Un anno fa ha debuttato dietro alla macchina da presa con una commedia agrodolce, Tutti contro tutti, che ha dimostrato le sue qualità registiche; oggi Rolando Ravello presenta al pubblico la sua opera seconda, Ti ricordi di me?, adattamento di una pièce scritta da Massimiliano Bruno e divertente rom-com, con una coppia di protagonisti assolutamente 'strani'. Roberto e Bea, infatti, Edoardo Leo e Ambra Angiolini, sono pazienti dello stesso psicoterapeuta. Lui è uno scrittore cleptomane, lei una maestra narcolettica soggetta a vuoti di memoria. E' logico che il corteggiamento assuma forme sempre più strampalate. Presenti in conferenza stampa, gli attori e il regista hanno spiegato nel dettaglio com'è stata la loro esperienza sul set di questo film in uscita il prossimo 3 aprile in 300 copie distribuite da 01.
Dal teatro al set
Con due anni di tournée in Italia e un ottimo successo di pubblico, il passaggio dal palcoscenico al teatro è stato quasi obbligatorio per lo spettacolo diretto da Sergio Zecca. Solo con qualche piccola perplessità da parte di Ravello. "Appena mi hanno presentato il progetto, la prima telefonata l'ho fatta a loro due (gli attori), perché avevo il terrore che si fossero incancreniti nel personaggio - racconta Ravello -, alla fine però il risultato è completamente diverso dallo spettacolo teatrale. Questo vuole essere un film, usa il linguaggio del cinema, sia nella recitazione, che nel modo di sviluppare la storia e lavorare sulle inquadrature. E poi io vedevo la storia in maniera emotiva. Col tempo mi sono reso conto che questa è la mia visione, il mio modo di raccontare è di pancia, una regia tecnica non saprei farla". Lungo ed elaborato è stato anche il lavoro sulla sceneggiatura, scritta assieme a Paolo Genovese, Edoardo Falcone e con la collaborazione dello stesso Leo. "Quando un attore ti critica un punto della sceneggiatura, nove volte su dieci ha ragione lui - aggiunge Ravello -, sono allarmi che devono farti riflettere, poi sta a te risolvere l'inghippo. Poi, l'attore deve essere bravo". "Nella sceneggiatura abbiamo trovato uno sguardo nuovo - dice Edoardo Leo -, Rolando, a dispetto del suo aspetto è una persona molto tenera, è un sentimentale. Questa è una commedia diversa, a volte siamo noi sceneggiatori per primi a bloccarci e a dire, questo non ce lo faranno fare mai, ma non è così, ammesso che trovi un produttore coraggioso come Marco Belardi".
Essere Bea
Pur con i toni leggeri che si richiedono ad una commedia, il personaggio interpretato da Ambra, quello della narcolettica in preda a crisi di amnesia, è un ruolo molto complesso e particolare. "E' stato molto faticoso adattarsi al set - svela la Angiolini -, a teatro avevamo giustamente toni teatrali, davanti ad un pubblico felice di vedere qualcosa di diverso rispetto alle altre proposte; nel film tutte le certezze il regista me le ha tolte. Dovevo togliere tutto quello che che avevo pazientemente costruito da sola in due anni, ad un certo punto non ci ho capito più niente e ho chiesto a Rolando di guidare lui e aiutarmi ad andare. Avevo paura di sbagliare". Sul fascino che il suo personaggio ha esercitato su di lei aggiunge: "Lei e Roberto sarebbero degli emarginati nel mondo reale, pieni di tic, di manie che magicamente creano un mondo a parte; i difetti diventano delle realtà speciali e alla fine vuoi che vincano".
C'era una volta...
Smaccatamente fiabesco, anche grazie al lavoro che prova a fare Roberto/Edoardo, il film non nasconde questa sua natura fantasiosa. "Il filtro è la favola - spiega Ravello -, ma le reazioni dei personaggi sono tutte reali. E' un sottile confine che si muove". "Abbiamo fatto una scelta ben precisa - gli fa eco Genovese -, ci sono cose tecniche che abbiamo ignorato volutamente, è davvero una favola, non è Distretto di Polizia. I tecnicismi non ci interessavano, quello che per noi contava era l'emotività ed è così coinvolgente che se lo spettatore entra nella storia, non molla più i personaggi". Quanto alle 'influenze' di altre rom-com che affrontano l'argomento di una relazione sentimentale tra persone disfunzionali, Ravello ammette con candore: "Non le ho proprio guardate, so che può sembrare presuntuoso dirlo, ma ho cercato di affrontare quest'avventura con i miei mezzi".
Squadra che vince, non si cambia
Seconda volta assieme come coppia cinematografica, dopo Viva l'Italia, Ambra e Leo spiegano i dettagli della loro relazione perfetta. "Non ci frequentiamo mai al di fuori del set - dice la Angiolini -, ecco perché andiamo d'accordo, come i Pooh che stanno insieme da 40 anni e vanno in vacanza in posti diversi". "Noi non ci siamo frequentati neanche durante la tournée in teatro - aggiunge Leo -. Ma non è per questo che abbiamo sintonia, succede perché abbiamo una visione comune del lavoro, c'è rispetto e un rigore massimo. Non sopporto i superficiali e pressappochisti e Ambra da questo punto vista è straordinaria". "A volte penso che si tratti semplicemente di alchimie, come l'amore - dice Ravello -, non si sa perché funziona, ma funziona. E devo dire che il percorso fatto da Ambra è stato bellissimo. Il suo personaggio cambia personalità a seconda della vita che vive e del compagno che ha e non è facile per un'attrice mostrarsi fragile come una bambina, senza un trucco forte, senza una protezione; ci vuole coraggio e lei lo ha avuto".
Cinema italiano in salute
Dopo il grande successo di Smetto quando voglio e i risultati al box office di pellicole come Tutta colpa di Freud, si può forse parlare di un rinascita del nostro cinema. "Questo è un anno importante da analizzare - spiega Leo -, sono andati bene film che sulla carta non erano commedie pure come il bellissimo La mafia uccide solo d'estate di Pif, roba che solo qualche anno fa non gli avrebbero nemmeno fatto mettere la parola mafia nel titolo; Paolo Virzì per la prima volta non ha diretto una commedia e ha fatto molto bene, mentre Paolo Genovese ha fatto un film romantico. Ecco, il segnale è che bisognerebbe osare un po' di più. Il mio prossimo film sarà una commedia sulla camorra, Giulia 1300 e altri miracoli, tratto dall'omonimo romanzo di Fabio Di Bartolomei. Può sembrare banale, ma devi seguire la tua idea di cinema. Non è semplice però i segnali sono buoni". "Anche io ho svariati progetti nel cassetto - conclude Ravello -, tutti come regista però, perché ho perso interesse per la recitazione, a meno che non si tratti di teatro. La regia invece mi sta facendo imparare tantissimo e mi libera. E poi mi piace la goduria di dare lavoro a delle persone, cosa che quando reciti non succede mai".