

(Chiude al pianoforte con Angela)
Dal mio primo film, era anche candidata al David come miglior canzone quell'anno pensate un po'... (ride, ndr). Però ha vinto Jovanotti, con la canzone più brutta che ha mai fatto. Pensate, la canzone più brutta di Jovanotti ha vinto contro la più bella delle mie!