Roma 2012: Régis Roinsard e Déborah François presentano Populaire

Il regista esordiente rivela, in compagnia dell'attrice protagonista, i segreti all'origine del brillante Populaire, deliziosa commedia romantica ambientata nel mondo dei campionati di stenografica, che omaggia con brio le atmosfere degli anni Cinquanta.

Tra i titoli più applauditi finora nelle proiezioni stampa rientra senza dubbio Populaire dell'esordiente Régis Roinsard, e non è difficile comprenderne il motivo. Sulla scia del premio Oscar The Artist, questa commedia romantica briosa e vivace omaggia un altro periodo del cinema classico, gli anni Cinquanta, riproponendo il candore e la leggerezza che animava le screwball comedy dell'epoca. E lo fa a partire da uno spunto decisamente singolare: i campionati di dattilografia che andavano di moda a quei tempi, bizzarra testimonianza di un mondo che desiderava essere "veloce" ad ogni costo. Confezionato in maniera impeccabile dal regista che, pur essendo alla sua opera prima, dimostra di conoscere alla perfezione tutti i meccanismi del genere, Populaire si appoggia anche a un delizioso cast che, oltre ai protagonisti Romain Duris e Déborah François (che sembrano essere usciti fuori da una commedia di Howard Hawks o di Billy Wilder) annovera anche comprimari d'eccezione, tra cui Bérénice Bejo e Miou-Miou. Giunti per presentare il film fuori concorso, il regista Régis Roinsard, il produttore Alain Attal e l'incantevole protagonista Déborah François, rivelano ai giornalisti le fonti di ispirazione che li hanno portati a realizzare questa convincente operetta lieve e nostalgica, destinata sicuramente a un successo "popolare".

Trovo che Populaire sia un film perfetto. Dov'è nata l'idea e come fate voi francesi a realizzare ormai film così perfetti da vincere l'Oscar? Régis Roinsard: Nel 2004 mi è capitato per caso di vedere in tv un documentario sulle macchine da scrivere, e rimasi affascinato da una sequenza che ritraeva un campionato di dattilografia, al punto da decidere di dedicarvi un film, perché pensavo che di per sé fosse un argomento molto cinematografico. Per tre anni mi sono dedicato a documentarmi sul fenomeno, scoprendo che la dattilografia era considerata quasi uno sport all'epoca, con tanto di dispute a livello regionale, nazionale e mondiale. In seguito mi è venuto voglia di utilizzare quest'ambientazione per inserirvi anche una storia d'amore.

Alain Attal: Il motivo per cui i film francesi oggi ottengono successo a livello internazionale è perché hanno il coraggio d'osare e di sperimentare al di fuori dei generi abitualmente considerati come tipici della nostra cinematografia. Gli autori francesi ormai cominciano a dedicarsi a qualunque tipo di film - dalle commedie romantiche al poliziesco, passando per l'horror - che erano solitamente ritenuti appannaggio di altri paesi come Inghilterra e Stati Uniti, spiazzando il pubblico globale. In particolare Populaire ha rappresentato una sfida ancora maggiore, dal momento che il regista era esordiente. A differenza della maggior parte delle opere prime, che di solito sono progetti a basso budget, questo film ha richiesto invece un finanziamento molto elevato dal momento che è un'opera in costume. Alla fine sono stati spesi circa quindici milioni di euro, che hanno reso Populaire una delle produzioni francesi più costose degli ultimi dieci anni. Ma credo che in questo caso la scommessa sia stata vinta.

Cosa lo affascina dell'epoca in cui è ambientato il film? Régis Roinsard: Sono da sempre un fan degli anni Cinquanta e Sessanta, al punto che mi sembra quasi di esserci nato. Adoro tutto di quel periodo, dai vestiti, alle automobili, passando per gli oggetti di design, e naturalmente i film, in particolare quelli di Douglas Sirk e Billy Wilder. È un decennio molto particolare, in parte dominato ancora dalla spensieratezza e dall'ingenuità del dopoguerra, ma in parte caratterizzato anche da una nuova consapevolezza, più malinconica. Tuttavia non ho mai avuto intenzione di realizzare un'opera nostalgica, che citasse e omaggiasse, oppure parodiasse, i titoli dell'epoca. Piuttosto ho voluto rendere nel complesso omaggio a quel periodo, senza rinunciare al tempo stesso a uno stile di regia moderno.

In Populaire, tuttavia, sono presenti numerosi riferimenti espliciti a commedie del periodo e gli stessi interpreti protagonisti sembrano richiamare star degli anni Cinquanta e Sessanta come Rock Hudson, Cary Grant, Audrey Hepburn e Doris Day.
Certamente, perché, come ho detto, sono un grande appassionato del cinema dell'epoca, e quell'immaginario è ormai dentro di me. Del resto anche la protagonista del film è appassionata delle dive del cinema hollywoodiano e appende nella sua camera foto della Hepburn o di Marilyn, come se fossero le equivalenti delle pop star di oggi quali Britney Spears o Lady Gaga.

Ho amato tantissimo la protagonista Rose, che considero un personaggio trasgressivo non solo per l'epoca, ma forse anche per i nostri giorni. Il modo in cui è riuscito a renderlo trovo che sia irresistibile. Déborah François: La ringrazio. Anche io l'ho trovato un personaggio irresistibile. Si tratta di una donna emancipata che non utilizza alcun tipo di filtro per rapportarsi col suo capo, o con gli uomini in generale. Al tempo stesso non è una suffragetta, ma comunque riesce ad aprire la strada alle donne della sua epoca semplicemente impegnandosi nel lavoro che l'appassiona e rifiutando il destino che le era stato prestabilito dalla famiglia.

Aveva mai utilizzato una macchina da scrivere prima d'ora? Come si è preparata tecnicamente per il ruolo da dattilografa? Déborah François: Prima di presentarmi al casting ho cercato di prepararmi prendendo in prestito una vecchia macchina da scrivere di mio padre, anche se naturalmente battevo la tastiera solo con due dita, come fa anche Rose all'inizio. Una volta scelta per il ruolo mi sono sottoposta a una dura preparazione, studiando dattilografia per quattro mesi prima di girare, facendo pratica almeno tre, quattro giorni la settimana.
Régis Roinsard: vorrei precisare che per le scene in cui Rose batte a macchina non sono state utilizzate controfigure, tutto quello che vediamo è merito di Déborah!