Recensione X + Y (2014)

In concorso ad Alice nella città la storia di un bambino problematico e prodigioso interpretato da Asa Butterfield di Hugo Cabret, una beautiful mind che non riesce a comunicare se non attraverso i numeri. La matematica come filosofia di vita in un film ditribuito dalla BBC ma dai toni molto poco british, e non solo per l'excursus dell'ambientazione Taiwanese.

Nathan (Asa Butterfield) è un bambino prodigio della matematica, ma il suo essere così speciale ed intelligente deriva da una rara forma di autismo da cui è affetto fin dalla nascita. Dopo la morte del padre, la sua incapacità ad instaurare rapporti con gli altri, compresa la madre Julie (Sally Hawkins) diventa ancora più cronica e il ragazzo cresce isolato nel suo mondo fatto di numeri ed equazioni che sembrano essere l'unica cosa che lo interessa.

Per questo viene affidato alla tutela didattica di Mr. Humphreys (Rafe Spall), un insegnante dai metodi anticonvenzionale col quale il ragazzo stabilisce un'amicizia particolare. Grazie al suo aiuto Nathan riesce a coronare il suo sogno di entrare nella nazionale inglese alle Olimpiadi di Matematica e a partire per un training camp a Taiwan. L'esperienza lontano da casa, la convivenza e l'incontro con altri ragazzi, specialmente quello con la bella Zhang Mei, rappresentano per lui una serie di piccole e grandi sfide che lo porteranno pian piano ad aprirsi al mondo e fare delle scelte.

A beautiful young mind

X + Y: Asa Butterfield è Nathan in una scena
X + Y: Asa Butterfield è Nathan in una scena

Il regista Morgan Matthews si ispira al suo documentario Beautiful Young Minds sempre distribuito dalla BBC, che racconta il processo di selezione e di training della squadra nazionale inglese per le Olimpiadi di Matematica del 2006. Dal documentario emerge come le abilità matematiche di molti dei giovani siano associate a una forma di autismo che inevitabilmente ne condiziona la vita. X + Y racconta infatti la storia di un giovane anaffettivo nei confronti della madre e incapace di rapportarsi con gli altri e col mondo, la cui beautiful mind è intrappolata in un mondo di numeri e di equazioni attraverso le quali cerca inutilmente di rapportarsi alla vita. Il ragazzo non parla con la madre, non si fa toccare da lei, per cui la donna vive circondata da una solitudine paragonabile quasi a quella del figlio. L'insegnante in cui entrambi trovano conforto soffre di sclerosi, è un anche lui un diverso e questo gli permette di stabilire un'empatia unica col ragazzo.

Piccoli matematici

X + Y: Asa Butterfield con Jo Yang in una scena
X + Y: Asa Butterfield con Jo Yang in una scena

Piuttosto inedita ed interessante rispetto ad altre variazioni sul tema del ragazzo speciale e problematico, è la lucida consapevolezza della sua diversità: parla di se stesso e descrive il suo stato d'animo e i suoi problemi in prima persona, si rende conto della sua "stramberia" ma non riesce a porvi limite e a non mortificare la madre se ordina per cena un numero di crocchette dispari o sceglie dal menù piatti il cui numero non sia un numero primo. Fissazioni alla Sheldon Cooper, ma in questo caso nelle bizzarrie di Nathan non c'è nulla da ridere. Spiazzato dall'incontro-scontro con i suoi colleghi geni "qui sono tutti strambi, di solito sono io quello strambo", l'escursione taiwanese serve al ragazzo a confrontarsi con i suoi limiti, affacciarsi alla vita e scoprire l'amore, con una virata verso un teen movie più solare che complice l'ambientazione orientale richiama quasi atmosfere alla Karate Kid.

L'equazione per la felicità

X + Y: Asa Butterfield insieme a Sally Hawkins in una scena
X + Y: Asa Butterfield insieme a Sally Hawkins in una scena

In effetti è un film molto poco inglese per essere un british movie prodotto e distribuito dalla BBC, il cui limite è forse proprio quello di edulcorare troppo la parte romanzata indugiando sulle romanticherie e le scaramucce tra i ragazzi che lo rendono un po' troppo scontato e industriale del previsto. Dedica inoltre troppo spazio al training e alla gara di matematica, tanto da assumere a tratti i contorni tradizionali di uno sport movie, piuttosto che approfondire la natura dei rapporti umani con l'interessante e delicato triangolo madre, figlio e insegnante, per descrivere più intimamente le sfumature del recupero di un'affettività perduta, sia del ragazzo che degli adulti. L'approccio della matematica come filosofia di vita è comunque interessante e il film mantiene un suo valore didattico importante, oltre che ad essere nobilitato da un ottimo cast, con il prodigioso Asa Butterfield di Hugo Cabret, gli ottimi Eddie Marsan e Rafe Spall e una sempre straordinaria Sally Hawkins.

Conclusione

La matematica è un'opinione quindi, o per lo meno può esserla. L'equazione che porta alla felicità esiste e può essere effettivamente risolta: e la soluzione è proprio quella di scegliere di non risolverla, scegliendo di correre dietro alla vita.

Movieplayer.it

3.0/5