Infilarsi un paio di occhiali per vedere un film in 3D è un'esperienza che il pubblico italiano prova (con riluttanza) anche nel lontano 1953, quando la premiata ditta Ponti-De Laurentiis decide di brevettare un complicatissimo sistema di ripresa, il Podelvision, e di girare in questo modo un film di Totò, Totò in 3D - Il più comico spettacolo del mondo, diretto da Mario Mattoli. L'esperimento naufraga tra mille problemi tecnici e oggi a 58 anni di distanza Aurelio De Laurentiis raccoglie quella sfida fallita dallo zio Dino De Laurentiis e da Carlo Ponti, per tentare di riportare in sala uno dei tantissimi film del principe Antonio De Curtis, restaurato grazie a un lungo e complesso lavoro realizzato da Cinecittà Digital Factory con la supervisione di Pasquale Cuzzupoli.
Sfruttando il palcoscenico del Festival del Film di Roma, il patron della Filmauro, nonché 'presidentissimo' del Napoli, ha presentato questa mattina assieme a Cuzzupoli il suo nuovo progetto, affiancato per l'occasione anche dalla figlia di Totò, Liliana De Curtis, e da uno dei comici più amati in Italia, quell'Alessandro Siani che dopo aver spopolato con Benvenuti al Sud, è diventato uno dei simboli della 'nouvelle vague' partenopea.
Girata con più camere da presa contemporaneamente (una delle quali diretta da Karl Struss, direttore della fotografia di Fritz Lang), la pellicola di Mario Mattoli ha subito un lunghissimo lavoro di restauro, visto che si è dovuto intervenire su due negativi, uno per l'occhio destro e l'altro per quello sinistro. "Il negativo che avevamo mancava di molte perforazioni - racconta Pasquale Cuzzupoli -. Quando ho fatto vedere ad Aurelio i primi 5 minuti della versione su cui avevamo iniziato a lavorare, è stato molto contento e allora siamo andati avanti. Dopo mesi dedicati al recupero delle perforazioni c'è stato tutto il restauro digitale, che ci ha impegnati per oltre un anno". Una commedia dalla trama esile, Il più comico spettacolo del mondo (parodia del ben più celebrato Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille), costruita appositamente per dare sfogo alla forza comica di Totò, il clown rubagalline Tottons, saltimbanco del circo Togni, costretto a non struccarsi mai per non rivelare la sua vera identità. Braccato da un poliziotto pasticcione e da tre donne gelosissime, una domatrice di leoni, una fantasista e la trapezista (interpretate rispettivamente da May Britt, Franca Faldini e Tania Weber), Totò si esibisce in alcuni dei suoi numeri più celebri, come quello della massaggiatrice o del parrucchiere omosessuale, davanti a guest star come Aldo Fabrizi, Silvana Mangano e Anthony Quinn.
"Papà è sempre stato un innovatore, visto che aveva girato il primo film italiano a colori e naturalmente era entusiasta anche di questo film - rivela Liliana De Curtis -, assolutamente rivoluzionario per l'epoca". Ed è stata proprio questa caratteristica innovativa a spingere Aurelio De Laurentiis a restaurare la pellicola. "Mi era sfuggito che fosse in 3D - spiega - ma quando me ne sono accorto ho deciso di dare precedenza a questo film nell'immenso repertorio di Totò. C'è voluto più di un anno di lavoro, per questo siamo stati costretti a rinunciare alla corte dei Festival di Cannes e di Venezia". Fatto il lavoro più grosso, resta tutto da decidere il destino in sala del film. "Ne parlerò personalmente con gli esercenti - aggiunge -, sperando di non sentirmi fare discorsi assurdi legati all'eccessiva 'napoletanità' del film, perché oggi non si può bollare un genio come Totò, dicendo che si può piazzare solo a Napoli". "Sono disponibile a presentare il film alla grande, a sborsare soldi per stampare 300 copie - conclude -, ma non posso farlo da solo, devo avere un partner che è l'esercente. Il film è nuovo di zecca, quindi è fruibile dal pubblico. A maggio c'è una calma maggiore tra le uscite cinematografiche e allora vedremo".