Lo abbiamo già detto in svariate occasioni sui nostri lidi: gli spagnoli avranno molte doti ma sicuramente una di queste non è la serialità. Questo perché tendono al melodramma e al soap, ad esagerare intrecci e situazioni, recitazione e interpretazione, esasperando inutilmente anche la durata degli episodi. Le fortunate eccezioni alla regola però, come da definizione, esistono sempre e, dopo Suburbia Killer e Il racconto perfetto su Netflix, tocca a Prime Video mostrare i muscoli e lo fa con Regina Rossa, dal 29 febbraio interamente disponibile sulla piattaforma che, merito in parte del materiale cartaceo da cui è tratta, ricorda le serie statunitensi di respiro internazionale, e questo è decisamente un bene, come dimostra la nostra recensione.
L'ape Regina Rossa
Regina Rossa è il titolo della serie ma anche del programma segretissimo e sperimentale, che vuole sfruttare le persone con particolari capacità cognitive sulla Terra. Con un QI di 242, l'inglese Antonia Scott (una bravissima Vicky Luengo) è la persona più intelligente al mondo e la Reina Roja si è presto resa conto, come spesso capita in questi casi, che il suo dono poteva essere in realtà una maledizione e ritorcersi contro di lei. Dopo aver perso tutto ed essersi allontanata dal programma, viene riavvicinata attraverso il poliziotto basco gay Jon Gutiérrez (un ottimo Hovik Keuchkerian Bogotà de La casa di carta) che non fa altro che ripetere a chiunque gli faccia notare la sua corporatura che "non è grasso, ma robusto". Il capo della divisione, Mentor (Alex Brendemhul), crea questa improbabile coppia di partner in crime per provare a stanare un killer di altissimo profilo che ha preso di mira i figli di alcuni magnati di Madrid, spariti misteriosamente oppure uccisi in modo brutalmente creativo, strizzando l'occhio a Dexter.
L'alveare della Regina Rossa
Solo Antonia e Jon possono risolvere il caso. È su questo presupposto che si fonda tutta la narrazione della serie, rifacendosi chiaramente al modello statunitense e anglosassone del buddy movie con la coppia improbabile di protagonisti, che inizialmente non si sopportano ma col tempo impareranno non solo ad apprezzarsi a vicenda ma anche qualcosa l'uno dall'altra. Diverranno complementari per il bene della missione e riveleranno agli spettatori puntata dopo puntata il loro background familiare e il loro passato, da cosa o da chi non vedono l'ora di tornare a casa, prima che il caso glielo porti via per sempre. Senza però alcun coinvolgimento sentimentale dati i gusti sessuali rispettivi, che li rende ancora di più una coppia anomala ed interessante per un crime, che non è un procedurale da caso della settimana ma propone un'unica indagine spalmata per sette episodi. Episodi che non soffrono per fortuna una durata eccessiva. Un rompicapo che solo la mente geniale di Antonia potrà dipanare, un puzzle complesso e stratificato che porterà alla luce segreti indicibili, il divario sociale come tematica preponderante e il vecchio adagio "le colpe dei padri ricadono sui figli" di epica memoria.
In nome della Regina Rossa
Antonia Scott è il classico genio incompreso, con qualche difficoltà sociale che non ama essere toccata, una Sheldon Cooper al femminile se avesse scelto di inseguire la carriera investigativa: il suo palazzo della mente, attraverso il quale riesce a comprendere meglio i casi che ha davanti, ricorda quello di Will Graham in Hannibal, risultando visivamente ammaliante. Jon Gutiérrez è un omaccione impulsivo dal cuore d'oro, che rischia di perdere il posto per via del suo carattere. Vicky Luengo e Hovik Keuchkerian formano una coppia formidabile sullo schermo e lo stesso vale per l'altra improbabile accoppiata protagonista: la vittima Carla Ortiz (una dolce e determinata Celia Freijeiro) e il villain Ezequiel (un inquietante Nacho Fresneda), che proprio come poliziotto e consulente si troveranno in un pericoloso gioco del gatto col topo che potrebbe portare a conseguenze e rivelazioni inaspettate.
Adattamento del primo libro della trilogia di successo di Juan Gómez-Jurado (Regina Rossa, Lupa Nera, Re Bianco), edita da noi da Fazi Editore che propone anche l'ultimo lavoro dell'autore, Terra Bruciata, dal 27 febbraio, Regina Rossa è scritta da Amaya Muruzábal nel ruolo di showrunner e Salvador Perpiñá, e diretta da Koldo Serra (La casa di carta) insieme a Julian de Tavira (Hernán). Non c'è recitazione teatrale da parte degli interpreti, c'è anzi un equilibrio di scrittura e regia che porta ad un ritmo avvincente e curioso, una certa ricercatezza delle inquadrature e della fotografia, una chimica riuscita tra i personaggi e varie influenze da prodotti precedenti del genere, senza però risultare ridondanti o ripetitive. Madrid è ovviamente il personaggio silente che ammanta tutto e tutti e che stabilisce l'atmosfera del racconto, mai così affascinante e non solo colorata, ma anche oscura.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Regina Rossa lodando lo sforzo produttivo diverso dai precedenti di matrice spagnola, volti all’esagerazione e all’esasperazione, felici di aver trovato una serie più misurata. Buone le interpretazioni e la chimica creata sul set, ricercata la messa in scena e avvincente l’adattamento del romanzo, che mantiene un buon ritmo e curiosità.
Perché ci piace
- La chimica tra i personaggi e il fascino del caso da risolvere.
- L’equilibrio della serie.
- Il palazzo della mente della protagonista.
Cosa non va
- Se non vi piacciono i crime e simili, state alla larga.