Riccardo va all'inferno: l'inverno del nostro scontento è fatto di lacrime, sangue, bava e... canzoni

Opera corale che contiene al suo interno vari movimenti: lo one man show di Riccardo, il "passo a due" che lo vede impegnato a fronteggiare la madre e la dinamica collettiva in cui Riccardo, con i suoi inganni, distingue amici e nemici.

"L'unico perdono possibile resta sempre la vendetta". È questo il mantra che guida Riccardo va all'inferno, ennesimo adattamento del Riccardo III di Shakespeare impreziosito, stavolta, dallo sguardo di Roberta Torre. La regista, amante dei toni pop e grotteschi, dà vita a un curioso mash-up innestando le sue visioni caotiche e ridondanti sulla lucida struttura narrativa del Bardo. La Torre non si limita a rileggere in chiave moderna la tragedia shakespeariana. La sua ambizione va ben oltre e con la complicità di Mauro Pagani realizza un vero e proprio musical. Tra gli innumerevoli adattamenti delle opere shakespeariane, sulla carta, il più vicino all'esperimento della Torre potrebbe essere il Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann. Di fatto, però, la regista milanese si discosta dalla visione del collega australiano nei toni e nell'adesione materica a un sottobosco sordido e triviale.

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Riccardo va all'inferno: Massimo Ranieri in una scena del film
Riccardo va all'inferno: Massimo Ranieri in una scena del film

In Riccardo va all'inferno uno degli assistenti di Riccardo sbava in continuazione, un'altra (interpretata dalla coraggiosa Stella Pecollo elimina una vittima schiacciandola con il peso del suo corpo nudo nella sauna. L'azione si svolge nel Regno del Tiburtino e la Torre si diverte a rimestare nel torbido mettendo in scena un bestiario periferico in cui i personaggi vengono ritratti spesso e volentieri con sembianze animalesche, a cominciare dalla felina Regina, madre di Riccardo (Sonia Bergamasco).

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Madre vs figlio

Riccardo va all'inferno: Sonia Bergamasco in un momento del film
Riccardo va all'inferno: Sonia Bergamasco in un momento del film

Dopo un incipit ambientato in manicomio, a inaugurare Riccardo va all'inferno è una versione canora del monologo "L'inverno del nostro scontento". La voce profonda e potente di Massimo Ranieri, accompagnata dai settings visionari concepiti da Roberta Torre, cattura lo spettatore trascinandolo nei drammi della famiglia Mancini. Nella sua rappresentazione colorata ed eccessiva, Roberta Torre sceglie di contestualizzare la ferocia e la sete di vendetta di Riccardo costruendogli un background svelato attraverso una serie di flashback. Assistiamo così all'incidente in cui il piccolo Riccardo rimane menomato, frutto di uno scherzo scherzo crudele dei fratelli, e veniamo a conoscenza della sua sofferenza dovuta alla carenza e alla solitudine che affligge il ragazzino, costretto in un letto d'ospedale. In uno dei flashback Roberta Torre piazza perfino un omaggio a Kubrick facendo sottoporre il piccolo Riccardo alla cura Ludovico Bis, necessaria per risolvere i suoi problemi comportamentali.

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Riccardo va all'inferno: Sonia Bergamasco in una scena del film
Riccardo va all'inferno: Sonia Bergamasco in una scena del film

Nella sua visione femminista e pop, Roberta Torre sceglie di dare maggior spazio alle figure femminili che divengono centrali nella storia. La regista, in un afflato tutto italiano, crea un potente contraltare alla malvagità di Riccardo nella figura materna. Sonia Bergamasco interpreta una genitrice mefistofelica, divisa tra l'amore per i figli e la necessità di rispondere a una forza superiore, una ferocia che sfodera nei momenti più inaspettati. A esclusione dei rari flashback, in cui la vediamo da giovane, il pesante make up della Regina Madre la rende irriconoscibile. Il suo volto, coperto da uno spesso strato di cerone, rievoca l'espressione indecifrabile di certe maschere teatrali, ma riporta anche alla mente - in una visione più moderna - i lifting estremi con cui certe donne stravolgono i lineamenti fino a perdere connotati umani nel disperato tentativo di preservare un aspetto giovanile. Così di fronte al tragico annuncio della morte dei figli prima e dei nipoti poi, la Regina può solo arricciare il naso e fare smorfie feline, uniche espressioni praticabili dai suoi lineamenti.

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L'approdo a un nuovo equilibrio formale

Riccardo va all'inferno: un momento del film
Riccardo va all'inferno: un momento del film

L'ossessione per il corpo maschile e femminile, mutilato, deturpato, storpiato, è al centro della rappresentazione. L'obiettivo di Roberta Torre gioca impietoso coi suoi personaggi, ne sottolinea sottolinea difetti e imperfezioni accarezzando il cranio pelato di Riccardo, sfiorandone la gamba malata, avvolta in un set di cinghie che donano un look punk e gotico al suo interprete, soffermandosi sul sangue e sugli altri liquidi corporei che scorrono copiosi. In questo tripudio di corporeità Massimo Ranieri sfrutta la sua teatralità mettendosi in gioco in un'opera rischiosa da cui il suo talento esce rafforzato. L'attore sa sempre toccare le corde giuste tratteggiando un Riccardo duplice e ambiguo, al tempo stesso vittima del tarlo che corrode la sua famiglia e spietato carnefice della stessa. Il personaggio risulta servile e feroce, tenero e furioso. Mattatore di tutti i numeri musicali, di cui è protagonista assoluto con l'eccezione del bel duetto in cui è affiancato da Lady Anna (Antonella Lo Coco), Ranieri traghetta con sicurezza il film verso il suggestivo finale senza che il suo carisma monopolizzi l'attenzione del pubblico.

Riccardo va all'inferno: Antonella Lo Coco in una scena del film
Riccardo va all'inferno: Antonella Lo Coco in una scena del film

Riccardo va all'inferno risulta, così, un'opera corale che contiene al suo interno vari movimenti: lo one man show di Riccardo, il "passo a due" che lo vede impegnato a fronteggiare la madre e la dinamica collettiva in cui Riccardo, con i suoi inganni, distingue amici e nemici. Curioso osservare come, dopo aver firmato opere cariche e ridondanti, con l'approdo al musical shakespeariano Roberta Torre sia riuscita a trovare una sua misura, un equilibrio che rende la visione di Riccardo va all'inferno piacevole e coinvolgente. Merito delle composizioni sonore di Mauro Pagani, che fanno da contrappunto a un plot scandito da tappe essenziali. Anche la regia di Roberta Torre, pur ricca di trovate fantasiose, risulta funzionale alla trama nera. Le carrellate esplorano su e giù il sotterraneo che Riccardo elegge a suo quartier generale, i primissimi piani, soffocanti, sui personaggio mostruosi abbondano, mentre le visioni dall'alto e frontali fanno da contrappunto visivo ai numeri musicali in cui lo sguardo può finalmente spaziare nella Roma turpe che fa da contrappunto alla vicenda.

Movieplayer.it

3.5/5