Lo diciamo subito: Respira ci ha sorpreso. Tenevamo d'occhio il nuovo medical drama spagnolo targato Netflix con protagonista Manu Rios di Élite fin dai primi annunci, dato che il colosso dello streaming ci ha puntato pubblicizzandolo sui social e soprattutto presentandolo come "la versione ispanica di Grey's Anatomy". Un paragone pericoloso, considerando che si tratta del serial più longevo del genere e che l'ha riscritto aggiungendoci l'elemento soap.
Aspetto che può non piacere a tutti, soprattutto ai puristi di E.R. e compagnia, ma che negli anni si è distinto sicuramente per l'umanità, l'inclusività e l'attenzione all'attualità. Un paragone però che dobbiamo confermare, dopo i primi quattro episodi (su otto) che abbiamo potuto vedere in anteprima e che compongono la prima stagione, in arrivo il 30 agosto in piattaforma. Ammettiamo che il parallelismo tra i due titoli non era pensato solamente a livello di marketing, ma proprio di scrittura, incrociandosi con un altro medical che si è distinto negli ultimi anni negli Stati Uniti, patria della serialità generalista. Scopriamoli insieme.
Un incipit al cardiopalma
Flashforward su un'operazione chirurgica al limite, con qualche ostacolo esterno ad aumentare ulteriormente la tensione. Stacco sulla dicitura "due mesi prima" e l'inizio vero e proprio della storia di Breathless (titolo internazionale dello show) con Manu Rios che va a correre la mattina prima di andare a lavoro in ospedale con in sottofondo Time to Pretend di MGMT per poi piombare in medias res nel cuore del racconto e nelle vite del personaggio di Rios, Biel. Lui è uno specializzando insieme ad altri tre giovani con cui divide anche l'appartamento, ognuno coi propri problemi personali, mentre affrontano le sfide professionali coi loro superiori e strutturati sul posto di lavoro, un ospedale pubblico. Se tutto questo non descrive perfettamente l'inizio (riuscito) di un qualsiasi medical drama moderno, non sappiamo davvero cos'altro lo faccia.
Conosciamo così l'ammirazione di Biel per uno degli oncologi più stimati d'Europa, che però lavora nell'ospedale pubblico Joaquin Sorolla insieme agli altri protagonisti. Tra specializzandi che sentono di non farcela e di non essere tagliati per il mestiere, altri più arrivisti e severi, il direttore dell'ospedale che deve far quadrare i conti e sembra più interessato al profitto che al bene dei pazienti, due fratelli che si ritrovano a lavorare insieme ma ad un livello diverso della gerarchia professionale, una giovane incinta che vuole finire il praticantato a tutti i costi e un altro che si diverte un po' troppo tra festini e serate settimanali, dovendo pagarne le consequenze, conosciamo man mano tanto i giovani quanto gli strutturati, alle prese con le proprie beghe familiari e soprattutto coi propri figli scapestrati. Non mancano ovviamente l'inclusività o le operazioni impossibili, coadiuvate da una regia e un montaggio sincopato che accrescono la tensione narrativa.
Respira, un medical drama di denuncia sociale
Creata da Carlos Montero, il papà di Élite e Fisica o chimica (uno dei teen drama spagnoli più apprezzati), Respira però non deve la propria identità solamente all'influenza pregressa di Grey's Anatomy ma anche a quella di The Resident - che tra l'altro presto arriverà su Netflix con tutte le sue stagioni. Anche in questo caso, infatti, proprio a causa della storyline di due personaggi (tra cui uno di spicco nella comunità valenciana) che si intrecciano a quelle di tutti gli altri, emerge la critica al sistema sanitario pubblico spagnolo e il suo stretto rapporto con la politica. Il voler privatizzare alcune strutture a discapito di altre, i problemi di fondi statali e di far quadrare il bilancio, la burocrazia impossibile che rallenta qualunque tentativo di miglioria, tutti elementi che già The Resident utilizzava per sbugiardare il marcio e le contraddizioni del sistema sanitario statunitense. La storia di uno degli specializzandi, che è un altro tipo di denuncia della sanità spagnola claudicante, ricorda molto quanto accadde proprio nel medical drama di FOX. Gli scontri e gli scioperi non vanno solo a rendere ancorato alla realtà il racconto, per quanto chieda spesso una buona dose di sospensione dell'incredulità allo spettatore, ma rendono anche doppiamente complicati i casi che medici ed infermieri si trovano ad affrontare.
Le piattaforme streaming non sono (più) le rivali del cinema, ma della vecchia tv generalista
Una serie Netflix troppo generalista?
Tutto il discorso fatto finora su Respira però pone un inevitabile quesito: non che ne avessimo bisogno, ma è la riprova definitiva che la piattaforma streaming sia divenuta una tv generalista, dopo i procedurali proposti negli ultimi tempi. Un contenitore per tutti i palati e per tutte le età, per tutta la famiglia e tutti gli orari di palinsesto, anche se proprio il concetto di palinsesto l'ha definitivamente debellato al suo nascere. Chissà perché non l'hanno pubblicata almeno in due parti. La serie infatti vive di protagonisti troppo belli per essere così talentuosi, ma che allo stesso tempo si accettano proprio per il loro fascina carismatico, come per le scappatelle nelle stanzette dell'ospedale e le corse attraverso le scale e i corridoi. Una caratterizzazione fin da subito solida e accattivante, proprio come i loro interpreti, a volte esasperati come sono soliti fare gli spagnoli, ma che non risentono del lato eccessivamente teen delle prime stagioni di Grey's Anatomy o delle precedenti opere del creatore.
Ci chiediamo però perché coinvolgere Netflix nella realizzazione di una serie come questa, per quanto il lato produttivo sicuramente abbia aiutato a livello economico e di messa in scena. Tanto che il binge watching forse non è la fruizione più corretta per un prodotto che sarebbe potuto andare in onda tranquillamente su un canale generalista con appuntamento settimanale. E noi ogni settimana a chiederci cosa sarebbe successo ai nostri nuovi "eroi" medici a cui ci sentiamo già parecchio affezionati.
Conclusioni
Respira è un medical drama a cui già si sentiamo addicted dopo la visione di quattro episodi, pur chiedendoci perché non lo stiamo seguendo su una qualsiasi tv generalista con un episodio a settimana. Funzionano i protagonisti, il loro carisma e le loro relazioni, la scrittura che non si perde in chiacchiere (ma forse va un po' troppo rapida) e che guarda all’attualità, tra temi da affrontare e il montaggio frenetico tipico dei procedurali. La critica al sistema sanitario pubblico spagnolo è il valore aggiunto e la ciliegina sulla torta.
Perché ci piace
- La caratterizzazione dei personaggi e l’inizio in medias res.
- La denuncia sociale affiancata al romance tra colleghi e sottoposti in ospedale.
- Le tematiche attuali e l’inclusività non banale dei protagonisti.
Cosa non va
- È una serie perfetta per l’appuntamento settimanale, più che per il binge watching.
- Ha un’impronta profondamente generalista, il che non è un difetto, ma lascia perplessi sull’identità oramai abbandonata dagli esordi del servizio streaming.
- Chiede una buona dose di sospensione dell'incredulità ai suoi spettatori, e di star dietro a parecchie storyline.