Con la recensione di Rick and Morty 5, da poco disponibile su Netflix, arriviamo a quella che dovrebbe essere metà della serie ideata da Dan Harmon e Justin Roiland, almeno secondo i piani attuali: nel 2018, infatti, dopo la conclusione della terza annata, Adult Swim - che trasmette lo show negli Stati Uniti - ha commissionato altri 70 episodi che, in base a come vengono per ora suddivisi, dovrebbero portarci a dieci stagioni. Ed è difficile non pensare che Harmon e Roiland abbiano fatto un ragionamento simile (nonostante il primo avesse espresso un interesse per stagioni con più di dieci episodi), poiché alcuni eventi del quinto ciclo suggeriscono che siamo effettivamente arrivati a un punto importante delle avventure di Rick Sanchez e Morty Smith, che da quasi dieci anni sono un elemento importante del panorama animato statunitense contemporaneo, sia in patria che a livello internazionale (basti pensare che al momento del lancio di HBO Max sul mercato nordamericano, uno degli incentivi menzionati per abbonarsi era l'esclusiva streaming dello show).
Infinite realtà
La quinta stagione di Rick and Morty mantiene la struttura classica dello show: ogni episodio ha un proprio arco narrativo, con occasionali rimandi a una continuity più ampia che si fa più importante verso la fine, e dopo i titoli di coda c'è sempre una gag conclusiva che approfondisce uno dei tanti spunti del singolo capitolo. E gli ingredienti sono decisamente folli sin dall'inizio, dato che nella premiere Rick deve fare i conti con la sua nemesi, Mr. Nimbus, palese parodia di Namor il Sub-Mariner che controlla gli oceani ed esercita un certo fascino su quelli che incontra (i genitori di Morty considerano l'opzione di un rapporto a tre con lui). E non finisce qui: di episodio in episodio, ciascun membro della famiglia contribuisce alle stramberie in corso, che si tratti di Morty che si innamora di una supereroina ecologista (Planetina, che fa apertamente il verso a un altro personaggio animato, Captain Planet) o Jerry che diventa l'improbabile amico di un gruppo di demoni che sembrano usciti da Hellraiser. Ovviamente, non mancano considerazioni sull'impatto multiversale delle azioni del duo principale, le cui controparti in mondi paralleli continuano a creare danni a seconda delle circostanze. E a un certo punto fa capolino un interrogativo fondamentale: e se Rick e Morty decidessero di percorrere strade separate?
Rick and Morty 3 arriva su Netflix: che il cetriolo sia con te
I tempi cambiano, Rick no
La serie ha sempre avuto la peculiarità di voler funzionare su più livelli ed essere intelligente oltre che spassosa, con una sua intricata coerenza interna e mitologia (un approccio che uno degli sceneggiatori, Mike McMahan, ha poi applicato, seppure in misura minore, con Star Trek: Lower Decks). Tale caratteristica rimane invariata in questa sede, con complicazioni multiversali stracolme di rimandi più o meno facilmente intuibili (uno dei fenomeni è accompagnato dall'aggettivo "asimoviano"), ma senza che queste impattino la formula umoristica altamente caotica che è alla base dell'appeal dello show. È un frullato di gag scientifiche miste a cultura popolare bislacche tradizioni americane (esilarante l'episodio sul perdono dei tacchini), con il solito reclutamento di guest star che giustificano la visione in lingua originale: a questo giro, al cast fisso si aggiungono nomi del calibro di Alison Brie (già alla corte di Dan Harmon nelle sei stagioni di Community), Steve Buscemi, Christina Ricci e Timothy Olyphant, tutti perfettamente in sintonia con la visione ambiziosa e folle dei due autori.
Star Trek: Lower Decks, recensione: il franchise di Gene Roddenberry si anima su Amazon Prime Video
L'ambizione si fa evidente soprattutto sul piano visivo, con l'animazione che raggiunge livelli tali da poter riempire l'inquadratura con infiniti dettagli da ammirare e studiare tramite visioni multiple, ma non è da meno l'impegno sul piano della scrittura, in particolare per quanto riguarda la componente emotiva del rapporto tra i due protagonisti: già in altre occasioni lo show ha approfondito parti del passato di Rick, svelando stralci di ciò che lo ha portato ad essere un cinico genio alcolizzato ossessionato con le varie realtà che formano il multiverso. Qui viene offerto un ulteriore frammento di informazione, un magnifico flashback muto che ricontestualizza l'intera serie e apre nuove, inattese porte per il futuro (come già detto, se Harmon e Roiland si attengono alla struttura attuale avremo diritto ad almeno altre cinque stagioni). Un futuro complesso e stratificato, come da consuetudine nelle storie di Rick e Morty, da vedere e rivedere per via del bingewatching netflixiano in attesa di nuove, altrettanto folli e divertenti avventure.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Rick and Morty 5 sottolineando come si tratti di una stagione che mantiene tutte le promesse delle annate precedenti della serie e al contempo raggiunge nuove vette di follia, ambizione e qualità visiva, ponendo le basi per un futuro molto intrigante.
Perché ci piace
- Le gag procedono efficaci a un ritmo forsennato.
- Le guest star sono strepitose.
- La componente visiva si fa sempre più ambiziosa e ammirevole.
Cosa non va
- Quanto bisognerà aspettare per i prossimi episodi?