Recensione Ricordi?: qualcosa che hai, qualcosa che hai perduto

La recensione di Ricordi?, opera seconda di Valerio Mieli, presentata a Venezia: una storia d'amore interpretata da Luca Marinelli e Linda Caridi.

Ricordi Linda Caridi
Ricordi?: Linda Caridi in un momento del film

Se c'è un regista che, forse più di chiunque altro, ha adoperato il linguaggio filmico per esplorare il tema della memoria, e in particolare della memoria individuale, per sottolinearne il carattere soggettivo e fallace, nonché i suoi legami con il passato, con l'immaginazione e con il nostro universo interiore, questi è senz'altro Alain Resnais: a proposito del binomio fra cinema e memoria, il grande regista francese rappresenta infatti un ineludibile modello di paragone grazie a film quali Hiroshima mon amour, L'anno scorso a Marienbad, Muriel, il tempo di un ritorno e Providence, per citare solo i più famosi. Ed è difficile pensare che l'opera di Resnais non abbia influenzato, almeno in minima parte, la concezione e lo sviluppo di Ricordi?, secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore Valerio Mieli: un film che arriva a ben nove anni di distanza dall'esordio di Mieli, il pregevole Dieci inverni, e approdato nella sezione "Giornate degli Autori" alla settantacinquesima edizione del Festival di Venezia.

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Frammenti di un discorso amoroso

Ricordi Luca Marinelli
Ricordi?: Luca Marinelli in un momento del film

E come in Dieci inverni, pure in Ricordi? è una coppia a costituire il cuore di una narrazione che, questa volta, non segue tanto il tempo oggettivo del calendario, quanto quello proustiano scandito dalla memoria dei protagonisti: due protagonisti senza nome, interpretati da Luca Marinelli e Linda Caridi, che rievocano l'inizio della loro relazione, ciascuno secondo il proprio punto di vista, per poi affrontare gli inevitabili turbamenti che fanno seguito alla passione iniziale. Ecco dunque dipanarsi un racconto in cui l'evoluzione diacronica di un rapporto sentimentale è sottoposta a un'incessante successione di flashback, secondo un meccanismo assimilabile - seppur alla lontana - a quello visto in film come Due per la strada o 500 giorni insieme.

Un approccio che, nella sceneggiatura di Valerio Mieli, vorrebbe mettere in luce i cambiamenti che intervengono inesorabilmente nelle dinamiche amorose, pur ricorrendo a qualche stereotipo nella definizione dei personaggi. Luca Marinelli presta il volto al tipico maudit ombroso e introverso, con un animo ipersensibile minato dal peso di un'infanzia e di un'adolescenza segnate da un oscuro malessere; molto più sfocata, in termini di scrittura, la sua partner femminile, a cui non giova l'interpretazione non troppo spontanea di Linda Caridi, né tantomeno quella fastidiosa tendenza a una recitazione 'sussurrata' propria di tanto cinema italiano degli anni Duemila.

Un uomo, una donna

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Ricordi?: Luca Marinelli e Linda Caridi in un momento del film

Ricordi?, tuttavia, soffre anche di problemi ben più gravi, a dispetto del suo apprezzabile tentativo di rielaborare con una certa originalità le regole tradizionali della drammaturgia cinematografica: se, per esempio, dal già citato Alain Resnais Mieli sembra recuperare spunti e suggestioni, al suo film mancano però la lievità, la densità e l'ambiguo fascino delle pellicole del regista bretone. Fin dall'incipit, con la rievocazione del primo incontro fra i due comprimari, Ricordi? si affida a dialoghi innaturali e ridondanti per affrontare il tema della memoria, preferisce più spesso 'spiegare' anziché 'raccontare' e si concede qualche svolta piuttosto forzata, mentre il suo ostentato romanticismo scivola in varie occasioni in una patinata leziosaggine.

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Ricordi?: Luca Marinelli e Linda Caridi in un'immagine del film

La soggettività ingannevole del ricordo, elemento connesso all'atmosfera di malinconia di cui è pervasa l'opera, viene illustrata allo spettatore attraverso scelte di regia, di fotografia e di montaggio decisamente didascaliche. E se la dimensione surreale e sognante di Ricordi? potrebbe affascinare alcuni spettatori, l'impressione complessiva, purtroppo, è quella di un film assai meno profondo rispetto alle intenzioni di partenza: un coacervo di vezzi stilistici del quale magari si può ammirare l'ambizione, ma che a conti fatti convince davvero poco.

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2.0/5