Ci sono stati molti cicli letterari che hanno trovato enorme spazio nel mondo dell'audiovisivo, grazie ad adattamenti che hanno addirittura superato la popolarità del materiale originale, contribuendo, in certi casi, anche a rivitalizzarlo. Il ciclo dedicato a Tom Ripley della scrittrice Patricia Highsmith, nonostante non abbia raggiunto e forse non raggiungerà mai il successo di altri titoli che sono passati dalla carta stampata al grande e piccolo schermo, si può annoverare a pieno titolo tra i casi più felici.
Questo soprattutto grazie alla complessità del suo protagonista, così ricco e sfaccettato da ispirare nel corso del tempo molte personalità, provenienti sia dall'Europa che dagli Stati Uniti, che hanno deciso di reinventarlo, riproponendo agli spettatori una prospettiva originale, intrigante e in un certo senso anche semanticamente peculiare. Esempio eclatante è Ripley (qui la nostra recensione), la miniserie Netflix, frutto del lavoro di due Premi Oscar come Steve Zaillian (regista e sceneggiatore) e Robert Elswit (direttore della fotografia), che non solo ha mostrato un lato inesplorato del personaggio interpretato stavolta da Andrew Scott, ma anche una versione della vicenda completamente nuova, piena di riferimenti visivi e sottotesti mai percorsi prima.
Ci sono state però anche molte altre versioni cinematografiche delle storie originali, e sono cinque in tutto: Il talento di mister Ripley, Il sepolto vivo, L'amico americano, Il ragazzo di Tom Ripley e Ripley sott'acqua. Con protagonista il truffatore dai mille volti creato da Highsmith, alcuni titoli sono più conosciute di altri, alcune performance più riuscite, ma ognuna di loro è ugualmente testimone delle potenzialità del ventaglio immaginifico collegato a questo universo letterario. Scopriamole insieme.
1. Delitto in pieno sole (1960)
La prima volta che Ripley si affaccia sul grande schermo lo fa con il volto di Alain Delon in Delitto in pieno sole di René Clement del 1960. Il ruolo che probabilmente lanciò la carriera del divo francese, facendolo diventare uno degli interpreti più richiesti del cinema transalpino per tutto il decennio successivo.
Si tratta della prima trasposizione del primo romanzo di Highsmith, Il talento di Mr. Ripley (che poi è anche quello maggiormente adattato) e arrivò ad appena 5 anni di distanza dalla pubblicazione del romanzo, questo permise ad un fine uomo di cinema come Clement di tradire il materiale originale pur rimanendo fedele allo spirito che ne mosse il concepimento. Il movente è sempre il sentimento di inferiorità sociale, ma stavolta l'ambiguità morale e sessuale sono messi da parte per lasciare spazio ad una scelta più consapevole, in modo da permette allo spettatore di concentrarsi sulla macchinazione del delitto, pensata per essere al centro della pellicola come in un thriller psicologico classico. L'inizio è in medias res e il finale è praticamente stravolto, al contrario del resto. Le musiche sono di Nino Rota.
2. L'amico americano (1977)
Ad appena 3 anni dalla pubblicazione del terzo libro di Highsmith, L'amico americano, torna la febbre da Tom Ripley e arriva sullo schermo l'adattamento omonimo di una firma d'eccezione come quella di Wim Wenders al suo debutto in suolo anglofono. Stavolta il volto del truffatore è quello di Dennis Hooper, anche se è un ruolo di contorno, dato che il reale protagonista della pellicola è il Jonathan Zimmerman interpretato da Bruno Ganz.
Come è costume del regista tedesco la trama dei suoi film è solamente una pretesa per una riflessione sulla vita, e in questo caso sulla fine della vita. Distanziandosi dunque dal materiale originale, Wenders si concentra sulla caratterizzazione dei due protagonisti, un mercante d'arte terminale e un cowboy che ha troppa esistenza sulle spalle, che lo coinvolge in un delitto dalle cui conseguenze è praticamente impossibile trovare via di scampo. Uno dei film più belli presenti nella filmografia del regista tedesco è una riflessione sulla decadenza del mito americano nato dopo in seguito alla Seconda Guerra Mondiale e anche una rilettura del cinema che ha raccontato tale declino. Il ritratto di uomini persi in due dimensioni in contrasto: quella dei silenzi e dei deserti dell'ambiente circostante e quella dei labirinti di una mente che sta perdendo la chiave dell'enigma della propria condizione. Thriller esistenziale che è quasi un controcampo del cinema di frontiera.
3. Il talento di Mr. Ripley (1999)
Forse l'adattamento più noto al grande pubblico (anche grazie alle 5 candidature ai Premi Oscar) del personaggio creato da Highsmith è proprio il secondo adattamento del primo romanzo, da cui prende anche il titolo. Parliamo de Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella del 1999 con protagonista Matt Damon, scelto per guidare un cast d'eccezione composto da Jude Law, Gwyneth Paltrow e Philip Seymour Hoffman.
Una trasposizione, questa, che da l'impressione di preoccuparsi più dell'ordine con cui strutturare il proprio schema narrativo che della bontà degli ingredienti che pone al suo interno. In questo modo sposa l'essere algido del suo protagonista con la chiarezza dell'intreccio, che nella prima parte vede l'analisi del rapporto a metà tra amore e rancore di Tom e Dickie per poi switchare ad una seconda porzione in cui si descrive la lunga parabola di un fuggitivo. Più fedele al romanzo originale rispetto al precedente adattamento (anche e soprattutto per il finale), la pellicola del 1999 si preoccupa di rielaborare lo spirito dell'opera in una scrittura e una messa in scena da cinema pop, riuscendo nel tentativo anche grazie ad un cast che riesce a colorare emotivamente uno spartito più teorico che altro.
4. Il gioco di Ripley (2002)
Un Ripley in controcampo è invece quello che porta in scena la nostra Liliana Cavani nel 2002 con il secondo adattamento per il cinema de L'amico americano, ovvero Il gioco di Ripley. Tom stavolta ha il volto di John Malkovich (e qui a chi ha visto la miniserie Netflix si accenderà una lampadina), il quale trova, grazie alle scelte registiche e di sceneggiatura, un palcoscenico ideale dove poter mettere in mostra tutto il suo talento drammaturgico, quasi divertendosi a distanziarsi dalle precedenti versioni.
Già la posizione iniziale di questo Tom è opposta alle altre: infatti è un vecchio criminale che ha fatto pace con la realtà trovando il mondo di tagliarsi fuori da essa, costruendosi una prigione d'orata sotto forma di una villa con tutti i comfort. Una sorta di tregua duratura che si mantiene fino a quando il mondo si presenta di nuovo alla sua porta. Egli decide però di mandare al suo posto una persona che dalla realtà, a differenza sua, è stata sconfitta, ma nel cui destino Ripley vede ancora qualcosa. Questo adattamento vive del culto del personaggio e quindi rimane fedele alla trama del libro cercando di agevolare l'assolo di Malkovich, che da zero costruisce con grande successo un personaggio con il compito di rivoluzionare una figura fissa nell'immaginario popolare.
5. Il ritorno di Mr. Ripley (2005)
L'ultimo adattamento per il grande schermo del ciclo letterario di Patricia Highsmith è anche il più debole tra tutti. Trattasi de Il ritorno di Mr. Ripley del 2005 diretto da Roger Spottiswoode, adattamento de Il sepolto vivo e con Barry Pepper nei panni del famigerato Tom. A spiccare però sono Willem Dafoe e Tom Wilkinson.
Non c'è più nulla di ambiguo nel personaggio, che diventa un antieroe piuttosto classico. Fa l'attore, vive a Londra, ha una love story con una ereditiera dal cuore d'oro e le caviglie fragili e per tutti i buoni motivi possibili inganna la morte (di altre persone) per arrivare ai suoi scopi. Nonostante la prova appassionata di Pepper, probabilmente consapevole di trovarsi in un momento cruciale per una carriera di piccoli ruoli in grandi, la pellicola risulta un appiattimento pressocché totale della personalità di un personaggio che aveva fatto dell'ambiguità e dei desideri più oscuri e liberatori dell'animo umano i propri punti di forza.