Roma 2012: Larry Clark e le verità di una Marfa Girl

Da sempre interessato a un'adolescenza autodistruttiva, questa volta il regista e fotografo americano si lascia sedurre da un gruppo di ragazzi divisi dai conflitti culturali e personali ai confini con il Messico.

Marfa è una piccola cittadina del Texas collocata in mezzo al nulla a pochi chilometri dal confine con il Messico. In questo luogo apparentemente dimenticato da tutti, il cinema sembra aver trovato un set ideale per raccontare storie come Il petroliere di Paul Thomas Anderson e Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen. Ultimo tra i registi americani a scegliere questa terra come location per la sua storia è stato Larry Clark, che a Marfa ha dedicato il titolo del suo film dopo essere stato conquistato dalla popolazione che la abita. Presentato in concorso al festival di Roma e visibile esclusivamente online sul sito ufficiale larryclark.com, Marfa Girl continua ad alimentare l'interesse che il regista e fotografo ha da sempre nutrito per un'adolescenza tendenzialmente autodistruttiva. Questa volta a essere raccontati sono un gruppo di ragazzi che, a causa della vicinanza con il confine messicano, vivono rapporti conflittuali con la polizia. Alcuni di loro sono figli d'immigrati ma nati e cresciuti nella cittadina. Altri vivono esperienze troppo adulte per la loro età. Tutti, comunque, hanno prestato volto e storie per comporre l'intreccio di questo film e scrivere una pagina di cinema indubbiamente insolita.

Lei sembra essere molto legato alla cittadina di Marfa, tanto da dedicarle il suo ultimo film. Da cosa nasce questa curiosità per un piccolo centro ai confini con il Messico? Larry Clark: Marfa è una specie di esperimento antropologico. Molto piccola e scarsamente popolata, fino a poco tempo fa non aveva praticamente nessuna attività culturale. Al suo interno, comunque è nata e cresciuta una comunità di artisti che, gravitando intorno alla biblioteca lasciata da uno scultore alla città, ha dato un carattere particolare alla zona. A loro, poi, si sovrappongono i ragazzi nati da famiglie messicane e i poliziotti di confine che, non avendo nulla da fare tutto il giorno, infastidiscono gli abitanti e intrattengono rapporti troppo stretti con le ragazze del posto. Questo e la natura dei ragazzi, sono gli elementi che mi hanno affascinato quando sono arrivato a Marfa per presentare una retrospettiva dei miei lavori, tra cui Ken Park. In quell'occasione, dopo aver parlato con degli adolescenti fuori dalla sala cinematografica, ho preso la decisione di realizzare un film su di loro e con loro.

Come ha lavorato per realizzare Marfa Girl? Larry Clark: Ho iniziato con un piccolo taccuino in cui annotavo ogni minima idea. Poi, una volta trovati i soldi grazie ad Adam Aherman, ho scritto di getto venticinque pagine di sceneggiatura. Ogni mattina lavoravo un dialogo da consegnare ai ragazzi. Non ho fatto altro che cambiare situazioni e particolari per fondere tra di loro i vari personaggi. In realtà non mi sono mai divertito tanto. A oggi questo film è sicuramente il mio preferito, soprattutto per la libertà con cui mi sono potuto esprimere.

Lei rappresenta quasi tutti i personaggi del film attraverso le pulsioni sessuali, i desideri e le deviazioni. Si nasconde un messaggio particolare in questo? Larry Clark: Assolutamente. Volevo realizzare un film sulla vita interiore. Noi siamo il risultato di ciò che ci accade quando siamo giovanissimi e la mia intenzione era mostrare come quel particolare periodo della nostra vita possa incidere nel rapporto tra interiorità ed esteriorità. Per questo, a un certo punto, lascio che il passato dei ragazzi venga alla luce, per far in modo che lo spettatore possa comprendere l'origine del loro comportamento. Solitamente quando fai un film e ti confronti con gli attori, sai di dover discutere del background dei loro personaggi, anche se quella porzione di vita non verrà mai portata sullo schermo. In questo caso, invece, ho messo in luce proprio tutto ciò che non vediamo. Per perseguire il mio scopo ho deciso di fare tutto io, rifiutando l'intervento di sceneggiatori. Solitamente loro cercano di imbrigliare il racconto in una struttura precisa piegandolo a delle regole. Ma la vita vera non va certo in questo modo. La maggior parte dei film che noi vediamo, non sono minimamente lo specchio della realtà, mentre io volevo essere onesto proprio come Cassavetes nei suoi film.

Com'è stata la collaborazione con un cast di giovani attori non professionisti? Larry Clark: E' andato tutto bene. Gli attori professionisti sono stati molto generosi, mentre i ragazzi hanno avuto grande fiducia in me tanto da mettere molto di loro stessi durante le riprese. Il fatto è che ci vuole fiducia. Loro devono essere sicuri che io non voglia prenderli in giro e anch'io devo fidarmi. Quando mi chiedono come abbia fatto a conquistarli ed entrare in contatto con il loro mondo, rispondo sempre che per me parlano i miei libri come i film realizzati. Conoscono il mio lavoro e sanno perfettamente cosa voglio fare.

Il film non sarà mai distribuito nelle sale, ma potrà essere visto solo andando sul suo sito. Come mai ha scelto di saltare la distribuzione? Larry Clark: L'intenzione era di mandare a quel paese Hollywood. Oggi il pubblico, più o meno giovane, vede tutto in digitale sul computer, scarica file e frequenta youtube. Negare tutto questo vuol dire continuare a vivere nella preistoria. Dunque, perché non arrivare direttamente ai ragazzi utilizzando il loro linguaggio? Fino ad ora, inoltre, la mia esperienza con i produttori americani è stata pessima. Sono tutti pronti a stringerti la mano, ma non ho mai visto un soldo dai film realizzati. Per questo motivo ho deciso di seguire una via alternativa, dove nessuno può censurarmi o oscurarmi.