Le premesse sembrano quelle di Weeds, ma non lasciatevi ingannare. Se la protagonista di Red Widow si mette a spacciare non è solo per sfamare i figli. In ballo ha molto altro e salta fuori nelle 8 puntate prodotte dalla midseason ABC, dal 7 luglio su Sky Cinema Passion.
Marta Walraven (Radha Mitchell) è figlia di un boss russo, ma ha deciso di restare fuori dagli affari di famiglia e rifarsi una vita da tranquilla - e benestante - come mogliettina di provincia alle prese con i tre figli. Ammettiamolo, questo compito non le riesce poi tanto bene se il marito Evan le nasconde l'attività di trafficante di marijuana (finendo, suo malgrado, per farsi ammazzare) e la prole colleziona disastri. Gabriel (il primogenito, interpretato da Sterling Beaumon) si lascia distrarre dagli shorts della sexy vicina anziché badare ai fratelli più piccoli: Natalie (Erin Moriarty) anziché restare al sicuro dentro le mura domestiche va all'FBI perché ha notato atteggiamenti sospetti in casa mentre Bobo (Jakob Salvati) preme una pistola carica contro il bulletto delle elementari.
A causa di una serie di circostanze, la donna sospetta del loro socio di lunga data Mike (Lee Tergesen, Oz) e si vede costretta ad accettare i "lavori sporchi" di Schiller. Nonostante suo padre, il potente Andrei Petrov (Rade Šerbedžija), le abbia offerto protezione, questa volta Marta vuole cavarsela da sola... o quasi. "I figli ti offrono la motivazione - le spiega il criminale vestito da gentiluomo - gli affari di tuo marito ti danno le risorse, il DNA dei Petrov ti fornisce l'istinto". Sa riconoscere il talento di una truffatrice quando se lo trova davanti e non ha certo intenzione di lasciarsela sfuggire prima di averlo sfruttato fino in fondo. La biondina, nonostante l'aria un po' smarrita, sfodera uno sguardo glaciale e impara da Mike i trucchi del mestiere, prendendo lezioni - come le chiama lui - di "spaccio di droga per principianti". Prova a fare del suo meglio, anche se le conseguenze dei suoi errori sono spesso a carico degli altri: "Ero una casalinga, avevo certezze, mi sentivo al sicuro o almeno credevo all'illusione - confessa alla sorella Kat (Jaime Ray Newman, Eastwick) - E ora sono caduta talmente in basso da non vedere la fine". L'altra, evidentemente più smaliziata e cinica di lei, la vede diversamente: "L'unica cosa che hai fatto - commenta - è stato sopravvivere". Marta allora fa di necessità virtù e si concede persino un pizzico d'orgoglio: "So sistemare tutto. Non credevo di esserne capace prima, ma è l'unico modo per mantenere al sicuro le persone attorno a me". La sua strategia criminale è una versione riveduta e corretta della tradizione di famiglia: usa il raggiro, la violenza e il ricatto ma con una certa sensibilità femminile ("cuore di mamma", verrebbe quasi da dire se non stessimo parlando di contrabbando di sostanze illegali). Non crede di avere quel sex appeal da femme fatale che la trasformerebbe nella criminale più potente della città, ma prova di tanto in tanto a sbottonare qualche asola della camicetta e ad accorciare la lunghezza delle gonne per estorcere informazioni e favori. L'aria da dilettante resta una messinscena: ha imparato l'arte della drammaturgia dalla madre e quella del crimine dal padre mescolandole con singolare maestria.
L'acume femminile resta comunque il valore aggiunto di questa serie co-creata da Melissa Rosenberg, nota al grande pubblico per aver sceneggiato la saga cinematografica di Twilight dopo aver scritto alcune puntate di The O.C. e Dexter. L'idea intriga e conquista in maniera moderata e dignitosa, senza far tuttavia gridare al capolavoro per la regia, il montaggio o la fotografia. Perfetta per la programmazione estiva, che esige leggerezza e impone una pausa dai drammi invernali, Red Widow non delude le aspettative e si guadagna il diritto di intrattenerci per otto puntate con garbo.