Rischiose abitudini: Huston, Cusack e Bening nel miglior noir di fine secolo

Anjelica Huston, John Cusack e Annette Bening sono i magnifici interpreti di Rischiose abitudini: ecco perché riscoprire il folgorante noir diretto nel 1990 da Stephen Frears.

Fare i bidoni è un mestiere come un altro, ma se non ti fermi in tempo puoi solo salire o scendere... e di solito scendi, presto o tardi.

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Rischiose abitudini: Anjelica Huston, John Cusack e Annette Bening

Il noir, uno dei generi maggiormente codificati della Golden Age hollywoodiana, non è mai tramontato davvero. A differenza del musical o del western, che hanno attraversato lunghe fasi di oblio, il noir si è evoluto molto più in fretta e con maggior libertà, aprendosi a declinazioni di volta in volta nostalgiche, pulp o postmoderne. E nel filone del neo-noir, che ha riscosso ampia fortuna fra gli anni Ottanta e Novanta, una posizione di merito è occupata da The Grifters, diretto nel 1990 da Stephen Frears e distribuito in Italia con il titolo Rischiose abitudini.

Anjelica Huston The Grifters
Rischiose abitudini: un primo piano di Anjelica Huston

Basato su I truffatori, romanzo del 1963 di uno dei massimi alfieri della narrativa hard-boiled, lo scrittore Jim Thompson, Rischiose abitudini costituisce forse il miglior esempio di rivisitazione del noir classico nel panorama del cinema americano dell'ultimo decennio del ventesimo secolo (il film ha esordito negli Stati Uniti il 5 dicembre 1990). Un cult movie senz'altro meno noto rispetto a titoli affini realizzati da lì a qualche anno, come Pulp Fiction e I soliti sospetti, ma acclamatissimo all'epoca della sua uscita in sala, tanto da essere stato ricompensato con quattro nomination agli Oscar (fra cui miglior regia) ed eletto miglior film dell'anno agli Independent Spirit Award, e che oggi merita di essere riscoperto da una nuova generazione di spettatori.

Nuove "relazioni pericolose" per Stephen Frears

Rischiose abitudini: un primo piano di Annette Bening
Rischiose abitudini: un primo piano di Annette Bening

Il nome di Jim Thompson, originario dell'Oklahoma, è legato a un paio di collaborazioni nientemeno che con Stanley Kubrick (Rapina a mano armata e Orizzonti di gloria) e a una trentina di libri afferenti al genere della crime fiction, alcuni dei quali portati al cinema con successo: Getaway di Sam Peckinpah (1972) e, in Francia, Il fascino del delitto di Alain Corneau (1979) e Colpo di spugna di Bertrand Tavernier (1981). A mettere in cantiere una trasposizione de I truffatori (i grifters del titolo originale) è Martin Scorsese, che in veste di produttore affida il progetto alle sapienti mani dell'inglese Stephen Frears, emerso negli anni precedenti fra i cineasti più talentuosi del cinema britannico e reduce, nel 1988, dalla sua prima, trionfale produzione americana, Le relazioni pericolose.

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Rischiose abitudini: John Cusack e Anjelica Huston
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Rischiose abitudini: John Cusack e Annette Bening

Dai letali giochi di seduzione nell'aristocrazia francese del diciottesimo secolo, con Rischiose abitudini Frears si trasferisce invece nella Los Angeles coeva, ma in cui si respirano atmosfere non troppo lontane da quelle di un noir degli anni Quaranta. In comune fra Le relazioni pericolose e la successiva opera di Frears vi è un analogo intreccio di rapporti torbidi e ambigui, imperniati sugli elementi della fascinazione e dell'inganno: sono infatti queste le dinamiche che legano fra loro Lilly Dillon (Anjelica Huston), al soldo della malavita nel campo delle scommesse sulle corse dei cavalli, suo figlio Roy (John Cusack), un carismatico venticinquenne che vive di piccoli raggiri, e la ragazza di Roy, Myra Langtry (Annette Bening), la quale invece ha un curriculum da truffatrice professionista.

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I truffatori e il cabaret dell'orrore

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Rischiose abitudini: John Cusack e Anjelica Huston

L'ingresso in contemporanea dei tre protagonisti, introdotti da Stephen Frears mediante uno split screen dall'effetto quasi teatrale, anticipa il momento in cui le loro esistenze entreranno in rotta di collisione. La sceneggiatura, firmata da una delle più celebri penne della narrativa poliziesca, Donald E. Westlake, asciuga quanto più possibile il libro di Thompson: il background dei personaggi è lasciato in prevalenza all'intuito del pubblico, con l'eccezione di un fugace flashback sull'apprendistato criminale di Roy e un'incursione nel fosco passato di Myra. Westlake non ribalta la fonte narrativa con una lettura postmoderna, ma del libro recupera quella "(in)sensibilità più disincantata e adulta che, anziché scompaginare furiosamente il genere, lo usa come uno scheletro già morto" (Emiliano Morreale).

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Rischiose abitudini: i tre protagonisti in split screen
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Rischiose abitudini: un primo piano di Annette Bening

L'immaginario losangelino a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, fra lo yuppismo rampante e il senso di alienazione espresso da questa metropoli caotica e decadente, è la cornice entro cui si consuma il feroce gioco al massacro fra Roy, Lilly e Myra, fino a un sanguinoso epilogo. A fare da contrappunto ai movimenti felpati e alle subdole strategie del terzetto è la formidabile partitura musicale del veterano Elmer Bernstein: a tratti quasi ironica, ma capace di farsi all'improvviso lugubre e martellante in corrispondenza con le svolte più oscure della trama, scandendo il ritmo di questa sorta di cabaret dell'orrore in cui Frears rielabora i codici del noir classico, ma con una durezza e un cinismo che non offrono appigli né lasciano attimi di respiro.

Il bravo ragazzo e la femme fatale: John Cusack e Annette Bening

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Rischiose abitudini: un'immagine di John Cusack

Non ancora ventiquattrenne durante le riprese, nel 1990 John Cusack è una delle star emergenti di Hollywood, ma è conosciuto soprattutto per teen comedy quali Sacco a pelo a tre piazze di Rob Reiner e Non per soldi... ma per amore di Cameron Crowe. La parte di Roy Dillon, per la quale è lui stesso a proporsi a Frears, rappresenta per Cusack la "prova della maturità": il suo viso rassicurante e il suo aspetto da tipico bravo ragazzo vengono messi al servizio di un racconto sull'innocenza perduta, in cui tuttavia Roy sembra essere l'unico al quale rimanga qualche residua speranza di salvezza. Appare già irrimediabilmente corrotta invece Myra Langtry, la giovane donna che di tanto in tanto divide il letto con Roy, ma che vorrebbe reclutarlo come partner per le sue future attività criminali.

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Rischiose abitudini: John Cusack e Annette Bening
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Rischiose abitudini: un'immagine di Annette Bening

Superbo modello di femme fatale infida e sensuale, con un look ricalcato su quello di Gloria Grahame, Myra Langtry è il ruolo della consacrazione per Annette Bening, che si guadagnerà la nomination all'Oscar come miglior attrice supporter. A un anno di distanza dalla sua Marchesa de Merteuil nel Valmont di Milos Forman (a sua volta un capolavoro da rivalutare), la Bening infonde a Myra uno charme felino e un'irresistibile presenza scenica, riuscendo però a suggerirne anche la natura 'dannata'. Basti osservare i lampi di malinconia, quasi impercettibili, che si affacciano sul viso della donna, o lo sguardo smarrito che Myra rivolge nello specchio di una camera di motel: un istante di muta, sconvolgente epifania, in cui di colpo Annette Bening ci rivela il cuore nero del suo personaggio.

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Anjelica Huston e l'ascensore per l'inferno

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Rischiose abitudini: un primo piano di Anjelica Huston

Ma in Rischiose abitudini l'archetipo della dark lady viene addirittura raddoppiato, dato che alla figura di Myra si sovrappone, con evidente sottotesto psicanalitico, quella della madre di Roy, Lilly Dillon: la vera antieroina del film, per la quale il volto androgino e spigoloso di Anjelica Huston si trasforma in un'inquietante maschera tragica. Abituata a ruoli complessi e sinistri, a partire dalla sua Maerose ne L'onore dei Prizzi, qui la Huston costruisce una protagonista indimenticabile: dal portamento statuario alla folta capigliatura di un artificioso color biondo platino, Lilly Dillon è una gorgone in cui gli ultimi barlumi di amore materno convivono con l'istinto di sopravvivenza di una predatrice, ben consapevole delle regole della giungla d'asfalto a cui appartiene, e dalla quale sa di non avere alcuna via di fuga.

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Rischiose abitudini: Anjelica Huston e John Cusack
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Rischiose abitudini: un'immagine di Anjelica Huston

Interprete incredibilmente versatile, con Rischiose abitudini Anjelica Huston otterrà la candidatura all'Oscar come miglior attrice e si produrrà in una delle più grandiose performance negli annali del cinema noir: una villainess dagli occhi di ghiaccio da cui trapela l'angoscia divorante dell'abisso (e il faccia a faccia con il Bobo Justus di Pat Hingle ne è la spaventosa dimostrazione). E al culmine di un finale di sconvolgente cupezza, Frears mette in scena la catabasi di Lilly rievocando la Mary Astor de Il mistero del falco: una sagoma spettrale dietro le sbarre di un "ascensore per l'inferno". Dopo la dissolvenza in nero sul primo piano della Marchesa de Merteuil di Glenn Close, si tratta di un altro, maestoso explicit del cinema di Frears: il perfetto suggello di uno dei migliori film americani di fine millennio.