Lui, lei, una lunga storia d'amore rivissuta attraverso il filtro del ricordo. Dolente rievocazione del tempo che è stato: un profumo, un gesto, un tic, un'immagine che si confonde con il sogno. È questa la materia di cui è fatto Ricordi?, scritto e diretto da Valerio Mieli che nove anni dopo Dieci inverni, torna a raccontarci le relazioni umane, con il tocco gli è proprio. Ancora una volta in primo piano la coppia con le sue dinamiche, i suoi strappi, le evoluzioni, gli inciampi e le rotture: lì i protagonisti erano due giovanissimi Michele Riondino e Isabella Raganose, qui i portavoce di un cinema fatto di suggestioni e atmosfere, sono Luca Marinelli e Linda Caridi, a cui il regista affida tutto il flusso emotivo del film.
Il regista del film - di cui abbiamo parlato nella recensione di Ricordi? - conferma ancora una volta il suo talento nella ricerca di nuovi linguaggi e nel lavoro sulla forma che domina l'intera pellicola. Ecco che cosa abbiamo scoperto in questa intervista a Valerio Mieli.
Il racconto attraverso il ricordo: un lavoro di riscrittura
"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla", diceva Gabriel Garcia Marquez. Ricordi? sembra proprio partire da questo assunto, almeno a detta dello stesso regista: "Non racconta come sono andate le cose, ma come i personaggi le hanno vissute e come se le ricordano. Noi stessi siamo un flusso di ricordi, il momento in cui siamo presenti quasi non c'è, non esiste. Questo film è l'occasione per raccontare con il cinema rappresenti l'interiorità di personaggi che si incontrano e si influenzano, ma non le loro azioni".
Il film si presenta come un flusso emotivo, un susseguirsi di immagini e sensazioni, combinate ad una rottura della linearità del tempo in bilico tra passato, presente e futuro, che ha richiesto un lavoro certosino: "È stato un lavoro di riscrittura e ricomposizione delle immagini, che dovevano essere visivamente molto precise. - ci dice Valerio Mieli - Era importante che ogni atmosfera venisse resa in pochissimo tempo. Ci sono ricordi di infanzia, ricordi falsi, di cose mai vissute o semplicemente confuse: tutto questo aveva bisogno di essere pensato, scritto e immaginato sulla carta come sarebbe dovuto essere poi dal punto di vista visivo. La sceneggiatura era molto dettagliata e siamo arrivati sul set con le idee abbastanza chiare".
La fascinazione per l'amore nel tempo
Come in Dieci inverni torna il tema dell'amore attraverso il tempo, una fascinazione che il regista ha trasformato in una propria cifra stilistica: "Le storie nel tempo mi affascinano più di quelle che si concentrano in un breve momento. Anche da spettatore e da lettore mi è sempre piaciuto vedere cosa succede alle persone nel corso di una vita. Raccontare l'evoluzione di una coppia nel tempo è un modo di studiare il cambiamento". Dobbiamo aspettarci un terzo capitolo che concluda questa ideale trilogia sul tempo? Forse: "Al momento sto lavorando su diverse cose, una di queste ha molto in comune con Dieci inverni e Ricordi?".