Ride è un film che rientra a pieno titolo nella cosiddetta rinascita del cinema italiano di cui è si parlato negli ultimi anni, che riprende e consolida il percorso iniziato con i vari Lo chiamavano Jeeg Robot e Veloce come il vento e che potrebbe trovare nuova linfa vitale nel corso della prossima stagione cinematografica con altri progetti interessanti in arrivo. In tal senso, il film prodotto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, in uscita il 6 settembre, è un'opera importante per il panorama cinematografico del nostro paese, perché azzarda, osa, sperimenta anche a costo di cadere, sin dalla sua scelta iniziale di girare con le GoPro.
Una produzione difficile che i due Fabio hanno affidato alla regia di un altro giovane, Jacopo Rondinelli, per avviare un discorso che siamo sicuri di vedere ulteriormente sviluppato nei prossimi anni, nel tentativo di metter su una factory in grado di portare avanti più progetti, paralleli e innovativi, da affidare a registi di talento. Un primo coraggioso esperimento che sceglie la via più spericolata e si sforza di percorrerla fino alla fine, a tutta velocità e senza mai fermarsi e guardarsi indietro. Come i suoi protagonisti!
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Tra sport e reality, la trama di Ride
Max e Kyle amano vivere al limite, lanciarsi in imprese adrenaliniche e folli che documentano per il proprio canale Youtube. È soprattutto Max a spingere per gettarsi con l'amico in nuove pericolose avventure, mentre Kyle è ormai in bilico tra queste peripezie in giro per il mondo e la vita familiare, con la sua compagna e la loro bambina. Proprio quando Kyle sembra averne avuto abbastanza, quando il suo ago interiore sembra pendere verso la stabilità piuttosto che le acrobazie, i due ragazzi ricevono l'invito per una nuova avventura esclusiva, che si trovano loro malgrado a dover accettare: una gara in un luogo isolato, con soli dodici concorrenti, costantemente documentata con in palio un importante premio in denaro, ma con una contropartita letale.
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Max e Kyle: il testa a testa tra i due protagonisti
Amici che diventano rivali, i due protagonisti di Ride sono il cuore del suo cast, si dividono la scena e vengono trascinati dalla corrente irrefrenabile che è lo sviluppo di un film che cambia attorno a loro: un inizio più solare, la frenesia della gara, la progressiva immersione nelle atmosfere horror fino a un finale spiazzante. D'altra parte è dall'idea di un horror da girare con le GoPro che Fabio Guaglione e Fabio Resinaro hanno iniziato a ragionare per questo progetto, ma è evidente come lo spunto iniziale si sia man mano trasformato in qualcosa di più complesso, come gli stessi autori si siano ritrovati a vivere una situazione non troppo lontana da quella dei loro personaggi, ovvero quella di trovarsi in un percorso frenetico è incontrollabile, con regole da (ri)scrivere in corsa. Un contesto in cui i due protagonisti, Lorenzo Richelmy a dar vita agli eccessi di Max e Ludovic Hughes a incarnare il più controllato Kyle, si muovono a loro agio, liberati dai vincoli della messa in scena tradizionale e impegnati a giocare con i molteplici punti di vista adottati dal regista Jacopo Rondinelli.
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Ipercinetico e citazionista: lo sguardo verso il futuro
Ride è stato infatti girato usando fino a venti GoPro contemporanee, con sequenze girate nella loro interezza e poi montate scegliendo i punti i vista più idonei per ogni occasione. Una rivoluzione visiva in cui gli interpreti stessi sono a loro volta camere attive, che funzione per l'intuizione, geniale e irrinunciabile, di giustificare con l'impostazione da Reality la presenza dei tanti punti di vista. Un lavoro innovativo quanto impegnativo nella fase di montaggio e postproduzione, che faticavamo a immaginare prima della diffusione del primo trailer nel corso di questa estate. Un'opera ipercinetica e pop che prova a riscrivere le regole per costruire qualcosa di nuovo, importante in termini assoluti ma soprattutto per il cinema italiano e il periodo di fermento che sta vivendo negli ultimi anni.
Non bisogna, però, farsi distrarre dagli eccessi visivi di Ride, dalla frenesia e la creatività del montaggio, dal furioso bombardamento del sonoro, dai dettagli grafici e le citazioni di un certo tipo di immaginario popolare, che parte dal cinema e si immerge nel mondo dei videogiochi: sotto tutto ciò c'è un cuore che batte potente e sincero, ci sono diversi livelli di lettura sul mondo di oggi, una critica alla dipendenza dalla tecnologia che è malattia dei nostri giorni. C'è l'avvio di un universo, un Ride-verse potremmo dire, che già ora è accompagnato dalla pubblicazione di un romanzo e un fumetto (disponibili rispettivamente dal 4 e 6 settembre) e che potrebbe sfociare in eventuali nuove produzioni future che dipenderanno, naturalmente, dalla risposta del pubblico. La corsa di Ride è appena cominciata!
Movieplayer.it
4.0/5